Salvabanche, scontro fra Bankitalia e Ue

-

Via Nazionale accusa Bruxelles di aver bloccato un piano che avrebbe evitato le perdite ai risparmiatori. Ma secondo la Commissione la decisione è stata italiana. Renzi: pensiamo a forme di ristoro

Sul decreto salvabanche, la procedura adottata dal governo per evitare il fallimento di quattro banche (Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti) è scontro a distanza tra la Banca d’Italia e la Commissione Ue.

Ieri il capo della Vigilanza di via Nazionale, Carmelo Barbagallo, parlando alla commissione Finanze della Camera, ha detto che l’intervento del fondo di tutela interbancario, insieme con le risorse di altre banche, avrebbe consentito di porre i presupposti superare le crisi “senza alcun sacrificio per i creditori delle quattro banche”. E quindi anche per quegli obbligazionisti “senior” che, spesso inconsapevolmente, hanno sottoscritto titoli con un livello di rischio superiore alle obbligazioni normali, titoli che non sono stati rimborsati in occasione dei salvataggi.

Ma quell’intervento, ha aggiunto Barbagallo, “non è stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, da noi non condivisa”. Per questo, ha concluso, è stata fatta “la scelta meno cruenta”, per evitare di arrivare al 1° gennaio 2016, quando sarebbe entrato in vigore il bail-in, con conseguenti ancora più pesanti per i risparmiatori.

La Commissione Ue ha respinto le accuse, affermando, attraverso un portavoce, che “la decisione di usare il fondo nazionale di risoluzione è stata presa dalle autorità italiane”. L’Ue avrebbe infatti prospettato tre possibili soluzioni, due delle avrebbero comunque comportato il mancato rimborso delle obbligazioni subordinate, e alla fine la scelta sarebbe stata fatta dalle autorità italiane.

Anche l’Abi è intervenuta per criticare la decisione di ricorrere al fondo di risoluzione. Secondo il direttore generale Giovanni Sabatini, dal punto di vista giuridico c’erano le possibilità di intervento del fondo interbancario di tutela. Mentre il presidente dell’associazione Antonio Patuelli ha suggerito agli obbligazionisti dei quattro di ricorre al giudice per far valere i loro diritti.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha invece difeso il decreto Salvabanche. “Il governo è intervenuto quando quelle quattro banche rischiavano di non aprire più, salvando i conti correnti dei cittadini e migliaia di posti di lavoro”, ha detto. “E’ impossibile per le regole europee salvare in modo definitivo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati” ha aggiunto. “Tuttavia stiamo cercando di individuare una soluzione che permetta, soprattuto per gli obbligazionisti, e nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro. Vedremo le modalità, se sarà possibile, ma ci stiamo lavorando”.

In una lettera ai clienti, il neo presidente di Nuova Banca delle Marche, Giuseppe Nicastro scrive che, nel salvataggio, mentre “sono stati tutelati i conti correnti, i depositi e le obbligazioni ordinarie della famiglie e delle imprese e, conseguentemente, anche tantissimi soggetti finanziati”, “il sacrificio più grande è toccato ai possessori degli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le ‘obbligazioni subordinate’”. Nicastro sottolinea l’impegno della banca per “contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea”.

Rincara invece la dose il commissario Ue ai Servizi finanziari Jonathan Hill che, oltre a confermare che la responsabilità del salvataggio dei quattro istituti è del governo italiano, accusa le banche di avere venduto ai risparmiatori prodotti inadatti. “Le quattro banche salvate dall’Italia”, ha detto, “hanno venduto prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano”.