Troppi ritardi nella lotta contro malnutrizione e obesità

di Rosaria Barrile -

Secondo l’ultimo report “Global access to nutrition index 2016”, in cima alla classifica delle multinazionali più impegnate vi sono Unilever, Nestlé e Danone. Ma solo la prima supera la sufficienza…

Nella lotta contro l’obesità e la malnutrizione, due fenomeni che colpiscono in modo diverso tutto il pianeta, si confermano grandi assenti le più grandi aziende del settore alimentare.

Secondo l’ultimo report Global access to nutrition index 2016 (letteralmente l’indice che misura l’accesso al cibo a livello mondiale) realizzato dalla Access to Nutrition Foundation (un’organizzazione non profit nata nei Paesi Bassi e promossa tra gli altri anche dalla Bill & Melinda Gates Foundation), sono ancora troppo poche le società che si sono fatte carico di contrastare queste minacce, mentre il settore “nel suo complesso si sta muovendo troppo lentamente”.

L’analisi, dopo aver valutato l’impegno di 22 multinazionali su temi quali la strategia aziendale, la disponibilità di prodotti convenienti e adeguati e l’impegno nel sensibilizzare il mondo della politica, è giunta alla definizione di una classifica che vede in cima Unilever con un punteggio complessivo di 6,4 su 10, davanti a Nestlé (5,9) e Danone (4,9). A seguire vi sono Mondel?z (4,3), Mars (3,8), Grupo Bimbo (3,6), PepsiCo (3,6), FrieslandCampina (2,8), Ferrero (2,6) e Kellogg’s (2,5). Coca-Cola è dodicesima, Kraft è diciottesima (con 0,8) e Heinz è diciannovesima (0,3).

Se si guarda ai punteggi, emerge tuttavia anche tra le prime posizioni un quadro deludente: la “migliore della classe”, Unilever, supera di poco la sufficienza mentre la seconda e la terza posizione sono persino al di sotto.

A registrare tuttavia i progressi più importanti rispetto alla prima edizione dell’indice nel 2013, sono Mars e l’azienda lattiero-casearia olandese FrieslandCampina: la prima si è spostata dal 16esimo al quinto posto mentre la seconda passa dal 19esimo all’ottavo.

A pesare sui risultati finali è stata anche una valutazione ad hoc sulle sei aziende tra le 22 considerate che producono anche sostituti del latte materno.
Più in generale, secondo l’analisi, nonostante un numero crescente di società impegnate a incrementare la qualità nutrizionale di alcuni dei loro prodotti nonché a rendere più complete le etichette con gli ingredienti utilizzati, la piaga della malnutrizione è raramente presa in considerazione al momento di definire le strategie aziendali.

Anche se molte aziende hanno obiettivi di espansione del business anche nelle economie emergenti, dove il problema è più diffuso, solo quattro di queste hanno formulato la composizione dei loro prodotti in modo da tener conto delle popolazioni denutrite.

A rendere ancora più importanti i risultati ottenuti dall’indice, ormai riconosciuto come un parametro di riferimento indipendente, il fatto che per circa 50 società finanziarie che hanno firmato l’Access to Nutrition Index Investor Statement, rappresenta uno strumento di lavoro per andare a selezionare le imprese del settore alimentare in cui investire. Tra queste vi sono Amundi, Aviva Investors e Bank Sarasin.