Opzione donna: oltre 36 mila le lavoratrici interessate

di Walter Quattrocchi -
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Quasi 33 mila andranno in pensione tra il 2016 e il 2018. Altre 3 mila, pur maturando i requisiti, attenderanno l’anno successivo. I dati nella relazione tecnica della legge di Stabilità

Sono più di 36 mila le lavoratrici che potrebbero andare in pensione con l’opzione donna dal 2016.

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Secondo la relazione tecnica che accompagna la legge di Stabilità 2016, 32.800 donne, maturando entro il 2015 i requisiti per l’uscita anticipata con 57, se lavoratrici dipendenti, o 58 anni, se lavoratrici autonome, e tre mesi di età e 35 anni di contributi, utilizzeranno l’opzione donna, con un anticipo sulla data prevista per il pensionamento (rispetto a quanto previsto dalla riforma Fornero, cioè 66 anni e tre mesi se dipendenti nel settore pubblico, 63 anni e nove mesi se dipendenti nel settore privato, o 64 anni e nove mesi se autonome) e una decurtazione dell’assegno, che sarebbe calcolato integralmente con il metodo contributivo.

Il disegno di legge approvato dal governo e arrivato in Senato consente di utilizzare l’opzione anche alle lavoratrici che maturano il diritto alla pensione entro il 2015.

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La relazione parla di 25mila nuove pensionate del settore privato e 7.800 del comparto pubblico, per un totale di 32.800 che andranno effettivamente in pensione tra il 2016 e il 2018.

A questo contingente sono state aggiunte 3.250 lavoratrici del settore privato che, pur maturando requisiti e decorrenza entro il 2015, per loro scelta andranno in pensione più tardi, cioè oltre il 2018 perché, come precisato dall’Inps, il requisito una volta maturato entro il 2015, consente alla lavoratrice di chiedere la liquidazione della pensione in un momento successivo rispetto alla prima decorrenza utile.

Questo nonostante andare in pensione, tramite l’opzione donna, comporti un taglio dell’assegno stimato tra il 30% e il 36%, dovuto al ricalcolo della pensione con il sistema contributivo invece che con quello misto retributivo- contributivo.

Per calcolare l’impatto dell’opzione sui conti pubblici nella relazione tecnica viene preso, come valore di riferimento, un importo mensile di pensione di 1.100 euro lordi per le dipendenti del settore privato e di 760 euro per le autonome.

A tal proposito, come garanzia della copertura finanziaria dell’opzione donna, nella legge di Stabilità viene inserita una precisa clausola di salvaguardia secondo la quale, se i conti non dovessero tornare, la sterilizzazione della rivalutazione dei trattamenti pensionistici dovuta all’inflazione, per gli assegni superiori a sei volte il minimo (circa 3 mila euro al mese), decisa dal governo Letta, continuerà a valere anche nel 2017-2018.

Scegliere di andare in pensione con l’opzione donna nel prossimo anno risulterà più vantaggioso perché ci sarà un ulteriore scalino per le donne del settore privato: i 63 anni e nove mesi, necessari ora alle lavoratrici dipendenti, nel 2016 diventeranno 65 anni e sette mesi, mentre per le autonome si passerà da 64 anni e nove mesi a 66 anni e un mese.