Morningstar

-

I “veri” costi degli Etf Strategic-Beta

Morningstar ha condotto e pubblicato un nuovo report dal titolo “Assessing the true cost of Strategic-Beta ETFs”. Condotta dal team di ricerca sui prodotti passivi di Morningstar, lo studio analizza le commissioni, i costi di replica e di trading per 100 strategic-beta europei e li pone a confronto con 77 Etf tradizionali, domiciliati in Europa e relativi agli indici più popolari. Morningstar definisce strategic beta quella tipologia di strumenti passivi che mirano a ottenere performance migliori o un diverso profilo di rischio rispetto ai benchmark a capitalizzazione. Negli ultimi anni, questi prodotti di nuova generazione hanno registrato una crescita molto forte: a fine dicembre 2015, si contavano 950 strategic-beta per un patrimonio di 478 miliardi di dollari a livello mondiale.

“Gli investitori in Etf strategic-beta, così come quelli in fondi attivi, sono più interessati alla performance e alla strategia, che non ai costi”, ha così commentato Hortense Bioy, CFA, Responsabile della ricerca sui fondi passivi in Europa di Morningstar. “Seppur comprensibile, essi dovrebbero considerare anche la grande divergenza di costo che li caratterizza, anche quando offrono esposizione a strategie simili, oltre al fatto che quelli con costi minori hanno una maggiore probabilità di successo”.

Ecco, qui di seguito, i principali punti chiave del report:

– Gli Etf strategic-beta sono mediamente più cari rispetto ai loro “cugini” tradizionali che replicano benchmark a capitalizzazione. I più costosi, in termini relativi, sono gli Etf Azionari Usa large cap value: con riferimento al paniere S&P 500 e agli indici smart a esso collegati, il Ter (Total expense ratio) medio dei prodotti di nuova generazione è pari allo 0,43%, contro lo 0,14% degli Etf tradizionali.

– Per contro, la fee media degli strategic-beta specializzati sugli emerging è di poco più alta dei colleghi tradizionali (0,6% contro 0,53%).

– Tuttavia, il valore medio di costo degli strategic-beta europei è sceso da 0,43% a 0,39% negli ultimi cinque anni, principalmente a causa dell’introduzione sul mercato di prodotti di nuova generazione meno costosi.

– Il maggior turnover che caratterizza gli indici strategic-beta, rispetto ai benchmark a capitalizzazione, si traduce in più alte spese di replica che non sono incluse nel Ter e che rappresentano un ulteriore freno per le performance, sia per gli Etf fisici che per quelli sintetici. Mediamente, il tasso di turnover degli indici smart è di circa il 20-30% l’anno, mentre quello dei benchmark tradizionali si posiziona tra il 3 e l’8%.

– Gli investitori in questa tipologia di replicanti potrebbero anche sostenere costi di trading (negoziazione) più elevati. Nel complesso, infatti, si tratta di prodotti nuovi, piccoli e acquistati da investitori (buy and hold) più che da speculatori: tutti fattori che si traducono in volumi di scambi contenuti e in uno spread bid-ask più ampio (differenza tra prezzo di acquisto e di vendita).


Il contenuto di questo testo (come di tutta la sezione “Sala stampa”) non impegna la redazione de Lamiafinanza: la responsabilità dei comunicati stampa e delle informazioni in essi contenute è esclusivamente delle aziende, enti e associazioni che li firmano e che sono chiaramente indicati nel titolo del testo.