COP27: Qualche miglioramento ma c’è ancora molto da fare

-

A pochi giorni dall’inizio della COP27 e riflettendo sulla giornata dedicata alla finanza climatica, si nota un cambiamento di focus rispetto alla COP26, dove si parlava solo di finanziamenti per la transizione verso il net zero.

Quest’anno l’attenzione si concentra soprattutto sull’affrontare i rischi fisici del cambiamento climatico: fondi per coprire danni e perdite e soluzioni di adattamento. Poiché le barriere per il coinvolgimento degli investitori privati sono più alte, la mobilitazione del capitale privato e il derisking attraverso il finanziamento misto pubblico-privato sono temi chiave. Questo è molto incoraggiante e risponde alle lacune in materia di giustizia climatica e adattamento che abbiamo già evidenziato in passato. Questi temi non hanno trovato sufficiente spazio alla COP26.

Tuttavia, a mio avviso, c’è una grande omissione: nessuno parla del fatto che alla COP26 è stato chiesto ai Paesi di aggiornare i loro impegni relativi ai National Determined Contributions (NDC) entro la COP27 in modo da arrivare a 1,5° C e non a 2,4° C. I progressi in questo senso sono stati molto scarsi, come evidenziato dal rapporto Climate Action Tracker pubblicato questa settimana. Siamo ancora avviati verso un rialzo delle temperature di 2,4°C e solo 24 Paesi hanno aggiornato i propri NDC dopo la COP26 con ambizioni marginalmente maggiori.

E che dire dei progressi nell’effettiva attuazione di tutti gli impegni presi? Anche questo divario di credibilità rimane ampio e il rapporto Climate Action Tracker suggerisce che la crescita prevista delle emissioni derivanti dal gas potrebbe superare l’azione per il clima – qualcosa di cui è necessario parlare alla COP27 per affrontare il divario di ambizione e di credibilità e consentire l’allocazione di capitale per il net zero.