Bond: il peso delle misure adottate da Fed e Bce

-

La Federal Reserve (Fed) statunitense è stata la prima a reagire all’aumento dell’inflazione e ha annunciato a dicembre, nonostante la comparsa della variante Omicron, che avrebbe terminato i suoi acquisti (netti) di obbligazioni a marzo, il che suggerisce che nel 2022 dovremmo aspettarci diversi aumenti dei tassi d’interesse chiave. Il leggero inasprimento della politica della Fed non ha ancora avuto un effetto importante sui rendimenti dei Treasury USA a 10 anni. I rendimenti sono aumentati solo moderatamente, dallo 0,9% all’1,5% a fine anno, e sono quindi anche sotto il livello di marzo e aprile 2021 – nonostante il fatto che l’inflazione abbia raggiunto 6,8% a novembre, il livello più alto dal 1982.

Per i possessori di US Treasuries, il lieve aumento dei rendimenti rappresenta comunque una perdita di circa il 4% nel corso dell’anno (incluso il reddito da interessi) – senza considerare l’inflazione. Con il -5% (rendimento dei Treasury Usa a 10 anni dell’1,5% meno il tasso d’inflazione), i rendimenti reali hanno raggiunto negli Usa il livello più basso dall’inizio degli anni ’50. Gli investitori del mercato dei capitali, tuttavia, si aspettano che l’inflazione diminuisca di nuovo in modo significativo. Questo è dimostrato dal rendimento dei TIPS (Treasury Inflation Protected Securities) a 10 anni, che ha raggiunto il -1% a inizio anno, o 2,5% sotto il rendimento di un’obbligazione non indicizzata. La differenza riflette le attuali aspettative di inflazione per il prossimo decennio e, sebbene sia più alta nel breve periodo, è appena superiore alla media del 2% degli ultimi 10 anni.

A differenza della Fed, la Banca Centrale Europea (BCE) sta cercando di guadagnare tempo. Il 16 dicembre ha annunciato che terminerà il suo programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) a marzo come previsto. Tuttavia, potrebbe cambiare idea nel caso di nuove ondate di Coronavirus o se i dati economici fossero scarsi. Lagarde ha anche indicato che l’economia continua ad avere bisogno del sostegno della politica monetaria. Il programma regolare di acquisto di asset (APP) continuerà quindi nel 2022 con acquisti di obbligazioni per 330 miliardi di euro. Dato il tasso d’inflazione record del 4,9% (novembre), continuare la sua politica monetaria accomodante espone la BCE al rischio di perdere credibilità come protettrice della stabilità dei prezzi. Per contrastare questo scenario, Lagarde ha dichiarato che l’inflazione è un po’ più persistente di quanto si pensasse inizialmente, e ha aumentato la proiezione dell’inflazione dall’1,6 al 3,2% nel 2022. Nel medio termine, tuttavia, ci si aspetta che l’inflazione scenda considerevolmente all’1,8% nel 2023 e 2024, ossia sotto il livello obiettivo del 2%. A nostro avviso, tuttavia, questo messaggio di via libera è più una giustificazione per continuare la politica monetaria ultra-accomodante che una valutazione realistica.

I rendimenti dei titoli di stato sicuri della zona euro sembrano non essere influenzati dal forte aumento dell’inflazione. Il rendimento di -0,18% per i titoli di stato tedeschi decennali (Bund) alla fine dell’anno si attestava a 0,4 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente, quando l’inflazione era ancora inferiore a zero e lo scenario era generalmente deflazionistico. A causa del basso livello dei rendimenti, anche piccole riduzioni di prezzo sono state sufficienti a diminuire il valore dei Bund tedeschi dell’1,7% (sulla base dell’indice obbligazionario REXP). Per le obbligazioni governative e societarie della zona euro, la perdita è stata addirittura del 2,9% (Bloomberg Euro-Aggregate Index).]