Banca Etruria, primi indagati

-

L’ex presidente Lorenzo Rosi e l’ex consigliere Luciano Nataloni nel mirino della procura di Arezzo: l’ipotesi è conflitto di interessi per alcuni finanziamenti. Si valuta anche il ruolo di Bankitalia e Consob

Primi indagati eccellenti nell’inchiesta della procura di Arezzo sul dissesto di Banca Etruria: secondo quanto scrivono il Corriere della Sera e il Messaggero si tratta dell’ex presidente dell’istituto Lorenzo Rosi, e di Luciano Nataloni, ex membro del Cda. L’ipotesi dell’accusa nei loro confronti è di aver agito in “conflitto di interessi”, per aver percepito dalla banca da loro amministrata dei finanziamenti, alcuni dei quali finiti nelle sofferenze, senza avvisare il mercato.

La lista degli indagati, aggiungono i quotidiani, potrebbe presto allargarsi ai manager della banca e agli altri componenti del consiglio di amministrazione. Delicata, dal punto di vista politico, la posizione dell’ex vice presidente Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena: il Movimento 5 stelle ha chiesto al Parlamento di sfiduciare la ministra, “per il coinvolgimento personale e familiare nelle vicende della Banca Popolare Etruria e Lazio”.

L’inchiesta punta anche a valutare il comportamento della Banca d’Italia e della Consob nella vicenda, in particolare per quanto riguarda il collocamento tra i risparmiatori privati delle obbligazioni subordinate, che hanno causato perdite drammatiche e inaspettate.

Bankitalia ha effettuato ben tre ispezioni tra il dicembre 2012, quando la situazione di crisi della banca era già palese, e il febbraio 2015, quando fu deciso il commissariamento di Banca Etruria.

Dalla relazione degli ispettori di via Nazionale risultava un “buco” di circa 3 miliardi di euro. E per cercare di ripianare quelle perdite sarebbero state emesse le famigerate obbligazioni subordinate. Bankitalia ha comunicato di aver sconsigliato la vendita di quei titoli ai piccoli risparmiatori, sottolineando però di non avere nessun potere di veto.

Quanto alla Consob, alla quale spetta la vigilanza sul collocamento di titoli sul mercato, in particolare per quanto riguarda i risparmiatori retail, non risulta che sia intervenuta in alcun modo.

E sempre a livello giudiziario si stanno muovendo anche le associazioni di consumatori. Federconsumatori e Codacons hanno annunciato per oggi la presentazione di un esposto alla procura di Arezzo a tutela degli ex obbligazionisti che hanno visto sfumare i loro risparmi dopo il decreto “salva banche”, mentre Adusbef ha già presentato esposti-denuncia a nove procure, tra cui quella di Arezzo, per truffa, omessa vigilanza e appropriazione indebita.