Il Fintech in Italia
Il settore Fintech è stato caratterizzato da un rapido sviluppo nell’ultimo decennio in tutto il mondo, sostenuto da innovazioni tecnologiche e normative. La progressiva crescita delle dimensioni di questo fenomeno ha interessato anche il nostro Paese, attirando l’attenzione delle autorità e dei regolatori, che valutano la redditività e la sostenibilità di queste imprese, le prospettive di sviluppo e le interazioni con i settori che tradizionalmente offrono analoghi servizi.
Lo sottolinea un interessante Paper della Banca d’Italia che presenta una analisi , effettuata sui bilanci delle imprese Fintech operanti in Italia che mostra come questo ecosistema sia composto in larga parte da un elevato numero di imprese di piccole dimensioni.
I dati di conto economico nel loro complesso evidenziano una marcata divaricazione tra ricavi operativi e redditività, con i costi esterni per servizi e beni forniti da soggetti terzi che assorbono oltre la metà dei ricavi operativi. I valori degli indicatori di redditività, ancora su livelli insoddisfacenti, sono comunque in miglioramento ed emerge una marcata correlazione positiva tra la performance economica e la dimensione d’impresa. Il settore risulta inoltre caratterizzato da elevati livelli di patrimonializzazione.
Complessivamente, l’ecosistema Fintech in Italia si presenta come un insieme di imprese piuttosto eterogenee per forma societaria, attività svolta e struttura di bilancio, con alcune importanti differenze rispetto ad altri settori produttivi, tra le quali il limitato accesso alle fonti di finanziamento tradizionali.
Con riferimento ai segmenti di attività, nei comparti dei servizi di pagamento e regolamento e del credito e raccolta fondi, i finanziamenti raccolti da investitori privati risultano tuttora indispensabili per assorbire le perdite d’esercizio e garantire la prosecuzione dell’attività d’impresa in attesa del raggiungimento del punto di pareggio in bilancio (break-even point).
Le imprese attive nel credito, deposito e raccolta fondi, e nell’erogazione di servizi di pagamento e regolamento presentavano in bilancio una redditività ancora negativa nel 2021, a differenza delle imprese di assicurazione, di quelle attive negli altri servizi finanziari collegati e delle imprese Techfin che forniscono infrastrutture e soluzioni tecnologiche ad altri operatori.
I risultati dell’analisi sono coerenti con le evidenze della più recente edizione dell’Indagine Fintech sul sistema finanziario italiano effettuata dal Dipartimento Vigilanza della Banca d’Italia, secondo cui l’adozione delle tecnologie digitali è concentrata su un numero ridotto di intermediari e fa prevalentemente leva sulle collaborazioni con aziende di ecosistema (meno del 30% dei progetti viene condotto in house), anche attraverso partecipazione diretta al loro capitale.
L’analisi è soggetta ad alcune considerazioni . Il primo riguarda il campione d’imprese utilizzato che nel suo complesso rappresenta circa 3,3 miliardi di attività Fintech e che, non considerando i progetti e gli investimenti Fintech dei gruppi bancari e di altri soggetti vigilati, rende questa analisi parziale. I risultati sono inoltre influenzati da condizioni macroeconomiche peculiari, quali la pandemia da Covid-19 che da un lato ha inciso negativamente sull’attività economica per circa la metà del periodo preso in considerazione, dall’altro ha contribuito al mantenimento di politiche monetarie accomodanti e al conseguente persistere di un prolungato periodo di bassi rendimenti alternativi.