Pivot: non cercatelo sotto l’albero

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Ampiamente attesi dai mercati, i rialzi dei tassi dello 0,50% da parte della Fed e poi della Banca Centrale Europea rivelano un cambio di passo ma non di musica. Le due banche centrali hanno infatti, di concerto, smesso di aumentare i tassi dello 0,75%. Di contro, la loro posizione rimane immutata e restrittiva, mentre è stata scartata l’ipotesi di un pivot nei prossimi mesi. È ancora troppo presto per dichiarare di aver vinto la battaglia contro l’inflazione ed è quindi prematuro pensare di dismettere l’approccio restrittivo.

A Washington, a destare sorpresa non è stata tanto la decisione di alzare i tassi quanto le aspettative dei membri della Fed riferite ai tassi tra un anno, secondo cui questi si attesteranno in media al 5,2% con uno 0,60% in più rispetto a settembre. Sebbene non si possa affermare di aver vinto sull’inflazione, i primi segnali cominciano a farsi vedere: dopo aver raggiunto un picco al 9,1% lo scorso giugno, i prezzi al consumo sono aumentati del 7,1% «soltanto» lo scorso novembre a un anno mobile. Sebbene ci siano ancora tensioni sul mercato del lavoro che sosterranno probabilmente l’inflazione nei prossimi mesi, stanno emergendo alcuni segnali incoraggianti: un calo dei prezzi dei beni, degli immobili e delle materie prime. I focolai della prima esplosione inflazionistica si stanno gradualmente spegnendo, giustificando l’interruzione dei rialzi dello 0,75% effettuati nelle precedenti quattro riunioni.

A Francoforte, la Presidente Christine Lagarde ha smorzato le speranze alimentate sui mercati di una rapida fine delle misure restrittive. Da un lato, la BCE ha annunciato l’inizio di una riduzione del suo bilancio a partire dal mese di marzo 2023, con un ritmo di 15 miliardi di euro al mese. Dall’altro, la banca centrale ha rilasciato una dura dichiarazione sulla necessità di continuare a dimostrare fermezza nei confronti dell’inflazione: “dobbiamo andare oltre, in una lotta più lunga”, lasciando implicitamente intendere che ci saranno due nuovi rialzi dello 0,50% a febbraio e marzo del prossimo anno. Tra l’altro, le misure governative di protezione di fronte all’inflazione energetica sono state definite “controproducenti” ma soprattutto “pericolose” per i già fragili conti pubblici.

La conferenza stampa della BCE ha così raffreddato le speranze degli investitori sul tema di un pivot delle due banche centrali più potenti. L’Euro Stoxx ha chiuso la seduta del 15 dicembre in flessione del -3,95%, segnando il maggior calo giornaliero da cinque mesi a questa parte.

Poiché le banche centrali non stanno facendo nessun regalo all’inflazione è del tutto inutile mettersi alla ricerca di un possibile pivot sotto l’albero.