ETS e PA: tecniche e modi per lavorare insieme

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Pubblica amministrazione e Terzo settore concorrono entrambi nel perseguire l’interesse generale dei cittadini. Da tempo, le varie articolazioni della Pubblica amministrazione – Enti locali, Regioni, Stato – sono chiamate a riconoscere e ad agevolare il ruolo delle differenti fattispecie di organizzazione del privato sociale che operano nei settori sociali, culturali, ambientali, della partecipazione civica. Le stesse finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che indirizzano l’azione degli Enti del Terzo settore possono essere conseguite anche mediante forme di collaborazione con lo Stato, le Regioni, le Province Autonome, le ASL e gli Enti locali.

Eppure, non sempre è facile lavorare insieme. Disposizioni normative, culture organizzative, pratiche operative e routine professionali hanno spesso ostacolato una fattiva collaborazione. Inoltre, vincoli di bilancio e il prevalere di un’impostazione sinallagmatica (fondata su un contratto a prestazioni corrispettive) hanno perlopiù impedito alla PA di strutturare un rapporto di partnership con il Terzo settore, di considerarlo un alleato per un obiettivo comune. Parimenti, gli ETS nel tempo si sono adeguati assumendo ruoli di meri fornitori di servizi conformandosi alle richieste e uniformandosi nelle forme e nelle modalità di azione (alcuni studiosi parlano, non a caso, di processi di isomorfismo organizzativo) o, in altri casi, adottando il ruolo di controparti in perenne stato conflittuale con la PA.

Ora, il Codice del Terzo settore ha rilanciato alcune modalità, in parte già sperimentate in passato, che richiedono una profonda trasformazione delle relazioni con la Pubblica Amministrazione. Coprogrammazione, coprogettazione e cogestione, completamente legittimate anche da una sentenza della Corte Costituzionale, non solo ampliano le forme di collaborazione a disposizione, ma propongono una condivisione che supera il rapporto sinallagmatico, che apre ad un modus operandi di contestuale corresponsabilizzazione nel conseguire l’interesse generale dei cittadini.

Quanto siamo preparati metodologicamente e attrezzati tecnicamente per affrontare in modo operativo nuove forme di collaborazione tra ETS e PA? Quali sono le esperienze più significative realizzate o in corso di realizzazione? Verso quali direzioni si stanno innovando i rapporti tra questi due settori?

Sono queste le domande che dovrebbero guidare la formazione sul tema. Crediamo siano domande generative, perché le risposte non potranno che schiudere ad ulteriori domande attivando così un circolo virtuoso senza fine, unico modo se vogliamo veramente rinnovare questa collaborazione da cui dipende gran parte del nostro welfare.