Anticipare la pensione? Ecco tutte le strade possibili

di Walter Quattrocchi - redazione@lamiaprevidenza.it -

Il jobs act, con la “staffetta generazionale” consente di ricevere una parte dell’assegno, con orario di lavoro ridotto. Ma la legge prevede anche altre possibilità…

Con il varo del jobs act è possibile anticipare l’uscita in vista della pensione di vecchiaia grazie al ricorso alla “staffetta generazionale”.

Negli ultimi due anni di lavoro si potrà infatti ridurre almeno della metà l’orario di servizio, e percepire dall’Inps una parte della pensione. La richiesta può essere fatta soltanto se l’azienda in cui si lavora in parallelo assume con contratti a tempo indeterminato (contratti di solidarietà espansiva) in un’ottica di ricambio generazionale.

I requisiti minimi per ottenere la riduzione dell’orario di lavoro, e incassare parte della rendita sono attualmente: 64 anni e tre mesi di età se uomini (saranno 64 anni e sette mesi nel 2016) e 61 anni e nove mesi se donne (63 anni e 7 mesi nel 2016), in entrambi i casi con un minimo di 20 anni di contributi.

Ma il sistema previdenziale offre già alcune possibilità, seppure in casi circoscritti, di anticipare la pensione di vecchiaia: la pensione anticipata, l’”opzione donna” con il contributivo secco, l’uscita precoce per i lavori usuranti e, per le aziende con più di 15 dipendenti, la sospensione dal lavoro fino al pensionamento (con un assegno sostitutivo della pensione e il versamento dei contributi da parte dell’azienda).

Inoltre dal 2016, gli assunti dopo il 1° gennaio 1996 (soggetti al solo regime contributivo) potranno andare in pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi e 63 anni e tre mesi di età (invece di 66 anni e sette mesi se uomo o 65 anni e sette mesi se donna) e un importo di pensione pari ad almeno a 2,8 volte l’assegno sociale, che per il 2015 è pari a 448, 52 euro.

Vediamo in dettaglio i vari casi.

42 anni di contributi

Alla pensione anticipata si accede indipendentemente dall’età ma con almeno 42 anni e sei mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne. Questi requisiti sono soggetti all’adeguamento alla speranza di vita.

Opzione donna
Le donne, inoltre, possono accedere alla pensione di anzianità con il regime sperimentale comunemente conosciuto come “opzione donna”. Attualmente i requisiti richiesti per questa soluzione sono 57 anni e tre mesi di età per le lavoratrici dipendenti e 58 anni tre mesi per le autonome, con almeno 35 anni di contributi e un’attesa dovuta alla finestra mobile di 12 mesi per le diopendenti e 18 per le autonome. La pensione messa in pagamento sarà notevolmente ridotta (dal 20% al 30% in meno) rispetto a quella calcolata con il sistema misto retributivo-contributivo poiché si applica il calcolo interamente contributivo.

Secondo le indicazioni dell’Inps, l’accesso alla pensione “con opzione” è possibile a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico si collochi entro il 31 dicembre 2015, il che significa, di fatto, che i requisiti devono essere stati ottenuti entro il 30 novembre 2014 se lavoratrici dipendenti ed entro il 31 maggio 2014 se lavoratrici autonome.

Lavori usuranti
La possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro per lavori usuranti è riservata ai soggetti che svolgono attività particolarmente faticose e pesanti, che possono accedere alla pensione di anzianità con il sistema delle quote.

Per il 2015 la quota è 97,3 con almeno 61 anni e tre mesi di età e 35 anni di contributi.

Dal prossimo anno i requisiti di quota e di età subiranno l’aumento legato alla speranza di vita (61 anni e sette mesi di età e 36 anni di contributi). Anche in questo caso si applica la finestra mobile di 12 mesi.

Accordi azienda – dipendenti
Possono ricorrere a questo tipo di accordo le imprese con più di 15 addetti che devono gestire degli esuberi di personale. A fronte di un’intesa con i sindacati, il personale a cui manca non più di quattro anni per raggiungere i requisiti della pensione di vecchiaia o anticipata può smettere di lavorare, ricevendo una sorta di pensione (chiamata “sospensione”) a carico dell’azienda, che contemporaneamente continua a versare i contributi necessari per raggiungere l’età pensionabile.