Inflazione italiana in ulteriore aumento ad agosto

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Con l’energia ancora il driver principale dell’inflazione, è probabile che si intensifichino le richieste di ulteriori interventi da parte del governo. Per vedere il picco dell’inflazione dovremo probabilmente attendere che la recessione in arrivo abbia un impatto sul potere di determinazione dei prezzi da parte delle imprese.

L’inflazione ha toccato un nuovo massimo dal dicembre 1985

Ad agosto l’indice CPI NIC preliminare è aumentato dell’8,4% a/a (dal 7,9% di luglio), il livello più alto dal dicembre 1985, e quello armonizzato del 9% a/a (dall’8,4% di luglio), battendo ancora una volta le previsioni di consenso. L’Istat segnala che i principali motori dell’accelerazione sono stati i beni energetici non regolamentati (+41,6% da +39,8% di luglio), gli alimentari (+10,5% a/a da 9,5% di luglio) e i beni durevoli (+3,9% a/a da +3,3% di luglio). La decelerazione dei prezzi dei carburanti ha potuto solo compensare parzialmente. Anche l’inflazione di fondo, che esclude l’energia e gli alimenti freschi, è salita al 4,4% dal 4,1% di luglio, segnalando che il trasferimento a valle delle pressioni passate sui prezzi dell’energia è ancora in corso.

L’aumento dell’inflazione di fondo suggerisce che l’effetto riapertura è ancora in atto

È ormai chiaro che l’insieme di misure (tagli fiscali temporanei, tetti su parti della bolletta energetica) messe in atto dal governo sono riuscite finora solo a rallentare l’accelerazione dell’inflazione complessiva. L’ulteriore aumento dell’inflazione di fondo suggerisce che, almeno fino ad agosto, le imprese ritenevano che le condizioni di base della domanda fossero sufficientemente buone da poter sopportare incrementi dei listini. Ciò supporta indirettamente la nostra opinione secondo cui, durante l’estate, l’effetto riapertura legato al turismo era ancora all’opera in Italia.

In prospettiva, nel breve termine la dinamica dell’inflazione sembra ancora fortemente legata ai capricci dei prezzi dell’energia e, in particolare, di quelli del gas. Con l’inflazione energetica ancora saldamente al comando, ci aspettiamo che i leader politici italiani chiedano a gran voce maggiori interventi compensativi da parte del governo e che quest’ultimo li conceda nella misura in cui non richiedano unoo scostamento di bilancio. La pressione sui redditi reali disponibili rimane estremamente elevata, con una dinamica salariale contrattuale che si aggira ancora intorno all’1% annuo. Prevediamo che la pressione sui prezzi inizierà ad attenuarsi nel corso del 4° trimestre del 2022, quando l’evaporazione dell’effetto riapertura lascerà il posto a una recessione guidata dai consumi che inciderà negativamente sul potere di determinazione dei prezzi delle imprese.

Dopo i dati di oggi, rivediamo al rialzo la nostra previsione di inflazione media annua armonizzata al 7,7% per il 2022.