Volere è potere: non sottovalutare Pechino

-

Pechino ha inviato un messaggio inequivocabile: nel 2022 la stabilità della crescita sarà essenziale. E ciò significa investimenti pubblici. Pur aggiungendo molteplici obiettivi, tra cui la stabilità finanziaria e la sostenibilità ambientale, è infatti un errore, secondo noi, presumere che la Cina abbia posto minore enfasi sulla crescita del Pil nel suo nuovo paradigma politico.

Molti osservatori hanno previsto un’espansione del Pil cinese nettamente inferiore al potenziale nel 2022, posizione che noi non condividiamo. Negli anni passati, Pechino ha dimostrato la capacità di orchestrare una crescita più rapida o più lenta, secondo i desiderata dei policymaker e oggi le autorità non hanno motivo di desiderare una crescita inferiore al livello potenziale, soprattutto in virtù del piano di prosperità comune della Cina. La nostra previsione contempla quindi una crescita del 5,3% con un’inflazione complessiva lievemente più elevata, ma ancora moderata.

Ricorso all’azione politica per assicurare la stabilità della crescita

Per promuovere la solidità della crescita nel 2022, è ipotizzabile che Pechino metta in campo ampie misure di stimolo fiscale accompagnate da una politica monetaria di sostegno e da una politica immobiliare incentrata sulla stabilità.

Prevediamo una rapida accelerazione del ritmo degli investimenti pubblici già all’inizio dell’anno. Il governo centrale ha destinato 1.460 miliardi di yuan (229,2 miliardi di dollari) della quota di emissione di obbligazioni speciali da parte delle autorità locali prevista per il 2022 – un’importante fonte di finanziamento per gli investimenti pubblici – ai governi provinciali per stimolare la spesa in ambiziosi progetti infrastrutturali.

Tale politica fiscale espansiva richiede una politica monetaria di sostegno. Ci aspettiamo quindi che la People’s Bank of China (PBoC) mantenga per il resto dell’anno i tassi ufficiali invariati su livelli moderatamente bassi per ancorare i costi di finanziamento nell’economia reale.

La crescita del credito dovrebbe restare poi robusta, più o meno in linea con quella del Pil nominale, un obiettivo intermedio della PBOC. A tal fine, la banca centrale potrà avvalersi di diversi strumenti strutturali per sostenere le piccole e medie imprese, l’ammodernamento degli impianti manifatturieri e la decarbonizzazione. Nel complesso, ci aspettiamo che nel 2022 il rapporto debito/Pil aumenti a un ritmo paragonabile a quello dei tre anni precedenti la pandemia.

Sul fronte immobiliare, a nostro avviso, l’accento sarà sulla stabilizzazione del settore, non sul suo rafforzamento. Negli ultimi anni, il governo cinese ha adottato un duplice approccio alla regolamentazione del comparto immobiliare: una combinazione di interventi normativi a breve termine per sgonfiare la bolla immobiliare e mantenere la stabilità dei prezzi, e la creazione di meccanismi a lungo termine come lo sviluppo di un mercato degli affitti, la riforma del sistema fondiario, la riforma del regime tributario, l’imposta sugli immobili e politiche prudenziali sulla concessione di finanziamenti per le abitazioni. L’obiettivo è dare vita a un settore immobiliare solido e meno speculativo.

La politica nazionale dovrebbe continuare in questa direzione, rendendo improbabile un allentamento significativo e generalizzato della regolamentazione. Tuttavia, alcune città minori che hanno subito un calo dei prezzi degli immobili potrebbero apportare modifiche a livello locale. Questo dovrebbe liberare la domanda repressa di prime case (o seconde case), impedire il crollo del mercato immobiliare e ridurre l’impatto negativo sul Pil cinese nell’anno della Tigre.