Nonostante il picco di inflazione, la BCE rischia di essere troppo cauta

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Mentre l’inflazione nell’Eurozona è salita a livelli record, riteniamo improbabile che la BCE cambi la sua posizione attuale e che prosegua invece nella propria politica molto accomodante. Analizzando il dato sull’inflazione CPI di novembre, vi sono alcuni elementi da tenere a mente. In primo luogo, una componente importante proviene dai prezzi dell’energia, che sono aumentati fortemente (+27%, rispetto al 24% di ottobre). Dato che tali livelli sono destinati a diminuire, ci aspettiamo che questa componente si normalizzi nel breve termine. In secondo luogo, se si guarda alla distribuzione geografica, l’inflazione in Germania è molto alta (+6,0% nel confronto annuale), guidata principalmente dai prezzi dell’energia.

Per il futuro, prevediamo che le pressioni inflazionistiche si riducano, tenendo presente che gli ultimi prezzi dell’energia sono più bassi – anche a causa degli effetti delle nuove preoccupazioni sanitarie – mentre il governo francese ha esteso il congelamento dei prezzi regolamentati del gas fino alla fine del 2022. Inoltre, riteniamo improbabile l’eventualità di un aumento delle pressioni sui salari – in Germania, i salari del settore pubblico federale sono aumentati del 2,8% -, mentre in Spagna, per esempio, l’indicizzazione dei salari è passata dal 70% di dieci anni fa al meno del 20% attuale.