In balia dell’umore

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Nelle ultime settimane i conflitti geopolitici, l’aumento dell’inflazione e i timori per la crescita hanno pesato sui prezzi degli asset, sui mercati finanziari (come prevedibile) e anche sull’umore generale. Naturalmente i media riportano e amplificano i cambiamenti del sentiment, che dettano il tono degli articoli stessi. L’indicatore di incertezza della politica economica (“EPU”), che si basa sui report dei principali mezzi di comunicazione, è salito ancora. Le notizie riportate dai media sono spesso un buon indicatore anticipatore del sentiment generale. Colpisce in modo particolare il pessimismo della Germania. Per contro, il sentiment nel Regno Unito e in altri grandi Paesi dell’UE (Francia, Spagna e Italia) è invariato o è persino leggermente migliorato (Regno Unito; cfr. il nostro Grafico della Settimana). La maggiore esposizione della Germania alla Russia e la sua elevata dipendenza dal petrolio e dal gas russi potrebbero spiegare in parte tale divergenza.

Nelle scorse settimane l’EPU relativo alla Cina, aumentato sensibilmente durante la prima ondata pandemica, ha evidenziato l’incremento più consistente del sentiment dei media, forse perché il governo cinese continua ad allentare la politica monetaria e quella fiscale. Di recente Pechino ha annunciato un taglio delle imposte sulle small cap del 5%, che sarà in vigore sino al 2024. Circa l’80% di tutti i dipendenti nelle aree urbane lavorano presso società che beneficeranno di tale sgravio fiscale.

Al contempo, l’Indicatore del rischio geopolitico (“GPR”), che valuta i report dei 10 maggiori quotidiani statunitensi, ha raggiunto un nuovo record massimo a causa degli eventi in Ucraina. Attualmente oltre il 4% di tutti gli articoli di giornale parla dei rischi geopolitici correlati alla crisi ucraina. Quindi la percentuale è salita ben oltre la soglia di percezione.

Non sorprende che, nel contesto attuale, l’indice composito dello stress sistemico (“CISS”) pubblicato dalla Banca Centrale Europea (BCE) evidenzi un aumento delle tensioni. Lo stesso vale per il Financial Stress Index calcolato dalla Federal Reserve di St. Louis.

In base agli indici VIX e MOVE, la volatilità è aumentata sensibilmente in ambito sia azionario che obbligazionario, e le attese inflazionistiche per gli USA e l’area euro sono in netto rialzo. Tali sviluppi sono visibili in tutti gli indicatori, da quelli dei provider di previsioni ai sondaggi più generali, come quello dell’Università del Michigan, come pure nei tassi di inflazione breakeven risultanti dalle obbligazioni. Non sorprende dunque che i tassi del mercato monetario scontino una svolta nelle politiche relative ai tassi di interesse delle principali banche centrali. A tal proposito si attendono più mosse dalla Federal Reserve (“Fed”) che dalla BCE. Uno studio di Media Tenor rivela che la BCE combatte una battaglia persa dalla fine del 2020. Malgrado la stragrande maggioranza dei media citi previsioni di accelerazione dell’inflazione, l’istituto non ha sinora ritoccato i tassi di interesse.

La settimana prossima

Per la prossima settimana sono attesi diversi dati sul sentiment e i risultati di altri sondaggi. Tra questi l’indice della fiducia dei consumatori in Germania e Francia e l’indice del Conference Board USA, nonché le statistiche del settore dei servizi e gli indicatori del sentiment economico dell’area euro. Conosceremo inoltre il rapporto Tankan sul sentiment del Giappone e l’indice ISM sul settore manifatturiero degli Stati Uniti. Probabilmente tutti gli indicatori evidenzieranno un deterioramento del sentiment a causa della guerra in Ucraina. Al contempo i dati sui prezzi (prezzi al consumo per l’area euro e i suoi singoli Stati membri) potrebbero segnalare il rincaro delle commodity. Tali dati non conforteranno in alcun modo le banche centrali.

Da un punto di vista tecnico, dopo il calo delle quotazioni i grandi mercati azionari hanno ritrovato stabilità. Vale anche per il nostro indicatore della complacency, che confronta il P/E (basato sugli utili attesi nei prossimi 12 mesi) con la volatilità. Al contempo, gli indicatori di forza relativa segnalano a una situazione di ipervenduto, nonostante il temporaneo rialzo dei mercati azionari. Tale fenomeno potrebbe sostenere il sentiment o persino alimentare un certo ottimismo, soprattutto se vi saranno delle buone notizie. Alla fin fine la svolta dipenderà dai fatti, nello specifico dagli sviluppi in Ucraina. Speriamo vada tutto per il meglio.