Vivere al 20% in meno fa bene. Parliamo del consumo di energia, sia chiaro

Annachiara De Rubeis -

— di Annachiara De Rubeis —

Connessioni sostenibili, impatto, progetti concreti. Le parole chiave del decimo Salone della Csr

Il Salone della Csr, per sua natura, dà ampio spazio ai progetti concreti avviati dalle imprese. Come quelli contro lo spreco, alimentare ma anche di risorse, materiali ed energia: è questo il tema del panel moderato dal direttore responsabile di LifeGate, Tommaso Perrone, che ha visto la partecipazione di realtà molto eterogenee come Camst Group, Carrefour, Humana People to People Italia, Simonelli Group e Citrus l’Orto Italiano.

Lo stile di vita sostenibile. Dibattito a Villa Necchi Campiglio a Milano

Gli organizzatori sottolineano come le opinioni degli italiani, arricchite per includere i temi caldi dell’attualità, diventano una chiave di lettura per raccontare l’intreccio tra innovazione e sostenibilità. LifeGate ha dato voce a persone e aziende che stanno innovando servizi, prodotti e processi, al fine di alleggerire il proprio impatto ambientale e contribuire positivamente al benessere della società. L’evento fa parte del fitto programma del Festival dello sviluppo sostenibile 2022, la più grande e partecipata iniziativa in Italia per sensibilizzare e mobilitare i cittadini sui temi dell’Agenda 2030, promossa dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).

La consapevolezza razionale

La cosa che mi ha colpito di più riguardo alla conferenza di LifeGate, tenutasi in Villa Necchi Campiglio a Milano, sullo stile di vita sostenibile, è che come ha spiegato il giovane neuroscienziato Andrea Bariselli, non importa quante volte ci dispiaceremo per l’immagine dell’orsetto bianco sul pezzo di ghiaccio che si scioglie, una parte del nostro cervello sarà naturalmente portata a farcelo dimenticare.

La mancanza di empatia verso i noi del futuro non è “colpa” nostra, ma la poca consapevolezza razionale sì. Siamo giustificati se non riusciamo a provare questa empatia del futuro in modo costantemente imminente nelle nostre vite, ma non siamo giustificati se ancora pensiamo che adottare uno stile di vita sostenibile sia un’opzione, roba da ricchi, una responsabilità delle imprese mondiali, o che possiamo limitarci solo a stare attenti a spegnere la luce e fare bene la raccolta differenziata.

La questione è più complessa e interessante di così e va osservata sotto tutti gli aspetti della vita: dalla casa ai mezzi di trasporto, dall’alimentazione all’abbigliamento, dalle aziende alla politica. Sapevate che solo il 20% del consumo giornaliero in casa è dato dallo standby? Per noi è scontato avere sempre più energia, progresso, e il marketing si impegna a farcelo avere secondo un’ottica sempre più effortless, ma come dice Stefano Fumi, responsabile Energia PostePay, “Dimentichiamo che dietro l’energia in realtà c’è dello sforzo”.

Dall’invio di una mail, allo streaming di un film, all’uso delle cuffie senza filo, tutto questo richiede un dispendio maggiore di energia. C’è chi dice che ne ha bisogno ancora di più, chi invece pensa di non poterci fare niente perché si vive così e chi dice che in questo modo non si può andare avanti. La domanda è: siamo sicuri che abbiamo bisogno di più energia?

Good Clothes Fair Pay

La stilista Marina Spadafora, impegnata da anni nella battaglia di una moda concretamente sostenibile, ha inaugurato proprio quest’estate la campagna “Good Clothes Fair Pay” con l’organizzazione globale Fashion Revolution di cui lei stessa è coordinatrice in Italia. Si tratta di una raccolta di 1 milione di firme che chiede una legge europea che garantisca un salario dignitoso (living wage) per i lavoratori di tutto il mondo che realizzano i nostri vestiti. Siamo ancora sicuri che l’industria tessile, del quale il nostro Paese è rappresentante, debba mandare all’estero le produzioni per guadagnare “quell’euro” in più? Il motto “Good Clothes Fair Pay” sta ad indicare proprio questo. Indossare buoni vestiti significa che le persone che li hanno realizzati ricevono una paga adeguata al loro lavoro. Lo sfruttamento dell’ambiente è uguale allo sfruttamento delle risorse e delle persone. Valorizzare il “biologico” significa valorizzare il “locale”, nella moda come nell’agricoltura.

Dall’agricoltura a qualsiasi tipo di energia

Sara Agostoni, chief sustainability officer ICAM, racconta il suo viaggio alla ricerca delle tecniche intelligenti per produrre cioccolato, risultato: biologico. In particolare, alla fine degli anni 80 In Repubblica Dominicana conosce un’azienda che coltiva cacao cercando di rendere fertile il suolo con piante azoto fissanti o favorendo una biodiversità ricchissima grazie alla coltivazione di piante di cacao insieme ad alberi da frutta o di legno pregiato. Ma soprattutto scopre in Dominicana piante più resilienti, con radici naturalmente capaci di trattenere umidità nel suolo. Alla fine, si riduce tutto lì, alla giusta conoscenza del proprio territorio, delle temperature e dei tempi.

Dall’agricoltura a qualsiasi tipo di energia, chi pensa ad un prodotto oggi deve avere in testa di restituire i materiali presi in prestito dal pianeta, in due parole “economia circolare”. Nel campo della moda Marina Spadafora insiste sul fatto che le aziende dovrebbero essere responsabili del fine vita degli oggetti che producono, dando la possibilità ai consumatori di riportare in negozio la merce dopo averla utilizzata e donare quest’ultima ad associazioni benefiche o riciclarla direttamente. A livello mondiale l’economia circolare è sull’8%, in Italia sul 17%.

L’energia rinnovabile

Nel campo della mobilità e dei mezzi di trasporto, Andrea Giaretta, regional general manager sud europa di Dott, ci parla delle smart cities, in cui elettrificazione e sharing mobility sono un grande vantaggio per tutti, un risparmio di tempo e di denaro.

Inoltre, anche Chiara Braga, membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, afferma che i costi dell’energia rinnovabile non sono maggiori di quelli usati in precedenza; quindi, questo ci permetterebbe di ottenere l’indipendenza energetica, rimandata ormai da troppi anni e ora voluta dall’88% degli italiani. Il problema rimane accelerare il quadro normativo e procedere alla individuazione delle aree idonee per lo sviluppo delle rinnovabili. Siamo sicuri che abbiamo bisogno di più tempo?

Adottare uno stile di vita sostenibile è una priorità. Non è solo il green, non sono solo questioni tecniche, ma si tratta proprio di un’anima green, una human society. Tutti concordano che non si può inventare il rispetto per l’ambiente se non c’è il rispetto delle persone che ci circondano e se queste non ne sono consapevoli. A cambiare deve essere il nostro storytelling, ma in questo, l’VIII Osservatorio Nazionale sullo stile di vita Sostenibile ci è già riuscito.