Moda trendy, sostenibile o entrambi?

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Anche se non pensiamo che i prodotti di derivazione animale potranno mai essere completamente eliminati dall’industria della moda, prevediamo un aumento dell’uso di alternative nei prossimi anni, con conseguenti opportunità per i produttori di materiali di nuova generazione come la pelle vegetale e la pelliccia sintetica a base biologica. Fino a poco tempo fa, le aziende che volevano sostituire i prodotti realizzati in vera pelle o pelliccia si trovavano di fronte a un dilemma. Una borsa in ecopelle può essere più rispettosa dell’ambiente e animal-friendly rispetto a una in vera pelle, ma è anche probabile che il suo aspetto e la sua consistenza siano inferiori. Inoltre, sarebbe probabilmente realizzata con una miscela di materie prime vergini derivate dal petrolio, difficili da riciclare.

Tuttavia, tutto questo potrebbe cambiare. Oggi i materiali di nuova generazione sono oggetto di un enorme clamore nel settore della moda. Gli investitori sostengono sempre più le start-up impegnate nella produzione di sostituti della pelle compostabili ricavati da cellule vegetali, fungine e animali. Tra il 2018 e il 2021 è stato raccolto circa un miliardo di dollari di capitali per finanziare innovazioni nei materiali che sostituiscono le fibre animali nell’abbigliamento, e diverse collaborazioni hanno coinvolto marchi di alto profilo. Ci aspettiamo che questo slancio porti allo sviluppo e alla scalabilità di una serie di materiali di nuova generazione nei prossimi anni.

Oltre a soddisfare la voglia di novità e innovazione degli appassionati di moda, le alternative ai materiali derivati dagli animali e dalla plastica potrebbero ridurre la sofferenza degli animali, l’impatto sulla biodiversità, l’impronta di carbonio e i rifiuti, e apportare miglioramenti sul piano della riciclabilità, la durata e le prestazioni. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti su molti di questi fronti, i materiali alternativi sviluppati finora devono ancora essere perfezionati. Le sfide principali finora si sono concentrate sulla qualità, le prestazioni, il prezzo e le credenziali ambientali.

Ciò detto, ci aspettiamo che l’afflusso di capitali in questo settore porti a un’ondata di innovazioni. La Material Innovation Initiative, un’organizzazione no-profit che si dedica all’accelerazione dello sviluppo di materiali di nuova generazione, ha identificato 36 aziende che sostituiscono pelle, piuma, seta, lana e pelliccia attraverso partnership con marchi di moda internazionali il che potrebbe con il tempo portare a un’adozione commerciale su larga scala.

Modelli di business circolari: restauro, noleggio e resale

Attualmente l’industria della moda opera principalmente secondo un modello lineare composto da tre fasi: take (la raccolta delle materie prime), make (la produzione dei capi) e waste (il successivo smaltimento dei capi). Con l’avvento del modello di business del fast fashion, un capo di abbigliamento si è trasformato da bene durevole, destinato a durare anni, ad acquisto impulsivo. Tra il 2000 e il 2015, la produzione di abbigliamento è raddoppiata, mentre il numero di volte che un capo di abbigliamento viene indossato è diminuito del 36%.

Se da un lato i Millennial e la Gen Z hanno una predilezione per il fast fashion, dall’altro sono anche i consumatori più propensi ad acquistare abiti di seconda mano o a noleggiarli. Secondo l’indaginecondotta nel 2021 da Refinery29, il 91% delle donne millennial ha acquistato o è disposto ad acquistare abiti di seconda mano, mentre il rapporto Resale 2021 di ThredUP ha rilevato che due acquirenti su cinque di abiti di seconda mano stanno sostituendo gli acquisti di fast fashion. Questo cambiamento è determinato non solo dalla crescente importanza della sostenibilità nel processo decisionale delle persone, ma anche dalla crescente facilità d’uso e dall’influenza dei social media. Secondo un’altra indagine di settore, i clienti più giovani postano nove selfie a settimana sui social media, aumentando la richiesta di varietà nel guardaroba. Riteniamo che i modelli di restauro, noleggio e resale possano rappresentare un’alternativa più sostenibile per soddisfare la crescente domanda di varietà rispetto all’acquisto di abiti nuovi.

Cosa rende un modello di business più circolare

I modelli di business circolari aumentano l’utilizzo, sia mediante un incremento della fruizione per utente che mediante l’incremento degli utenti per prodotto. Gli approcci circolari includono l’adozione di soluzioni di restuaro, noleggio e rivendita:

  1. Restauro (più utilizzi per utente)
    I modelli di rivendita e noleggio sono aumentati negli ultimi anni, in quanto l’industria della moda è sempre più consapevole della necessità di diventare più sostenibile. Ma i servizi di riparazione sono rimasti un po’ indietro, nonostante siano uno dei modi più efficaci per aumentare l’utilizzo dei prodotti. Tuttavia, cominciano ad emergere piattaforme locali online che operano in questo campo. Creando una rete di sarti locali, promettono di rendere le riparazioni e le modifiche degli abiti accessibili e convenienti a un maggior numero di consumatori, offrendo al contempo ai brand partner una scorciatoia verso modelli commerciali circolari.
  2. Noleggio (più utenti per prodotto)
    Il noleggio di abiti è un fenomeno tutt’altro che nuovo. Fino a poco tempo fa, tuttavia, si trattava di un’attività di nicchia riservata agli abiti per le occasioni speciali e lontana dalla quotidianità. Oggi il concetto si sta diffondendo e stanno emergendo diversi modelli di business:
  3. Rivendita (più utenti per prodotto)
    Rivendita è un altro termine per indicare l’acquisto di vestiti di seconda mano, o shopping dell’usato. La rivendita online è una categoria relativamente nuova nel mondo della moda. Per quanto riguarda la rivendita, vediamo emergere tre modelli di business:
    • Marketplace a due parti, basati sul principio dei singoli che vendono a singoli. Si tratta di aziende scalabili con modelli di business a basso impatto di capitale, che operano in mercati fortemente competitivi con basse barriere all’ingresso.
    • Marketplace indipendenti che consentono ai clienti di disfarsi di articoli indesiderati e offrono un ampio assortimento di prodotti. Offrono un elemento di scoperta ai consumatori, ma tendono anche ad avere un’intensità di capitale relativamente maggiore.
    • Resale as a service (Raas), operatori che offrono un processo di rivendita senza soluzione di continuità per i brand, eliminando le complessità logistiche della rivendita online e sbloccando un nuovo flusso di entrate e migliorando le credenziali di sostenibilità. Tuttavia, studi recenti suggeriscono che la rivendita di articoli a basso prezzo non porta in realtà a un calo generale dei consumi. Al contrario, spesso promuove cicli di moda ancora più rapidi, un maggior numero di acquisti e quindi un’elevata impronta di CO2 dovuta alle spedizioni. Per questo motivo, riteniamo che lo sviluppo di un mercato resale di fascia alta avrà un impatto maggiore sulla promozione di un consumo circolare sostenibile rispetto alla rivendita di prodotti di bassa qualità e fast-fashion.