Il debito verde rallenta ma resta la chiave per la sfida climatica

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I green bond sembrano essersi lasciati alle spalle l’etichetta di “nicchia”, con un euro su quattro raccolto da aziende e governi in Europa nello scorso trimestre attraverso queste strutture di debito.

Nel terzo trimestre del 2022 sono stati emessi 125 miliardi di dollari di obbligazioni verdi, sociali e sostenibili (GSS), un calo rispetto ai 175 miliardi del secondo trimestre. Il mercato italiano è andato in controtendenza, con l’equivalente di 11 miliardi di dollari emesso nel terzo trimestre, in rialzo rispetto ai 6 emessi nei tre mesi precedenti.

L’emissione di green bond, in particolare, ha resistito meglio degli strumenti di debito più tradizionali, con un aumento del 25% nel secondo trimestre rispetto al primo. Ma il settore è ancora in ritardo rispetto ai massimi del 2021, con un’emissione annuale nei primi nove mesi del 2022 di poco inferiore ai 240 miliardi di dollari, segnando quindi un calo del 38% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione delle emissioni GSS in Italia è stata meno pronunciata, con il 32% in meno di debito raccolto nei primi nove mesi del 2022 rispetto al 2021.

Le tensioni geopolitiche, le pressioni inflazionistiche e la più recente crisi energetica hanno influenzato negativamente i mercati dei capitali a livello globale, con poche asset class rimaste indenni, e i green bond non hanno fatto eccezione. È comunque incoraggiante vedere la ripresa delle emissioni del secondo trimestre per quanto riguarda il debito verde, soprattutto perché questa ripresa è stata più forte rispetto al segmento tradizionale del mercato.

Tuttavia, è inevitabile che una maggiore visibilità comporti un maggiore controllo. La lotta al greenwashing è ora una priorità per gli investitori e le autorità di regolamentazione, che desiderano riconoscere più facilmente quali obbligazioni sono più green di altre.

A tal fine, consigliamo agli investitori di non considerare solo l’obbligazione in sé, ma anche l’emittente. Un buon punto di partenza è valutare l’impatto ambientale dei progetti specifici legati alla raccolta di fondi, per poi valutare quanto questi progetti siano in linea con la strategia di sostenibilità complessiva dell’emittente.

I proventi raccolti con l’emissione di green bond dovrebbero certamente essere destinati a attività specifiche, ma se queste iniziative sono incongruenti con gli sforzi ambientali a lungo termine dell’azienda, ciò suggerirebbe la mancanza di una strategia di sostenibilità coerente e il rischio di greenwashing.

Le pratiche di rendicontazione dell’impatto post-emissione sono un’altra componente fondamentale che gli investitori non dovrebbero trascurare. Anche se non è previsto da standard esterni, la registrazione e la rendicontazione dell’impatto positivo dei green bond sta diventando fondamentale per dimostrare l’effettivo impatto dei progetti. Soprattutto per gli investitori professionali, che devono affrontare un crescente controllo normativo sulle pratiche di finanza sostenibile, l’accesso a questo livello di dettaglio è fondamentale.

La tassonomia europea, il manuale che classifica le attività “verdi”, aiuta gli investitori a valutare quanto siano verdi i progetti di un’obbligazione, mentre il regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile incentiva i gestori di fondi a divulgare le loro valutazioni di sostenibilità e le credenziali ambientali dei loro portafogli.

Nonostante l’attività del mercato primario nel 2022 sia stata finora inferiore alle aspettative, la direzione di marcia è chiara: le previsioni vedono i green bond ricoprire un ruolo importante nell’affrontare la sfida climatica senza precedenti che ci attende. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’1,5% del PIL globale dovrebbe essere destinato alla lotta contro il cambiamento climatico. Di questo, solo una parte sarà finanziata dai governi, mentre sempre più investimenti provenienti dal settore privato dovranno essere destinati agli sforzi di transizione. Riteniamo che i green bond continueranno a essere uno degli strumenti più efficaci per garantire il flusso di capitali necessario.