La COP29 inizia subito dopo la Conferenza sulla Biodiversità (COP16)

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In attesa di vedere quali sviluppi ci saranno, è importante porre l’attenzione sul fatto che questo importante e globale appuntamento arriva poco dopo la chiusura della Conferenza delle parti sulla biodiversità, ovvero la COP16, che si è tenuta in Colombia, dal 21 ottobre al 1° novembre, e che ha visto un nuovo appello per la protezione degli ecosistemi.

La COP16 si è, infatti, presentata come un momento cruciale per verificare i progressi degli impegni presi due anni fa a Montreal, durante la COP15, dove è stato approvato il “Global Biodiversity Framework” (GBF): un percorso il cui obiettivo è di valorizzare conservare e ripristinare la biodiversità entro il 2050, sostenendo un pianeta sano e fornendo benefici essenziali per tutte le persone. Per raggiungere questo obiettivo, sono stati fissati 23 ambiziosi target entro il 2030 per arrestare e invertire la perdita di biodiversità. Tra questi l’obiettivo 30×30, che prevede la protezione e conservazione del 30% del territorio terrestre e marino. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), oggi solo il 17,6% delle terre e l’8,4% delle aree marine sono protette. Risulta, invece, più difficile valutare se il tasso di estinzione delle specie stia effettivamente rallentando o se la densità di biodiversità nelle aree protette stia aumentando. Infatti, non esiste un numero magico che descriva in sintesi questo impatto e soprattutto le società non sono così abituate a rendicontare le informazioni legate alla natura, e, quindi, spesso i dati che abbiamo sono solo stime.

Secondo Etica Sgr, unica società italiana di gestione del risparmio che propone esclusivamente fondi comuni di investimento etici e responsabili, la finanza può avere un’incidenza rilevante sulla biodiversità, soprattutto per un investitore che ha un orizzonte temporale di medio-lungo temine per il quale è importate considerarla all’interno degli investimenti, considerando anche i suoi rischi. La banca mondiale stima una perdita di PIL complessiva pari a 2,7 trilioni di dollari al 2030 a causa della crisi di biodiversità. Nel brevissimo futuro avremo, dunque, difficoltà di accesso alle risorse e un aumento dei costi. Di conseguenza, capiamo benissimo, come questo possa avere un impatto anche da un punto di vista finanziario.

Cristina Colombo, ESG Analyst di Etica Sgr, ci spiega che:

Etica Sgr nel 2020 ha firmato il Finance for Biodiversity Pledge per tutelare la biodiversità. Allora, Etica Sgr era l’unica Sgr italiana ad aver sottoscritto questo impegno; oggi sono più di 177 le istituzioni finanziarie che fanno parte dell’iniziativa, per un totale di circa 22,1 trilioni di asset under management. Il Pledge si definisce con 5 obiettivi sfidanti che ogni anno le istituzioni finanziarie devono cercare di raggiungere: la collaborazione, l’engagement, la valutazione del proprio impatto, i target da raggiungere per poter minimizzare l’impatto, e infine, riportare pubblicamente i risultati, anche per una questione di trasparenza con i nostri clienti finali. Il nostro impegno maggiore si esplica nelle attività di engagement, in particolare con una campagna ad hoc sulla biodiversità, dove cerchiamo di spronare le aziende a fare disclosure di tutte quelle informazioni legate alla natura e, quindi, ad adottare gli standard sulla rendicontazione. Etica Sgr svolge anche un engagement di tipo “collaborativo”, ovvero in collaborazione con altri network. In questo caso, con il PRI, che tramite la sua iniziativa SPRING sulla biodiversità, raggruppa investitori per andare proprio a spingere le società a migliorare e a diminuire i propri impatti sulla natura.”