Fondi finti attivi: in Europa potrebbero essere 15 su 100

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Pubblicati dall’Esma i primi risultati dell’indagine sui cosiddetti “closet tracker”. Ma in Italia il numero potrebbe essere più significativo

Tra il 5% e il 15% dei fondi azionari dichiarati come attivi potrebbero in realtà essere gestiti passivamente, replicando integralmente l’indice o benchmark di riferimento. Sono i primi risultati dell’indagine avviata dall’Esma (European security and markets authority, l’autorità di vigilanza dell’Ue sul mercato finanziario) sulla realtà europea dei fondi di investimento.

La questione non è di poco conto, perché i fondi a gestione attiva comportano commissioni di gestione più elevate rispetto ai fondi indicizzati: l’attività di ricerca, analisi e la scelta di una strategia sono evidentemente più complesse quando il gestore si discosta, nella composizione del suo patrimonio, dal benchmark.

Da un paio d’anni però, alcune associazioni di consumatori europee hanno sollevato il problema dei cosiddetti “closet tracker” o “closet indexer”, i fondi venduti (e pagati dai sottoscrittori) come attivi, ma in realtà gestiti in maniera passiva (come gli Etf, che per l’appunto hanno commissioni di gestioni significativamente più contenute).

L’Esma ha avviato così le sue indagini che, come riferisce in un commento Roberto Rossignoli, junior portfolio manager di MoneyFarm, ha prodotto i primi risultati preliminari.

L’Esma ha analizzato un campione di fondi azionari venduti al pubblico in Europa, scelti in base all’entità delle masse amministrate (almeno 50 miliardi) e al livello delle commissioni di gestione (dallo 0,65%, considerata una soglia discriminante tra gestione attiva e passiva); i fondi selezionati, inoltre, hanno alle spalle una storia di almeno dieci anni.

Tra i 2.600 fondi che avevano questi requisiti, per disponibilità di dati ne sono stati selezionati circa la metà, 1.251.

Questi sono stati sottoposti all’analisi, basata su diversi indicatori quantitativi. Tra questi il tracking error, ovvero la volatilità della differenza tra i rendimenti del fondo e quelli del benchmark, e l’active share. Questa è la percentuale dei titoli in portafoglio che si differenziano da quelli del benchmark: normalmente sono considerati come possibili fondi “falsi attivi” quelli che hanno una active share minore del 60%.

E dunque, in Europa sono fra cinque e 15 su 100 i fondi che vengono venduti come attivi ma potrebbero in realtà essere fondi passivi.

“L’Italia al momento sembra uno dei mercati più colpiti da questa tendenza”, aggiunge Rossignoli. “La Consob sta indagando sulle dieci società di gestione del risparmio più grandi e, nonostante non siano stati fatti nomi, alcuni prospetti informativi sono stati oggetto di modifiche varie, così da renderli meglio allineati all’effettiva strategia del gestore”.

L’Esma intanto, nonostante le pressioni “si rifiuta di pubblicare i nomi dei sospetti closet indexer e ha rimandato la questione alle autorità nazionali, cui spetta il compito di rendere più equo e trasparente il mercato del risparmio gestito”, conclude Rossignoli.