Il fallimento del “Qe”

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Il quantitative easing della Bce, afferma la Cgia, non ha fatto ripartire né l’inflazione, né il credito alle aziende, calato anzi di 15 miliardi

Il “quantitative easing”, il programma di acquisti da parte della Banca centrale europea di titoli sul mercato, per 60 miliardi di euro al mese aveva due obiettivi: contrastare la deflazione e rilanciare l’economia. A tutt’oggi però non ha funzionato. Ad affermarlo è l’ufficio studi della Cgia, la Confederazione degli artigiani di Mestre.

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A fronte degli 87 i miliardi di titoli pubblici italiani acquistati dalla Bce, sottolinea lo studio, l’inflazione è leggermente negativa, e i prestiti alle imprese sono diminuiti di 15 miliardi di euro.

Le cose non sono andate diversamente nell’Eurozona. Nell’ultimo anno la Bce ha comprato complessivamente titoli per oltre 713 miliardi di euro, in particolare del settore pubblico (quasi 600 miliardi). Eppure nello stesso periodo l’inflazione è cresciuta di appena lo 0,1%, mentre i prestiti alle società non finanziarie europee sono scesi dello 0,7%. Anche in Germania e in Francia, dove le previsioni di crescita economica per il biennio 2016-2017 sono più favorevoli che in Italia e dove i prestiti alle società non finanziarie sono aumentati negli ultimi 12 mesi, l’inflazione è prossima allo zero (più 0,2% in Germania e più 0,1% in Francia).

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Alcuni paesi sono poi in piena deflazione: l’indice medio armonizzato dei prezzi al consumo, nel periodo febbraio 2015-gennaio 2016 è calato dello 0,5% in Spagna e in Lituania, dello 0,8% in Slovenia, dello 0,4% in Slovacchia e dello 0,1% in Finlandia. Nessun Paese della zona euro registra un’inflazione superiore all’1% (il tasso più elevato è dell’Austria, più 0,9%) e l’obiettivo del 2% rimane un miraggio.

Anche la Bri, Banca dei regolamenti internazionali, ha sottolineato oggi l’inefficacia delle misure prese dalle banche centrali. Mentre si attende che giovedì prossimo, 10 marzo, la Bce annunci la sue prossime mosse.