Bri: vacilla la fiducia nelle banche centrali, tempesta in arrivo

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Secondo l’istituto, la politica eccezionalmente espansiva non ha stimolato la crescita né l’inflazione

“Quelli che vediamo potrebbero non essere solo fulmini isolati, ma i segnali di una tempesta vicina che si sta preparando da molto tempo”: non nasconde la preoccupazione Claudio Borio, capo del Dipartimento monetario ed economico della Bri (Banca dei regolamenti internazionali) organizzazione con sede a Basilea che promuove la cooperazione tra le banche centrali.

Borio commenta l’ultimo rapporto trimestrale della Bri, appena pubblicato, a pochi giorni dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea, in programma il 10 marzo, dal quale sono attese misure di stimolo per l’economia e contro la deflazione. Ci si attende in particolare un nuovo taglio dei tassi di interesse. “C’è una grande incertezza sul comportamento di privati e istituzioni se i tassi dovessero ulteriormente scendere in territorio negativo o se dovessero restare negativi a lungo”, sostiene l’economista. Secondo il quale, finora, le ricette delle banche centrali si sono mostrate inefficaci.

“Malgrado condizioni monetarie eccezionalmente espansive, la crescita nelle principali aree è stata deludente e l’inflazione è rimasta ostinatamente bassa”, scrive Borio. “Gli operatori di mercato ne hanno preso atto e la loro fiducia nei poteri curativi delle banche centrali, forse per la prima volta, ha cominciato a vacillare. Anche i policymakers farebbero bene a prenderne atto”.

La causa vera di questo stato di cose sta nella crescita del debito. “A fronte di un calo prolungato della crescita della produttività, aggravato dalla crisi, i livelli globali di indebitamento hanno continuato a salire e i margini di intervento delle politiche sono diventati sempre più stretti”. Il debito è stato uno dei fattori scatenanti della crisi finanziaria e da allora è ulteriormente aumentato in rapporto al Pil, a livello globale. Nelle economie avanzate, si è avuta una certa riduzione della leva finanziaria nel settore privato, ma il debito del settore pubblico è cresciuto costantemente. Il brusco aumento del debito del settore privato in altri paesi, soprattutto in una serie di economie emergenti tra cui quelle più grandi è lo sviluppo più allarmante.

Borio cita inoltre un dato che conferma le tensioni in atto sui mercati: nell’ultimo trimestre del 2015 l’ammontare dei titoli di debito internazionali ha registrato la maggiore flessione da tre anni, e i rimborsi hanno superato le nuove emissioni di 47 miliardi. Il calo si spiega soprattutto con la scarsità di nuove emissioni da parte delle banche delle economie avanzate. E potrebbe essere quindi il segnale di un progressivo inaridirsi delle fonti di finanziamento.