Welfare Aziendale: la carta vincente per attrarre e trattenere i talenti

-

Negli ultimi 24 mesi il mercato del lavoro e i processi di organizzazione aziendale hanno subito una profonda trasformazione; anche in questo ambito la pandemia ha ricoperto il ruolo di un vero e proprio acceleratore di trend che erano già in atto, basti solo pensare alla gestione delle risorse umane, alla ridefinizione delle modalità di lavoro e alle misure di protezione attuate a tutela della salute e del sostentamento economico, sia dal lato della domanda che dell’offerta.

Parallelamente, lo scorso autunno la Harvard Business Review nell’articolo “Who Is Driving the Great Resignation”, spiegava un fenomeno inatteso e in parte inedito di questi due anni: un incremento significativo di dimissioni da lavoro e un’importante difficoltà da parte delle imprese ad attrarre e trattenere talenti. In questo scenario complesso, lo strumento del welfare aziendale rappresenta uno strumento importante per migliorare il benessere dei dipendenti, facendo leva su importanti benefici, non solo in termini economici, ma anche sociali e con un impatto positivo sul work-life balance.

La Great Resignation: perché si abbandona il mito del posto fisso

Solo nel luglio 2021, quattro milioni di americani decisero di lasciare la propria attività lavorativa, soprattutto nella fascia di età compresa tra 30 e i 45 anni, con un picco nei successivi quattro mesi pari a 20,2 milioni di lavoratori. E, nonostante in Italia non si possa parlare di una vera e propria Great Resignation, i numeri riportati dal 5° Rapporto Censis-Eudaimon evidenziano alcuni trend che potrebbero costituire un vero e proprio preludio a questo fenomeno: da un’analisi dei dati, infatti, emerge che ben l’82,3% degli occupati del Bel Paese ritiene di meritare di più nel proprio lavoro e la maggior parte delle persone sperimenta un fenomeno di estraniazione dal lavoro nel lavoro.

Quali sono, quindi, le principali cause di questo fenomeno? In cima al podio troviamo i bassi livelli di retribuzione, che hanno subito una contrazione pari al – 3,6% reale in vent’anni, le mancate gratificazioni e un importante incremento dello stress fisico e psicologico che coinvolge anche chi non ha contratti di lavoro precari e che, nonostante tutto, non si sente “al sicuro”. Il Rapporto rileva, infatti, che quasi 7 lavoratori su 10 pensando al proprio lavoro si sentono meno sicuri e meno tutelati rispetto a due anni fa, quasi 1 su 3 sperimenta uno stato di ansia nel ritorno alla normalità e ben il 73,8% pensa che nei prossimi dieci anni ci saranno ulteriori emergenze sanitarie o di altro tipo, con nuove sospensioni della vita ordinaria.

Il ruolo del welfare come fattore di competitività delle imprese

In questo scenario, quali sono le esigenze dei lavoratori e le loro principali richieste? Il Rapporto evidenzia che per 9 lavoratori su 10 una delle principali istanze riguarda il miglioramento del proprio stipendio e delle condizioni lavorative. Al secondo posto, per l’86,5% delle persone troviamo servizi di welfare come sanità, assistenza per i figli e il 75,2% degli occupati dichiara di desiderare un maggiore supporto informativo e pratico per affrontare problemi e difficoltà legati a bisogni sociali quali – ad esempio – non autosufficienza, previdenza, scuole dei figli. In questo contesto, quindi, il welfare non rappresenterebbe soltanto un sostegno al reddito, ma un vero e proprio vantaggio competitivo per attrarre e trattenere nuovi talenti e una risposta al fenomeno di estraniazione dal lavoro. Non solo, se da un lato il clima lavorativo positivo aumenta la produttività delle risorse e ha un impatto proficuo sui risultati di business dell’azienda, dall’altra la spinta normativa e fiscale garantisce notevoli benefici anche alle imprese.

 


ASSITECA – il più grande Gruppo italiano nella gestione dei rischi d’impresa e nel brokeraggio assicurativo – si occupa dell’analisi, sviluppo e gestione di programmi e servizi di welfare dedicati al capitale umano e supporta le organizzazioni con soluzioni innovative e personalizzabili, in collaborazione sia con il primario mercato assicurativo, sia con provider di servizi specializzati e di comprovata esperienza.

 

I servizi di Welfare più richiesti e la risposta delle aziende

Sempre più imprese riconoscono, quindi, la centralità del welfare aziendale nell’attuale momento storico e l’importanza crescente che assumerà nei prossimi anni nel ridefinire le priorità di imprese e lavoratori. Tra i 64 responsabili delle risorse umane intervistati nel Rapporto, ben il 62,5% ha definito il welfare aziendale come una priorità e 9 dirigenti su 10 ritengono necessario attivare all’interno delle imprese un’attività informativa di accompagnamento a questo strumento per comunicare ai lavoratori quali sono i loro diritti e sostenerli nell’individuare i relativi servizi che rispondono alle proprie esigenze.

Tra le principali priorità legate al welfare aziendale, individuate dai dirigenti, troviamo:

  • salute, malattia e non autosufficienza (84,4%);
  • cura e gestione dei figli, ad esempio asili nido e baby sitting, (84,4%);
  • gestione di un familiare non autosufficiente (84,4%);
  • bilanciamento tra vita privata e lavoro (75%);
  • istruzione e formazione dei figli (73,4%);
  • supporto al reddito e al potere d’acquisto (60,9%);
  • pensione, reddito da vecchiaia (51,6%);
  • istruzione e formazione dei figli (73,4%).

In altre parole, pianificare una strategia di welfare efficace significa, da un lato migliorare il benessere psicofisico dei lavoratori, migliorando il loro equilibrio vita privata-lavoro, e dall’altro metterli nella condizione di partecipare attivamente al successo dell’azienda.