La crescita persiste nel 2022, ma a un ritmo più basso

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Una nuova variante, un’inflazione problematicamente alta, le sfide della supply chain e il rallentamento del mercato immobiliare cinese sono tra i principali ostacoli che l’economia globale deve affrontare. Inoltre, i policymaker stanno prendendo atto che la ripresa è in fase avanzata, optando per una graduale riduzione dell’accomodamento monetario e un sostegno fiscale meno generoso. Mentre la ripresa progredisce e le economie raggiungono il loro potenziale, ci aspettiamo che la crescita persista nel 2022, anche se a un ritmo più lento rispetto al 2021.

Tenendo conto degli aspetti positivi e di quelli negativi, prevediamo una crescita del 3,5% per la maggior parte dei Paesi sviluppati nel 2022. Questo tasso di crescita previsto è quasi il doppio della norma pre-pandemia e coerente con una continuazione della ripresa economica. Tuttavia, la nostra proiezione del PIL al di sotto del consenso significa che l’espansione rallenterà, forse in una misura che finirà per deludere gli investitori.

Il Coronavirus riprende vigore 

La pandemia è peggiorata negli ultimi mesi, con i contagi in aumento in tutto il mondo per via del clima più freddo, della riapertura delle scuole e dell’allentamento delle restrizioni. La variante Omicron si sta dimostrando più contagiosa delle precedenti, più resistente ai vaccini e più efficace nel reinfettare le persone. I produttori di vaccini possono adattare le loro formule alla nuova variante, ma potrebbero servire vari mesi per distribuirlo a gran parte della popolazione. Il nostro scenario di base prevede che un’ondata moderata di infezioni riduca di circa un punto percentuale la produzione globale in pochi trimestri: sarebbe peggio di quanto causato dalla variante Delta, ma non molto diverso dall’ondata di fine 2020, e molto meno dannoso della prima.

L’inflazione continua a correre 

Il tasso d’inflazione è aumentato ulteriormente nell’ultimo trimestre e si trova ora a livelli straordinari che non si vedevano da decenni. La domanda economica è progredita più velocemente dell’offerta, causando un aumento dei prezzi delle materie prime, una forza lavoro insufficiente e carenze in una varietà di beni. Le aspettative di inflazione sono state costantemente al di sopra delle aspettative e le misure in tempo reale rimangono notevoli. Anche se i vincoli della supply chain potrebbero alla fine svanire e i prezzi del petrolio scendere, altre pressioni inflazionistiche potrebbero invece persistere, o addirittura intensificarsi. Le banche centrali hanno stampato quantità significative di denaro e per la maggior parte accettano una maggiore inflazione. Per queste ragioni, le nostre previsioni di inflazione per il prossimo anno rimangono al di sopra del consenso. Passando al lungo termine, tuttavia, continuiamo a ritenere che l’alta inflazione sia ciclica piuttosto che strutturale. Dopo che le distorsioni causate dalla pandemia saranno rientrate, alla fine dovremmo vedere un ritorno a livelli di inflazione normali. È persino possibile che l’inflazione a lungo termine possa essere più bassa del normale, poiché l’effetto deflazionistico della demografia supera le forze inflazionistiche strutturali del cambiamento climatico e il crescente potere contrattuale dei lavoratori nello stabilire i salari.

La maggiore volatilità dei mercati valutari

La volatilità sta tornando sui mercati dei cambi, alimentata in parte da Omicron e in parte da politiche monetarie divergenti delle banche centrali. Il dollaro statunitense ha beneficiato delle aspettative di mercato che i tassi di interesse aumenteranno l’anno prossimo, ma la situazione potrebbe cambiare, dato che la moderazione dell’inflazione statunitense suggerirebbe una minore pressione al rialzo sui tassi. Mentre il nostro ottimismo sull’euro – sebbene renda poco – e sullo yen giapponese si è ridotto, rimaniamo positivi sulle valute cicliche come il dollaro canadese. La resilienza del renminbi cinese in mezzo a sviluppi in Cina altrimenti negativi è stata un fattore di stabilizzazione per i mercati valutari ed è un tema che vale la pena monitorare nell’anno a venire.

I rendimenti delle obbligazioni sovrane rimangono bassi 

I rendimenti delle obbligazioni sovrane hanno iniziato l’anno in rapida ascesa, ma sono diminuiti verso la fine del periodo, quando il rallentamento della crescita e le crescenti preoccupazioni sulla variante Omicron hanno aumentato l’appetito per i beni rifugio. I nostri modelli continuano a suggerire che i rendimenti sono troppo bassi e che la chiave per aumentarli stia nell’eventuale normalizzazione dei tassi di interesse reali a livelli pari o superiori allo zero. I tassi reali sono attualmente profondamente negativi e gli investitori in obbligazioni sovrane stanno accettando una perdita di potere d’acquisto nel tempo dopo l’inflazione. Non riteniamo che questa situazione sia sostenibile e, di conseguenza, ci aspettiamo un graduale aumento dei rendimenti, accompagnato da un graduale aggiustamento al rialzo dei tassi d’interesse reali. La nostra previsione è dell’1,8% per il decennale americano nei prossimi 12 mesi.

Azioni, fondamentale la crescita degli utili

È stato un 2021 notevole per l’azionario globale, e il rally ha spinto il nostro composito globale delle valutazioni del mercato azionario al 25% sopra il fair value. A questi livelli, le azioni stanno prezzando le prospettive favorevoli per l’economia e gli utili aziendali, e il rischio è che le condizioni si deteriorino fino a lasciare le azioni in una posizione vulnerabile. Valutazioni molto esigenti come quelle che vediamo nel mercato azionario statunitense a grande capitalizzazione sono coerenti con una maggiore volatilità, poiché qualsiasi dubbio sulla crescita dei profitti porterà probabilmente a una maggiore instabilità. Forti guadagni continui negli utili aziendali saranno fondamentali per sostenere prezzi azionari più alti, e gli utili sono stati davvero notevoli. Le azioni sono costose, ma in un ambiente di tassi d’interesse ancora bassi, dove l’inflazione potrebbe tornare a livelli normali insieme alla forte crescita degli utili aziendali, il mercato azionario potrebbe portare a guadagni da una a due cifre nei prossimi anni.

Asset mix: un secondo modesto taglio all’equity 

Siamo consapevoli che i mercati finanziari riceveranno meno sostegno a venire. Le prospettive di rendimento per il fixed income sono particolarmente poco attraenti in questo contesto, e qualsiasi aumento significativo dei rendimenti porterebbe a rendimenti bassi o negativi nelle obbligazioni sovrane. Le azioni continuano a offrire un potenziale di rendimento migliore rispetto al fixed income. Tuttavia il ciclo sta avanzando, le valutazioni sono elevate e il mercato è vulnerabile alla correzione in caso di aumento dei rischi. Abbiamo ridotto la nostra allocazione azionaria di 50 punti base durante l’estate, alla luce della maturazione della ripresa. Da allora, il restringimento dell’ampiezza del mercato, il rallentamento della crescita, la mancanza di leadership al di fuori delle azioni statunitensi a grande capitalizzazione e la minaccia rappresentata da Omicron ci hanno spinto a ridurre il nostro peso azionario di altri 50 punti base, collocando il ricavato in liquidità.

Per un investitore bilanciato e globale, raccomandiamo attualmente un mix di attivi del 63,5% di azioni (posizione strategica neutrale: 60%) e del 33,5% di fixed income (posizione strategica neutrale: 38%), con il saldo in liquidità.