Investitori e FED al bivio, come il contesto di nuova normalità condizionerà i mercati

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Entriamo nel terzo anno sotto il segno del Covid 19. Fonte di perdurante preoccupazione, il virus e le sue varianti continuano a condizionare le prospettive delle attività economiche e commerciali, la variante Omicron sembra essere una delle più contagiose storicamente mai rilevate.

È pur vero che in questo arco di tempo sono stati fatti significativi passi in avanti, basti il confronto tra le ultime feste e il Natale del 2020 in semi lockdown, quando si doveva essere a casa per le dieci di sera, vigeva il divieto di spostamento tra comuni ed era regolato anche il numero dei partecipanti alle tavolate familiari.

A tre anni dalla comparsa del SARS-CoV-2, la maggiore priorità nell’azione dei governi resta il contrasto alla pandemia, è sempre più evidente che le strategie orientate a “Zero-Covid” siano velleitarie; terminate le olimpiadi invernali è probabile che le autorità cinesi mitigheranno le misure, anche brutali, adottate per azzerare i contagi.

La novità di questo terzo anno di forzata convivenza con il virus è la variante che si fa “invariante”, nella vita sociale come in quella economica. L’obiettivo prioritario diventa non l’eradicazione del virus ma il suo indebolimento, con soluzioni che assicurino la sicurezza sanitaria senza pregiudicare l’attività economica.

Dopo i fasti dello strepitoso recupero nell’anno appena trascorso, la crescita economica globale è destinata a rallentare, dal 5,5% del 2021 a 4,1% nel 2022 e 3,2% nel 2023: entreranno in gioco gli effetti combinati del protrarsi della pandemia, del graduale decremento degli aiuti governativi e delle condizioni problematiche nelle catene di fornitura.

Tra le varianti economiche, è naturalmente l’inflazione la più seguita e commentata nei report e nelle previsioni. Negli Stati Uniti l’incremento dei prezzi al 7% è al massimo livello degli ultimi quarant’anni, il tasso di aumento più rapido dai tempi del cosiddetto shock di Volcker.

Powell dovrà dimostrare di essere abile nel piegare i prezzi verso il livello obiettivo senza generare scossoni all’economia e all’occupazione. Il livello assoluto del risparmio negli Stati Uniti è ancora a livelli straordinari ma in diminuzione, la propensione al risparmio è tornata ai livelli di pre-pandemia.

A fronte di un aumento del reddito sono tipicamente le famiglie più povere a incrementare i consumi in misura proporzionalmente maggiore rispetto alle famiglie più ricche: è verosimile dunque attendersi effetti sui consumi una volta esauriti gli assegni pubblici.

Sembra ancora presto per ascrivere la variante inflazione tra le invarianti. Il costo del lavoro aumenta, non tanto quanto i prezzi ma è in ogni caso superiore ai valori di pre-pandemia; in dicembre sono stati creati solo 199.000 nuovi posti di lavoro, ma una delle ragioni è la difficoltà a trovare lavoratori, il tasso di disoccupazione è sceso a 3,9%, di poco superiore al livello di febbraio 2020 eppure mancano ancora 3,6 milioni di lavoratori rispetto a gennaio 2020.

Un’altra variante è la rotazione settoriale che si è verificata nelle prime settimane dell’anno.

Le rotazioni precedenti si sono rivelate effimere, consumate nello spazio di qualche settimana, disperse da nuove notizie dal fronte sanitario; l’investitore strategico, colui che resta ancorato al lungo periodo con lo sguardo oltre la volatilità di breve termine, riconosce che nelle azioni globali il rendimento è attorno a 5% e, soprattutto, vede le prospettive di utili nei settori della tecnologia e delle comunicazioni.

Al di là della volatilità dei settori premiati o penalizzati dall’alternanza delle aspettative sulle varianti sanitarie ed economiche, un punto che merita attenzione è l’eccesso nelle valutazioni di titoli di qualità: anni di rendimenti obbligazionari bassi e negativi hanno favorito performance stellari con poco riguardo ai fondamentali.

Il nuovo ambiente inflazionistico e l’incremento dei rendimenti saranno lo stimolo per il ritorno a valutazioni che tengano debito conto delle prospettive degli utili. Le prime settimane dell’anno sono state una sorta di anteprima delle asperità dei prossimi mesi, bene dunque dotarsi di flessibilità e di capacità di adattamento, affiancare strumenti di protezione alla parte del portafoglio esposta al beta del mercato.