Cash Intensity Index. Verso un’Italia Cashless? Sì, però molto di più tra i giovani di 25-30 anni di età

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LA GENERAZIONE Z GUIDA I PAGAMENTI DIGITALI, MA IN ITALIA RESISTE IL CONTANTE

di Ivana Quartarone

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Cashless

Nel 2024 l’Italia si conferma nel Cash Intensity Index tra le 30 peggiori economie con più alta incidenza del contante e con un valore più alto rispetto alle medie di tutte le aree geografiche (Nord America, Centro-Sud America, Europa, Asia-Oceania). Sebbene mantenga questo triste primato, il Bel Paese guadagna quattro posizioni attestandosi al 21° posto – il più alto di sempre nell’Indice – grazie a un miglioramento della connettività, ai progressi nei valori transati e all’abitudine al cashless degli italiani: la velocità di sviluppo dell’Italia è raddoppiata nell’ultimo anno, raggiungendo valori in linea con la media europea (Cashless Society Speedometer).

Tuttavia, piccoli passi incoraggianti emergono dalle abitudini della Generazione Z: secondo il nono Rapporto “Verso un’Italia Cashless, casi d’uso e ruolo di cittadini, imprese ed esercenti” a cura della Community Cashless Society di The European House Ambrosetti – si evidenzia una crescente adozione dell’uso dei pagamenti digitali tra i giovani 25-30 anni (79,5%) che ritengono «importante» o «molto importante» la possibilità di pagare cashless.

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Emerge un’Italia spaccata in due: se da un lato il contante rimane ancorato tra la popolazione over-60 e al Sud, dall’altro, si consolida la quota di italiani che dichiara di voler aumentare il ricorso al cashless, pari a oltre il 70%.

I fattori trainanti la crescita dei pagamenti digitali

Medaglia d’oro all’e-commerce, con oltre 1 italiano su 2 che afferma di aver fatto maggiormente ricorso al canale online nell’ultimo anno per i propri acquisti. Al secondo posto seguono i pagamenti in modalità P2P (person to person) che rappresentano oggi il canale preferito – solo dopo le carte di credito/debito – da 1 italiano su 2 per effettuare pagamenti online. Ultima posizione occupata dal “Buy Now Pay Later” (BNPL) che si sta affermando sempre di più come nuova soluzione di pagamento con 7 italiani su 10 che vi hanno fatto ricorso nell’ultimo anno.

“Stiamo andando incontro a una società sempre più cashless, un approdo che ha anche il vantaggio di essere sostenibile poiché l’impatto ambientale di una transazione cashless è inferiore del 21% rispetto a una in contanti. E d’altra parte è ormai aperto anche il dibattito sulla Central Bank Digital Currency, una nuova forma di valuta in forma digitale emessa dalle Banche Centrali per semplificare le transazioni e i trasferimenti digitali. Al 2023 sono 130 i Paesi che stanno considerando il lancio di una propria valuta digitale, con l’UE che ha proposto di introdurre un Euro Digitale da affiancare al contante facendo leva sull’integrazione con la digital identity. Insomma, il processo è avviato e a trarne beneficio sarà la società nel suo insieme” – afferma Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti

Uno sguardo ai dati: i risultati della survey della Community Cashless Society

Condotta su un campione di 1.000 cittadini, circa 3 italiani su 5 riportano di aver aumentato l’utilizzo dei pagamenti cashless rispetto all’anno precedente, e oltre 1 italiano su 2 afferma di voler ridurre l’utilizzo del contante nei prossimi anni.

In particolare:

  • 3 italiani su 5 scelgono di utilizzare il cashless principalmente per velocità e comodità. Dall’indagine emerge come la popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni sia quella che utilizza i pagamenti cashless più spesso con una frequenza del 63,4% durante l’anno.
  • I pagamenti cashless rappresentano comunque un fattore di «attrattività» per i consumatori: ben 3 italiani su 4 ritengono «importante» o «molto importante» la possibilità di pagare in modalità cashless presso gli esercizi commerciali. Infatti, la principale motivazione che spinge gli esercenti ad aumentare questa tipologia di pagamento è proprio l’incremento della domanda da parte dei clienti.
  • Per quanto riguarda la sicurezza, i cittadini italiani assegnano ai pagamenti cashless un livello di sicurezza ancora pari a quello del contante e il timore di possibili frodi rappresenta per il 40% il maggiore ostacolo alla diffusione del cashless nel Paese.

Il contante inquina?

Oltre il 70% del campione non è a conoscenza della maggiore sostenibilità del cashless rispetto al contante, misurabile attraverso le minori emissioni di CO2 (-21% per singola transazione). Ma anche in questo caso, i pagamenti digitali rappresentano la scelta migliore: se in Europa tutti i pagamenti fossero sostituiti da transazioni digitali si risparmierebbero oltre 200 milioni di kg di CO2 l’anno e in Italia 28 milioni di kg di CO2.

Facendo leva su uno studio della Banca Centrale Olandese, che ha realizzato un impact assessment rappresentato dai grammi di CO2 emessi per singola transazione, l’impatto ambientale risulta pari a 4,6 g/ CO2 per una transazione in contanti e 3,8 g/ CO2 per una transazione cashless. Sulla base di questi input, è stato stimato che nel 2022 le emissioni totali in Europa da transazioni in contante sono pari a circa 1,2 miliardi di kg di CO2 (un valore comparabile alle emissioni dell’intero settore di produzione dei metalli in Italia).

Con riferimento all’Italia, essa rappresenta la 2a economia europea per emissioni totali di CO2 generate dai pagamenti in contante (160,8 milioni di kg, il 14,2% del totale UE) dietro solo la Germania (232 milioni di kg). Pertanto, se tutti i pagamenti in contante venissero sostituiti da transazioni cashless, il totale della riduzione delle emissioni in Europa corrisponderebbe a 190,4 milioni di kg di CO2 risparmiati, pari circa alle emissioni di CO2 del settore di raccolta, trattamento e fornitura dell’acqua in Italia.