Il Festival di Cannes ci racconta il volto della dittatura. Tre film potenti in corsa per la Palma d’Oro

Laura Damiola -

Tre film potenti in corsa per la Palma d’Oro che alzano un grido potente contro il totalitarismo

Di Laura Damiola — 

“Gli unici a credere nel mondo sono gli artisti. “La persistenza dell’opera d’arte riflette il carattere persistente del mondo”, ha detto o scritto la filosofa Hannah Arendt, che ha dedicato la sua vita a decifrare le origini del totalitarismo che ha insanguinato il secolo scorso. Contribuire a una forma di educazione attraverso la settima arte era l’intento primario di Jean Zay, l’uomo che negli anni ’30 ha avviato l’idea di un Festival Internazionale del Cinema come baluardo contro il totalitarismo usando il cinema come strumento di propaganda. Al di là del gossip e dello scintillio, del red carpet e delle cosiddette pose “glamour”, questa vocazione continua in questa 78a edizione. Abbiamo selezionato tre film che lo dimostrano in modo eloquente.

Un piccolo incidente di Jafar Panahy (Iran)

Un grido potente arriva dal regista dissidente iraniano Jafar Panahy che né la violenza oppressiva del suo paese, l’Iran, né i sei anni di carcere sono riusciti a fermare la sua vena creativa. Quest’anno dopo 15 anni di assenza è tornato a Cannes per il suo film “Un piccolo incidente” in concorso nella selezione ufficiale filma la forza della ribellione di uomini e donne. E’un atto di accusa sulle torture dei prigionieri nel suo paese. E’ ancora più violento e diretto delle altre sue opere clandestine che è riuscito a girare, ponendo sempre molti interrogativi sulla violazione e fragilità delle libertà individuali in una società bloccata dalla censura. Il  suo stile è minimalista di semi-documentario.  

O agente segreto di  Kleber Mendonça Filho Wagner( Brasile)

Il male profondo della dittatura è anche al centro del film del regista brasiliano che ci riporta nel 1977 a  Recife durante il Carnevale, durante il quale morirono decine di persone all’interno della violenza quotidiana perpetrata dal cosiddetto “regime militare dittatoriale dei Gorillas” che insanguinò la terra brasiliana per oltre vent’anni. Un film politico, poliziesco che ci porta in un labirinto di malintesi e tradimenti, in un Brasile tormentato dalla dittatura militare, con agenti di polizia dediti a far sparire oppositori del regime. Il bravo attore Wagner Moura, interpreta un docente e ricercatore disprezzato, e caduto nel mirino del potere in carica.

I due procuratori di Sergei Loznitsa (Ucraina)

Vivere il passato ci aiuta a capire la storia di oggi. Ci troviamo in Unione Sovietica, alla fine degli anni ’30. Il regista ucraino Sergei Loznitsa, ci mostra con questo film, ispirato a una storia vera, il potere feroce della macchina totalitaria. Loznitsa ha uno sguardo intransigente e nel suo film ricrea l’atmosfera oppressiva dello stalinismo.  Nel film colori sono spenti, dominano il nero, il grigio, il marrone e l’ambiente è claustrofobico. Ci fa rivivere la tragedia condivisa da un intero popolo sotto nell’inferno delle purghe staliniste.  Un giovane procuratore, Alexander Kornev (Alexander Kuznetsov) è stato appena incaricato di indagare sulle condizioni di detenzione e sulle possibili violazioni delle regole nei confronti dei detenuti.  Nella prigione di Briansk, al Sud ovest di Mosca incontra il detenuto Stepniak (Alexandre Filippenko) incarcerato come un” individuo socialmente pericoloso”, che gli spiegherà che anche lui, come tanti altri, è stato torturato dai membri dell’NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni). Alcuni stanno cercando di scrivere a Stalin lettere di denuncia sulle false confessioni che vengono loro estorte, ma che non verranno mai recapitate. Questa polizia politica imprigiona, tortura i quadri del partito comunista. Spinto dalla convinzione che i crimini della polizia segreta debbano essere denunciati, l’ingenuo procuratore decide di recarsi a Mosca per incontrare il Procuratore generale, perno  del sistema per denunciare queste pratiche e  difendere i diritti dei prigionieri ma le conseguenze saranno tragiche.

“Attenzione” ha detto il regista che nei prossimi anni potremmo essere visti noi come ingenui e nuove vittime di un sistema. Dobbiamo batterci per conservare la democrazia”.