Vita e previdenza: le risposte del settore assicurativo

di Unipol -

La vita si allunga, le famiglie cambiano, la società si evolve. E anche i mercati finanziari pongono le loro sfide alle imprese

Che l’Italia si stia rapidamente trasformando, dal punto di vista sociale, è ormai sotto gli occhi di tutti. L’età media si è alzata, cresce la presenza i cittadini di origine straniera, si diffondono famiglie non tradizionali. Tutte tendenze che trovano conferma nei dati e nelle analisi degli istituti di ricerca e statistica.

Questo deciso e irreversibile cambiamento, economico e sociale, spinge e stimola il settore assicurativo verso una definizione di nuove forme di offerta: per diversi aspetti le compagnie devono ora pensare in termini di rivoluzione, non di evoluzione, del business.

La sfida previdenziale
Nei paesi sviluppati come l’Italia, emerge una grande sfida per il mondo assicurativo: trovare la risposta giusta in termini di prodotti e servizi all’attuale contrasto tra la crescente necessità di soluzioni di tipo previdenziale, molto meglio se personalizzate, e la parallela debole domanda per i prodotti stessi. Come mai ci troviamo in questa situazione a due facce, opportunità da una parte e complessità dall’altra? La risposta è tutto sommato semplice.

Da un lato diversi fattori stimolano la domanda potenziale di prodotti di tipo previdenziale. Innanzi tutto l’allungamento delle aspettative di vita della popolazione. Alla cui base, come noto, ci sono un miglioramento generale della qualità della vita e un sistema sanitario sviluppato. Ne deriva quindi la volontà di garantirsi un tenore di vita adeguato anche nella terza (e ormai quarta) età. Aiuta poi a stimolare la domanda di prodotti di tipo previdenziale il cambiamento normativo e regolatorio in atto in diversi paesi sviluppati: il taglio delle pensioni garantite dallo Stato, come è accaduto in Italia e in Grecia, ne è l’esempio più classico. Cresce la necessità di trovare soluzioni previdenziali finalizzate a integrare le rendite del sistema pubblico.

Me se esistono tutti questi motivi per far lievitare la domanda, perché in pratica il tasso di crescita di questi prodotti risulta basso? Con che problematiche devono confrontarsi le assicurazioni? Anche su questo fronte esistono più fattori.

I numeri dimostrano che negli ultimi anni le persone iniziano a risparmiare in ottica di lungo termine solo dopo aver raggiunto un certo livello e sicurezza di reddito. È uno degli effetti della recente crisi economica. In tempi di incertezza come questi, si preferisce ragionare a livello di portafoglio in ottica di breve periodo. Non c’è spazio a livello di entrate mensili per investire nel lungo periodo. E se anche ci fosse, si preferisce comunque avere dei soldi liquidi per le emergenze, senza bloccarli in investimenti con scadenza troppo avanti negli anni e illiquidi (con regole rigide per il disinvestimento anche parziale).

Esiste poi un fattore fiscale. Sempre più spesso nei paesi sviluppati gli investimenti in prodotti assicurativi di tipo previdenziale stanno perdendo il favore a livello di tassazione di cui, per la loro natura, hanno sempre goduto. I governi hanno iniziato a ridurre le agevolazioni a livello fiscale per i risparmi impiegati in queste soluzioni. Inoltre, almeno in Italia, a frenare la diffusione di questi prodotti assicurativi contribuiscono i vincoli normativi della irreversibilità della scelta nella destinazione del Tfr e della obbligatorietà delle prestazioni in forma di rendita.

La sfida dei tassi di interesse bassi
Ma esiste un altro grande elemento a fare da zavorra al ritmo di diffusione di prodotti di tipo previdenziale: il contesto finanziario dominato da bassi tassi di interesse. Tassi di interesse “avari” sono una caratteristica fondamentale di questa epoca e in prospettiva ancora per alcuni anni. E sono un fatto con cui le compagnie di assicurazioni devono fare i conti.

La prospettiva di avere rendimenti schiacciati verso lo zero ancora a lungo spinge le compagnie assicurative a cercare rendimenti in asset class più rischiose, fino ad arrivare ad esplorare strade nuove come gli asset alternativi, ovvero non tradizionali.

La sfida per il settore vita è trovare il punto di equilibrio tra la ricerca di rendimento senza prendere rischi non garantiti e il rischio di essere colti in fallo dall’aumento della volatilità del mercato. In pratica ciò comporta la necessità di sviluppare una diversificazione dei prodotti, e l’importanza di ragionare ancora in un orizzonte di investimento di lungo periodo che permetta appunto agli investimenti più rischiosi di raggiungere il proprio rendimento atteso. Con un grande vincolo: che i prodotti soddisfino una domanda attenta allo stesso tempo alla semplicità e alla trasparenza ma siano anche, il più possibile, personalizzati.

Diversificare e combinare le soluzioni
La richiesta di protezione, alimentata dai fattori raccontati all’inizio, che arriva al settore assicurativo è un’opportunità per arricchire i servizi delle compagnie in un’ottica di pianificazione lungo il ciclo di vita degli individui e delle famiglie.

Alcune coperture complementari potrebbero in particolare essere abbinate alle assicurazioni vita:long term care (Ltc, contro la perdita dell’autosufficienza) e dread disease (che offrono sostegno economico in caso di gravi malattie, che richiedono costosi interventi chirurgici): proprio in virtù della scarsità dei fondi disponibili, potrebbero allargare la platea degli interessati grazie ad una protezione più ampia dei rischi legati all’età avanzata.

Gli studi di settore dimostrano che sulla scia del progressivo invecchiamento della popolazione c’è una crescente domanda di soluzioni di questo tipo e le assicurazioni si stanno attrezzando per offrire prodotti sempre più personalizzati. E non è tutto. A fianco a questi prodotti, l’arretramento della copertura del welfare statale e una sempre maggiore sensibilità e conoscenza dei rischi, chiama in campo assicurazioni sanitarie adattate di volta in volta alle situazioni e alle persone, capaci di comprendere sia le tradizionali coperture contro infortuni e malattie sia i rischi più gravi.

Dai big data la chiave per i prodotti personalizzati per le famiglie 2.0
Per far fronte ai cambiamenti sociali che sta caratterizzando la famiglia del terzo millennio, le assicurazioni sono chiamate a offrire prodotti flessibili e modulari come nel caso delle polizze vita che stanno diventando uno strumento prezioso e ambito per risolvere situazioni ereditarie complicate e comunque non convenzionali.

La nuova articolazione familiare comporta nuovi modelli relazionali che devono essere assunti dall’assicurazione per dare risposte adeguate. A questo proposito, digitalizzazione e big data, se opportunamente impiegati possono essere dirimenti per superare l’offerta di prodotti standardizzati portando così il cliente al centro.

Molti addetti ai lavori non esitano addirittura a giudicare l’analisi dei dati digitali del proprio sistema informativo l’asset strategico più importante per le compagnie. Un approccio olistico, globale, ai dati è oggi cruciale per vincere le nuove sfide. E non si tratta di una questione esclusivamente di natura tecnologica. Numerose assicurazioni sono solo all’inizio nel processo di cogliere l’immenso potenziale che la mole di dati raccolti sotto forma digitale durante la propria attività di business mette a loro disposizione.

Con una sempre maggiore quantità di informazioni sulla clientela raccolte, e quindi a disposizione, il miglioramento e lo sviluppo delle capacità di estrarre valore in funzione anche delle variegate nuove declinazioni della famiglia 2.0 dal sistema informativo è essenziale per le assicurazioni. Così da identificare sempre meglio i rischi (e le esigenze) a cui sono esposti più o meno consapevolmente i clienti. E, di conseguenza, da offrire i prodotti e le soluzioni più adatte per ognuno di loro.