Tuoni e fulmini. I dazi sui prodotti europei: un grave errore secondo Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda
Le parole del Presidente Donald Trump sul “giorno della liberazione degli Stati Uniti”, così come quelle con cui ha presentato al mondo i dazi che dal 5 aprile 2025 saranno in vigore, sono davvero preoccupanti.
Lo ha dichiarato in occasione dell’incontro “The Art of the International Deal. Preparing for a New Trade Era” organizzato da The Aspen Institute Italia e l’American Chamber of Commerce in Italy, e lo ribadisce anche oggi: “Siamo davanti ad un nuovo ordine che agirà su logiche diverse da quelle che hanno segnato il commercio mondiale da quando è stato fondato il WTO a Marrakech nel 1994”.
Come sottolinea l’introduzione dei dazi sui prodotti europei è un grave errore che rischia di avere conseguenze pensanti sulla nostra economia, soprattutto per un territorio come quello lombardo che, con 163 miliardi di euro, fa il 26% dell’export italiano e per il quale gli USA sono il primo partner commerciale extra UE. Ma i dazi fanno male anche all’America che con il resto del mondo è profondamente interconnessa lungo le catene globali del valore e tra aziende. “Dobbiamo negoziare con gli USA a livello europeo utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione e allo stesso tempo abbattere urgentemente le barriere interne che l’Ue si è autoinflitta per l’eccessiva regolamentazione, che equivale ad un dazio del 45% che le imprese devono pagare”.
In un recente incontro a Milano presso la Società del Giardino, precedente alle ultime dichiarazioni di Trump, Alessandro Spada aveva già affrontato il tema dei dazi, della globalizzazione e della concorrenza internazionale e in particolare aveva teorizzato quanto i dazi possano avere senso solo in presenza di squilibri (ad es. dumping contrattuale, sfruttamento dei lavoratori, uso di mano d’opera minorile). Ma applicati su base esclusivamente commerciale, porterebbero a concorrenza distorta, impattando soprattutto la classe medio-bassa a causa dell’aumento dei prezzi e dell’inflazione.

Critica alla strategia americana
Stati Uniti. Politiche focalizzate sull’attrazione di imprese produttive (mediante grandi fondi e provvedimenti, sia sotto Trump sia sotto Biden).
Investimenti in Digitalizzazione e Transizione Ecologica
- Investire in grandi fondi per consentire alle imprese di affrontare sfide come la digitalizzazione e la transizione ambientale.
- La promozione di campioni europei che possano competere con le grandi realtà statunitensi e cinesi in campo tecnologico.
Critica alle imposizioni ambientali
- Obiettivi ambientali ambiziosi (es. raggiungere emissioni zero entro il 2050) ritenuti utopici e penalizzanti per l’industria, specialmente se non supportati da una scaletta tecnologica chiara.
- Riflessione sulla necessità di fissare obiettivi realistici (ad esempio, 80-85% di riduzione) per salvaguardare il comparto industriale e garantire una transizione graduale.
Sfide della Competitività Tecnologica in Europa
- Dominio della tecnologia da parte degli Stati Uniti e della Cina, specialmente nel campo dell’intelligenza artificiale con la stragrande maggioranza di società leader fuori dall’Europa.
- Problemi strutturali dell’Unione Europea: rigorose normative antitrust che limitano la formazione di grandi conglomerati capaci di investimenti ambiziosi.
- Incapacità di sviluppare fondi adeguati e strutture competitive rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, il che ostacola la possibilità di sfidarli efficacemente in ambito tecnologico.
- Altri temi trattati sono stati l’aumento della complessità nelle procedure industriali e ambientali negli ultimi anni, che penalizza la competitività delle imprese europee, e la difficoltà a conciliare obiettivi ambientali e requisiti industriali senza penalizzare eccessivamente il comparto produttivo.