Inflazione Eurozona in crescita al +8,9%

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Questa mattina l’Eurostat ha pubblicato il dato sull’inflazione relativa al mese di luglio nei 19 paesi che adottano l’euro in cui quest’ultima ha registrato un valore in crescita al +8,9% anno su anno, il più elevato dalla creazione della moneta unica nel 1999. Un anno fa le pressioni inflazionistiche nell’Eurozona erano al +2,2%. L’inflazione nell’Unione Europea ha invece toccato il +9,8% a/a.

Nonostante ciò, il valore non ha sorpreso molto il consensus visto che è risultato in linea con le stime degli economisti anche se in aumento rispetto al dato di giugno fermo al +8,6% a/a.

L’incremento mensile, invece, è stato pari al +0,1% (contro il +0,8% del mese scorso) mentre l’indice Core (che esclude i panieri dei beni alimentari ed energetici ed è la misura chiave usata dalla BCE per dettare la politica monetaria) ha registrato un aumento del +4% a/a rispetto al +3,7% a/a nel mese precedente.

La crescita maggiore (+4,02%) è quella relativa ai beni energetici mentre un aumento del +2,08% è dovuto all’aumento dei prezzi nei beni alimentari così come nell’alcool e nel tabacco. Altre componenti che hanno contribuito all’incremento generale sono stati i panieri dei servizi (+1,60%) e dei beni non-energetici industriali (+1,16%).

Gli effetti sull’Euro

Alla pubblicazione del dato sull’inflazione la coppia EUR/USD si porta fino ad un picco della mattinata di 1,0181 (+0,14%) per poi ritracciare fino all’attuale livello di 1,0167. Anche il cambio EUR/JPY mostra un debole rialzo (+0,12%) passando dai 137,43 fino ai 137,59 e vicino ai massimi intraday di 137,66.

I mercati, infatti, scontano già un incremento dei tassi di interesse nelle prossime riunioni (l’aumento del costo del denaro porta ad un apprezzamento della moneta unica) anche se è ancora incerta l’intensità degli stessi a causa dei timori della BCE di portare l’economia europea verso una recessione.

Le previsioni

A questo punto la Banca Centrale Europea potrebbe considerare un nuovo aumento di 50 punti base nella prossima riunione di settembre. Infatti, dopo decenni di politica monetaria ultra-espansiva, ora la banca centrale sta cercando di riportare le pressioni inflazionistiche intorno al target del 2% a/a.

Tuttavia, nel medio periodo la BCE potrebbe optare per un calmieramento dell’inflazione fino a livelli un po’ più elevati del 2% (intorno al 3%-4%) visto che la crescita dei prezzi è dovuta in gran parte all’aumento record delle quotazioni di petrolio e gas naturale a causa della guerra in Ucraina (inflazione da costi).

La sua politica monetaria restrittiva sarà dunque meno efficace nel ridurre le spinte inflazionistiche e, proprio per questo motivo, la massima autorità monetaria potrebbe tollerare livelli un po’ più alti del target iniziale.

In conclusione, crediamo che la BCE alzerà ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi mesi con aumenti che potrebbero toccare anche i 75 punti base in una singola seduta.