In discesa nel 2016 gli investimenti nelle energie fossili

di Rosaria Barrile -

Secondo le stime del Climate Trust, l’esempio delle oltre 400 istituzioni che hanno già fatto questa scelta avrà un ampio seguito nel corso dell’anno

Meno investimenti nelle energie da combustibili fossili e una maggiore adozione di sistemi nazionali che puntano a tassare le emissioni di CO2.
Questa in sintesi la previsione principale formulata dalla Climate Trust, un’organizzazione non governativa americana, che ha reso le sue previsione relative ai trend del mercato dell’energia per il 2016.

Le stime riguardano prevalentemente alcuni Stati del Nord America, ma anche il sistema economico internazionale.

Secondo l’associazione, il 2016 potrebbe vedere il rafforzarsi della fila dei soggetti, anche istituzionali, che hanno optato per il disinvestimento dalle energie fossili. A fare da traino al diffondersi di questa tendenza l’esempio di oltre 400 istituzioni di 43 Paesi (per un totale di 2,6 mila miliardi di asset).

Un altro tema caldo è quello della tassazione delle emissioni di Co2: già oggi circa un quarto delle emissioni a livello mondiale sono sottoposte a un sistema di questo tipo. A seguito degli accordi siglati durante la Cop21 di Parigi, questa percentuale dovrebbe crescere ulteriormente dal momento che i vari Paesi stanno valutando attraverso quali interventi potranno raggiungere gli obiettivi che si sono dati e che hanno già comunicato alle Nazioni Unite in termini di tagli alle emissioni. Alcuni governi hanno manifestato il loro interesse nei confronti di sistemi di scambio tra Paesi in modo tale da ridurre al minimo possibile i rischi economici derivanti dall’agire in modo autonomo. Ci si attende quindi per il 2016 un crescente interesse circa la possibilità di avviare degli scambi o una qualche forma di coordinamento anche sovranazionale tra i sistemi esistenti.

Nel corso del 2016, inoltre, non solo i governi ma anche le grandi imprese prenderanno in maggiore considerazione l’impatto economico dei rischi di natura ambientale.

L’interrogativo principale sarà quindi rappresentato da: quanto costano alle aziende i cambiamenti climatici? Anche se sono stati già diffusi alcuni studi sull’argomento, il 2016 sarà l’anno in cui alla teoria potranno fare seguito azioni concrete. E’ il caso, ad esempio, dell’iniziativa resa nota da Mark Carney, governatore della Bank of England, che ha annunciato la creazione di una task force su “Climate-Related Financial Disclosures” : lo scopo principale del gruppo di lavoro sarà quello di valutare come i mercati finanziari stanno rendendo nota la loro esposizione ai rischi climatici. Tale sforzo viene considerato come la reazione necessaria al fallimento del mercato nel fornire adeguate informazioni agli investitori.

I cambiamenti climatici andranno a influenzare le scelte politiche in misura maggiore rispetto al passato. Un indizio del prendere piede di questa tendenza, secondo l’Ong, è costituito dall’approvazione del Clean Power Plan durante l’amministrazione Obama. L’obiettivo dell’ambizioso piano è quello di tagliare le emissioni del 32% entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 2005.