Inversione della curva dei rendimenti a fronte dei timori di recessione

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Al centro dell’attenzione

Gli indici obbligazionari segnalano un aumento dei timori di recessione

Il mercato a reddito fisso indica un crescente pessimismo circa le prospettive economiche, dato che il rendimento del Treasury biennale ha superato quello del decennale. Ognuna delle ultime dieci recessioni degli Stati Uniti è stata preceduta da un’inversione della curva. A nostro avviso il rischio di recessione è aumentato, in vista di una serie di rialzi dei tassi americani che si prospetta più rapida del previsto e delle ricadute della guerra in Ucraina.

Tuttavia, un simile sviluppo ci sembra ancora tutt’altro che inevitabile. L’inversione della curva si inserisce in un quadro di forza dell’economia. La crescita dell’occupazione negli Stati Uniti è proseguita a ritmo robusto, con la creazione di 431 mila posti di lavoro nel settore non agricolo a marzo e un calo del tasso di disoccupazione dal 3,8 al 3,6%, il livello più basso dall’inizio della pandemia.

Storicamente il periodo di tempo che intercorre tra l’inversione della curva e l’avvio della recessione tende a essere lungo e di durata variabile. In media le recessioni cominciano 21 mesi dopo l’inversione, con un intervallo compreso tra 9 e 34 mesi.

Inoltre, l’inversione della curva dei rendimenti non è un segnale di vendita attendibile per gli investitori azionari. Dal 1976 ad oggi l’S&P 500 è salito in media del 14% nei 12 mesi successivi a un’inversione della curva nel segmento a 2/10 anni.

Infine, il rischio di falsi allarmi potrebbe essere più alto a causa degli acquisti di obbligazioni da parte della Federal Reserve (Fed), che hanno soppresso i rendimenti delle obbligazioni con duration più lunga favorendo l’inversione della curva.

Conclusione: per la Fed sarà difficile riuscire a orchestrare un atterraggio morbido dell’economia, ma ci è già riuscita nel 1965, nel 1984 e nel 1994. Secondo noi è ancora presto per affermare che questa volta non ci riuscirà. Consigliamo agli investitori di prepararsi ai rialzi dei tassi, evitando però di trascurare per eccesso di prudenza le aree value dei mercati azionari.

Rimanere selettivi dopo un rimbalzo azionario

Se i mercati obbligazionari indicano un aumento dei rischi, quelli azionari segnalano un maggiore ottimismo. Al 1° aprile l’S&P 500 guadagnava il 9% rispetto ai minimi del 2022 segnati l’8 marzo e si attestava appena il 5% al di sotto dei massimi storici.

Il recente rialzo rispecchia in parte il cauto ottimismo sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina, anche se le dichiarazioni di entrambe le parti in causa hanno assunto un tono più pessimistico sul finire della settimana e il conflitto continua a pesare sulle prospettive della crescita e degli utili. Data l’incertezza degli ultimi tempi, abbiamo abbassato le nostre previsioni per la crescita degli utili globali all’8% (dal 10%) nel 2022 e al 5% (dal 7%) nel 2023. Continuiamo anche ad attuare un approccio selettivo nei confronti del mercato azionario, anziché posizionarci in vista di un rally generalizzato.

In questo contesto, il nostro scenario di riferimento rivisto prevede solo un modesto rialzo azionario che porterà l’S&P 500 a 4700 a fine anno, meno di +4% rispetto agli attuali livelli. Ricordiamo inoltre che i periodi di alta volatilità e grande incertezza sono spesso il momento migliore per individuare le azioni che offrono valore a lungo termine.

Conclusione: in questo momento le occasioni di valore a lungo termine ci sembrano legate ad alcune azioni penalizzate e ad aree tematiche come 5G, automazione e robotica, mobilità intelligente e consumer experience. Gli investitori con una sottoesposizione strategica alle azioni cinesi possono sfruttare le attuali circostanze per diversificare in un mercato che a nostro avviso risulta conveniente, è in ipervenduto e potrebbe registrare un’accelerazione nei prossimi mesi.

Primi passi verso il razionamento del gas in Europa nell’era della sicurezza

Germania e Austria hanno compiuto i primi passi verso il razionamento del gas a causa dei timori di una sospensione delle forniture russe. Entrambi i Paesi hanno attivato i piani di emergenza e Vienna ha avvertito che si aspetta un forte calo delle consegne di gas dalla Russia nelle prossime settimane. Anche i dati europei cominciano a risentire delle ricadute economiche della guerra e a marzo l’inflazione dell’eurozona ha toccato il livello record del 7,5% su base annuale.

Gli ultimi sviluppi si inseriscono nel contesto della crescente importanza della sicurezza energetica, dato che i governi nazionali cercano di diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Questi interventi sono coerenti con l’obiettivo di decarbonizzazione dell’economia, dato che è possibile produrre energie rinnovabili sul territorio nazionale.

Ma a nostro avviso ci troviamo all’inizio di un’era di crescente preoccupazione per la sicurezza, che oltre al settore dell’energia coinvolge anche aspetti come alimentazione, dati, difesa e cybersecurity.

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari a seguito dell’invasione dell’Ucraina mette in luce la necessità di una maggiore efficienza agricola a lungo termine. Il conflitto militare in Ucraina è accompagnato dai timori di una guerra digitale, che a nostro avviso daranno ulteriore impulso alla spesa per la cybersecurity. Infine, il dividendo di pace che si era instaurato dopo la guerra fredda con il calo della spesa per la difesa dovrebbe invertirsi nei prossimi anni, con un incremento dei budget militari.

Conclusione: nel nuovo contesto di sospetto e diffidenza su scala internazionale, riteniamo che governi e imprese daranno sempre più la priorità alla sicurezza e alla stabilità rispetto all’efficienza e ai prezzi. Consigliamo di posizionare i portafogli in vista di questa nuova realtà. Per saperne di più clicchi qui e qui.

Gli interrogativi della prossima settimana

L’inversione della curva dei rendimenti aumenterà?

Il rendimento dei Treasury a 2 anni ha chiuso la settimana 7 punti base (pb) sopra quello dei Treasury a 10 anni. Gli investitori aspettano di sapere se questa inversione della curva sia destinata a proseguire o aumentare, segnalando maggiore pessimismo sulle prospettive della crescita. Il verbale della riunione del FOMC di marzo darà ulteriori indicazioni sul ritmo della stretta monetaria.

Verranno compiuti progressi sul fronte delle trattative tra Russia e Ucraina?

Le speranze di un cessate il fuoco registrano un andamento altalenante. L’ottimismo sui negoziati ha inizialmente alimentato il rally azionario, ma si è poi esaurito nel corso della settimana. I mercati globali rimarranno volatili in quanto gli investitori stanno cercando di valutare l’impatto della guerra, delle potenziali sospensioni delle forniture di materie prime e dell’inasprimento delle sanzioni internazionali contro la Russia.

Come reagiscono le imprese alla guerra?

La prossima settimana giungeranno maggiori indicazioni sulla reazione delle aziende all’impatto del conflitto e ai rincari delle materie prime. Negli Stati Uniti uscirà l’indice ISM non manifatturiero di marzo, che dovrebbe evidenziare un clima di fiducia ancora robusto a fronte del ritiro delle restrizioni pandemiche. Verranno pubblicati anche gli indici dei responsabili degli acquisti di marzo di Francia e Germania, che risentono in maniera più diretta delle potenziali ricadute della guerra.