Giornata Mondiale degli Oceani, il ruolo nell’economia mondiale

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Daniel Bowie-MacDonald, senior investment specialist, abrdn, è uno degli esperti della Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO, il cui scopo è migliorare l’alfabetizzazione sugli oceani impegnandosi con i governi, i responsabili politici e gli investitori per contribuire alla comprensione dell’influenza e delle sfide dell’oceano.

I benefici economici apportati dagli oceani

Molti si sentono a disagio nel considerare l’ambiente attraverso una lente economica, poiché la natura ha un valore che va ben oltre il suo contributo economico. Tuttavia, adottare una prospettiva economica e determinare il “capitale naturale” degli oceani significa non trascurare il loro enorme contributo. I benefici economici degli oceani sono pressoché infiniti. La pesca e l’acquacoltura forniscono una fonte di cibo essenziale e occupazione a milioni di persone. Le industrie del trasporto e della navigazione oceanica sono essenziali per il commercio internazionale. Queste industrie sono supportate da porti e altre infrastrutture marine.

Oltre ad attrarre il turismo, il valore fornito dagli oceani risiede anche nel loro potenziale come fonte di energia e nel contributo che gli oceani e la vita marina possono dare alla farmaceutica e alle biotecnologie. Il World Wildlife Fund ha stimato che il capitale naturale degli oceani ammonta a 24.000 miliardi di dollari e, prima del Covid 19, stimava che la “blue economy” valesse 2.500 miliardi di dollari all’anno, un valore vicino al PIL di un’economia del G7.

È importante riconoscere il valore intrinseco degli oceani, insieme al valore economico che apportano, per garantire che il benessere degli oceani sia preservato per le generazioni presenti e future.

Come possiamo essere all’altezza delle sfide che ci troviamo ad affrontare?

Spesso si ottengono i migliori progressi quando si dispone di dati e incentivi adeguati. Questi possono motivare i singoli, le imprese e persino le comunità locali ad adottare pratiche più sostenibili o a investire nell’innovazione.

abrdn Charitable Foundation ha collaborato con l’UNESCO per finanziare progetti ambientali in tutto il mondo, uno dei quali è un progetto con sede a Creta, che sta adottando un approccio scientifico nell’acquisizione di dati sui rifiuti marini. Il Mar Mediterraneo è tra i mari maggiormente colpiti dal fenomeno, con 730 tonnellate di rifiuti plastici riversati ogni giorno; il 60% è costituito da plastica monouso, proveniente principalmente dai residenti delle coste e dal turismo. Lavorando con gli scienziati per sviluppare dati e coinvolgere la comunità locale, possiamo adottare un approccio basato su dati concreti e sviluppare politiche per gestire meglio e persino prevenire i rifiuti marini.

Dobbiamo fare leva sulla motivazione umana e sull’interesse economico per continuare a guidare il progresso. Le tecnologie per l’energia rinnovabile vengono ora adottate a livello globale, grazie ai numerosi incentivi governativi: questi fattori sono necessari per migliorare la salute degli oceani.

In che modo è possibile coinvolgere un maggior numero di governi, responsabili politici e investitori nella protezione degli oceani?

È fondamentale diffondere la conoscenza o “alfabetizzazione oceanica”. Secondo l’OCSE, l’Obiettivo di sviluppo sostenibile “14: La Vita sott’Acqua” ha rappresentato solo lo 0,01% di tutti i finanziamenti allo sviluppo fino al 2019. Considerata l’importanza critica degli oceani per la nostra salute e la nostra economia, si tratta di una statistica davvero deludente. Ma le cose stanno migliorando. Sono uno degli esperti della Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO e il nostro scopo è migliorare l’alfabetizzazione sugli oceani, coinvolgendo governi, politici e investitori per migliorare la comprensione dell’influenza e delle sfide dell’oceano.

Quali azioni positive sono state intraprese da quando è impegnato nell’UNESCO?

L’ONU ha dichiarato il 2021-2030 “Decennio della Scienza degli Oceani” e sta sostenendo una serie di progetti di ricerca per comprendere meglio fattori come la deossigenazione degli oceani, l’effetto delle microplastiche e le capacità di stoccaggio del carbonio delle mangrovie e delle paludi. Questa attenzione per la scienza degli oceani ha già prodotto dei risultati.

Lo scorso marzo, ad esempio, è stato approvato il Trattato delle Nazioni Unite per la protezione dell’alto mare, che sostiene la biodiversità marina nelle acque al di fuori delle giurisdizioni nazionali. Attualmente, due terzi degli oceani del mondo sono considerati acque internazionali, il che significa che tutti i Paesi hanno il diritto di pescare, navigare e condurre ricerche. Tuttavia, solo circa l’1% di queste acque, note come “alto mare”, è stato protetto. Il trattato trasformerà le acque internazionali in aree protette, contribuendo a raggiungere l’obiettivo globale di proteggere il 30% degli oceani a livello globale entro il 2030, come concordato alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 2022.

La Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, tenutasi all’inizio di quest’anno, è stata la prima conferenza sull’acqua organizzata dall’ONU in quasi 50 anni. Il risultato principale è stato l’Agenda d’azione internazionale sull’acqua, con la quale i governi, le istituzioni multilaterali, le imprese e le ONG si sono impegnati ad affrontare i problemi di sicurezza idrica.

C’è ancora molto da fare, ma i progressi compiuti negli ultimi anni sono incoraggianti ed è fondamentale mantenere questo slancio.