ESG, come il salmone è diventato il pescato del giorno

Petra Daroczi, ESG Analyst/Portfolio Manager di Comgest -
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L’acronimo ESG è storicamente associato al colore verde. Tuttavia, per molti anni è stato forse più appropriato descrivere il settore degli investimenti sostenibili come un’area grigia. È emerso un abisso tra le ambizioni degli investitori e il significato pratico dei principi ESG che le aziende, consapevolmente o meno, sono state in grado di sfruttare.

In qualità di investitori, accogliamo con favore il miglioramento del controllo, in quanto pone maggiore enfasi sul nostro processo di due diligence. Riteniamo che l’analisi non finanziaria sia diventata una via cruciale per individuare le società di qualità con modelli di business sostenibili. Un buon esempio di come questo processo abbia aggiunto valore ai nostri portafogli è rappresentato dal business dell’allevamento del salmone – un “odi et amo” tra gli osservatori che è diventato piuttosto controverso. Se da un lato si nutrono preoccupazioni per l’allevamento ittico su scala industriale, dall’altro è riconosciuto che molte di queste preoccupazioni sono applicabili a tutto lo spettro agricolo e che il pesce è una delle fonti di proteine animali più sostenibili al mondo.

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Per quanto riguarda i “pro”, le credenziali di sostenibilità del salmone d’allevamento sono positive rispetto a manzo, pollo e maiale. Ad esempio, il Feed Conversion Ratio (FCR), che misura quanti chili di mangime sono necessari per produrre un chilo di carne, e l’impronta di carbonio, misurata in grammi di CO2 per porzione, del salmone d’allevamento sono entrambi notevolmente inferiori.

L’indice FCR è significativo anche dal punto di vista finanziario. Con circa il 40%, il mangime rappresenta il principale costo operativo nell’allevamento del salmone; pertanto, la riduzione del mangime migliora i margini. Sebbene la resa proteica sia leggermente inferiore a quella dei suoi concorrenti – il salmone d’allevamento offre 20 g di proteine per 100 g di carne, mentre la carne bovina ne offre 26 g – il salmone d’allevamento fornisce la più alta quantità di proteine animali con il più basso impatto ambientale.

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Tra i “contro” ci sono le preoccupazioni legate alle pratiche alimentari impattanti per l’ambiente, al benessere degli animali, all’impatto nascosto delle emissioni di carbonio e all’inquinamento generalmente associato all’allevamento su scala industriale. Quest’ultimo punto è spesso aggravato dagli scarti dei pesci, dal mangime non consumato e dalle sostanze chimiche utilizzate in acquacoltura che hanno un impatto negativo sugli ecosistemi marini, in particolare sui fondali.

È comprensibile il dibattito sull’allevamento di salmoni dal punto di vista ESG ma, come per molte opportunità di investimento nel settore, se la destinazione è attraente, il viaggio è irto di insidie per la sostenibilità. È questo il caso di Bakkafrost, il terzo allevatore di salmoni al mondo. Avevamo dubbi su alcune sfide associate alle pratiche di allevamento del salmone in generale.

Bakkafrost è stata in grado di illustrare le ragioni per cui si affida a ingredienti marini unite ai risultati di trial, all’interno dei propri allevamenti, di mangimi a base di ingredienti vegetali. L’azienda vanta un reparto di produzione di mangimi interno, che le permette di avere un controllo completo sia sui costi che sugli ingredienti. In questo modo il salmone d’allevamento riceve una dieta più naturale rispetto a quella di molti allevamenti concorrenti, con vantaggi non solo in termini di benessere animale, ma anche di risultati per i consumatori. Grazie agli alti livelli di contenuto marino nei suoi mangimi, il salmone Bakkafrost è uno dei leader nei livelli di omega-3, il che lo rende molto efficace nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, tra le altre cose.

Un’altra critica mossa al settore è che la concentrazione delle popolazioni di pesci negli allevamenti possa portare alla diffusione di malattie e parassiti, che possono danneggiare sia le popolazioni di salmone d’allevamento che quelle selvatiche e richiedere l’introduzione di antibiotici e sostanze chimiche per il mantenimento. Peggio ancora, questo può a sua volta contribuire alla resistenza agli antibiotici e avere potenziali implicazioni per la salute dei consumatori. Consapevole di ciò, Bakkafrost si è impegnata a eseguire rigorosi test sulle malattie e a detenere un numero inferiore di pesci per recinto in modo da ridurre queste problematiche.

ESG non è solo un’etichetta verde: è diventato un parametro chiave attraverso il quale consideriamo le opportunità di investimento e i potenziali rendimenti.