Come muoversi nelle acque agitate dell’azionario cinese?

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Investire in Cina non è per i deboli di cuore. Nonostante oltre due decenni di allentamento delle restrizioni all’investimento, la combinazione di rischio geopolitico, mercato normativo non ancora strutturato e continui cicli di lockdown correlati al Covid, ha portato a ondate di volatilità in grado di turbare gli investitori. Negli ultimi vent’anni, la volatilità sul solo mercato delle azioni A-shares cinesi è stata il doppio di quella sui mercati sviluppati.

La promessa a lungo termine della crescita cinese sembra destinata ad essere attenuata dal prezzo dell’elevata volatilità. Ma gli investitori esperti sanno che l’elevata volatilità, l’elevata dispersione delle quotazioni azionarie e i profondi ribassi offrono anche un potenziale di alpha, soprattutto in un contesto di forte crescita.

Anche se lo scorso anno è stato un anno molto impegnativo per gli investitori, a causa dei severi giri di vite normativi e dei lockdown dovuti dalla politica “zero Covid”, entrambi voluti dal governo che hanno rallentato l’economia cinese, la realtà è che negli ultimi dieci anni la produttività è migliorata mentre il governo cinese ha sostenuto un ampio programma di investimenti in infrastrutture e innovazione. Il Paese è stato trasformato da un miglioramento del know-how aziendale, della qualità della forza lavoro e della base produttiva, che è passata dalla produzione di t-shirt e calze alla creazione di macchinari e hardware informatico. Dietro il cosiddetto “Grande Firewall cinese” gestito dal governo, si è sviluppato un vivace ecosistema digitale nazionale, che molti considerano ormai alla pari della Silicon Valley. Sostenuti dall’iniziativa “Made in China 2025”, sono emersi rapidamente nuovi settori altamente tecnologici, che vanno dai veicoli elettrici (VE) e dall’automazione ai prodotti biologici e alle apparecchiature mediche. Dal lato dei consumi, le generazioni più giovani si sono orientate verso i marchi locali con forti canali di distribuzione, mentre molti consumatori della classe media hanno continuato a essere fedeli a marchi globali ben noti.

A causa dei problemi legati alla catena di approvvigionamento che sono diventati più visibili a causa dei lockdown dovuti al Covid, tra cui le interruzioni dei servizi di autotrasporto e la chiusura delle fabbriche, la competitività del Paese come centro di produzione globale e calamita per gli investimenti occidentali e i trasferimenti di tecnologia è stata penalizzata ed è a rischio. Ciò detto, ad aprile il governo cinese ha annunciato un nuovo piano pensionistico che spingerebbe una parte maggiore dell’ampio bacino di risparmi delle famiglie del Paese verso i mercati finanziari, sviluppando ulteriormente il sistema pensionistico. Data la vasta crescita della popolazione cinese, la potenziale riforma delle pensioni potrebbe offrire opportunità a coloro che sono disposti ad assumersi il rischio. Gli investimenti in Cina rimangono chiaramente in delicato equilibrio, ma alla luce delle dimensioni attuali e future della sua economia e del fatto che essa rimane poco controllata dagli investitori internazionali, continuiamo a credere nella necessità di una prospettiva a lungo termine.

Oltre alle recenti tensioni geopolitiche e ai problemi legati alla pandemia di Covid negli ultimi due anni, nel 2021 si è assistito a un intervento normativo a tappeto sulle società cinesi dei settori internet, dell’istruzione e immobiliare, con il divieto del doposcuola privato e una riclassificazione delle scuole di tutoraggio come istituzioni senza scopo di lucro, il che ha reso il settore dell’istruzione praticamente non investibile dall’oggi al domani. Ciò detto, come già accaduto in passato per altri settori, le normative cinesi tendono ad arrivare ad ondate, riflettendo i cambiamenti nella priorità percepita dal governo nell’affrontare determinate questioni. La differenza questa volta è che le normative hanno colpito alcune delle società a maggiore capitalizzazione e settori solitamente richiesti da investitori esteri.

La combinazione tra la rapida liberalizzazione economica della Cina e la politica socialista apparentemente invariata ha portato molti a caratterizzare l’economia cinese come guidata dallo Stato, ossia con forti interventi del governo sulle tendenze di crescita strutturale nel tentativo di sostenere la crescita. I trend più marcati sono guidati dai bisogni di prodotti e servizi innovativi della fiorente classe media, in particolare nel settore sanitario (ad es., biofarmaceutico), della finanza di consumo (ad es., assicurazioni, wealth management) e IT (ad es., cloud).

Nel 2011, l’attività di China Mobile si è rapidamente rafforzata fornendo un’infrastruttura mobile di prima necessità fino a quando le infrastrutture e la tecnologia cinesi non hanno colmato il divario con il mondo sviluppato e la concorrenza è aumentata. Attualmente deteniamo posizioni in Alibaba e Tencent, che stanno beneficiando della crescita in segmenti come l’e-commerce, i social media, le fintech e il cloud. Per il resto, il nostro investimento di inizio 2012 in Ping An Insurance è stato sostenuto dalla crescente domanda di prodotti di assicurazione vita e di risparmio della classe media. Guardando al futuro, prevediamo che Jiangsu Hengrui e Shandong Weigao, leader nel mercato sanitario cinese, potrebbero beneficiare in modo determinante della domanda di prodotti sanitari, e rientrano tra le società cinesi per le quali prevediamo opportunità di crescita più interessanti.

Sebbene riteniamo che la qualità complessiva delle aziende cinesi sia in via di miglioramento, il ROE dell’Indice MSCI China è significativamente peggiorato negli ultimi anni, il che si può spiegare con la maggiore ponderazione nell’indice di start-up a crescita rapida e a basso rendimento come NIO (veicoli elettrici), Meituan (consegna di cibo) e Beigene (prodotti biologici). Pur essendo entusiasti del potenziale di creazione di valore a lungo termine di queste società e sottoponendole ad attenta analisi, siamo anche consapevoli dei rischi associati ai loro business model non collaudati o di perdite pesanti. Nel complesso, preferiamo le società con un management forte, che hanno una visione chiara e sono, a nostro giudizio, in grado di generare una crescita sostenuta a due cifre dell’EPS su un orizzonte di investimento di cinque anni.