Tassi, la Fed “apre” a un rialzo in giugno

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La stretta sarebbe “appropriata” se i dati macroeconomici dovessero confermare un’accelerazione dell’economia americana, dicono i verbali del Fomc

Gli attesi verbali del Fomc, il comitato di politica monetaria della Fed, resi noti ieri sera hanno confermato quello che molti investitori si aspettavano.
Le minute, riferite all’ultima riunione della banca centrale Usa del 26 e 27 aprile scorsi, hanno spiegato che un aumento dei tassi di interesse in giugno è probabile se l’economia americana continuerà a migliorare.
In quella riunione i banchieri centrali statunitensi avevano preferito lasciare invariati i tassi di interesse (in una banda compresa fra lo 0,20% e lo 0,50%) dopo il primo rialzo operato nel dicembre scorso.

Perché una seconda stretta monetaria possa avvenire rimangono validi gli stessi fattori chiave: miglioramento del mercato del lavoro, inflazione tendente al target del 2%,evoluzione del quadro internazionale.
A quest’ultimo proposito, i verbali rivelano che nell’ultima riunione di fine aprile è caduto il riferimento ai “rischi” posti dall’economia globale, ma i membri del Fomc si sono limitati a dire che”monitoreranno da vicino” l’evoluzione del quadro internazionale e che i potenziali rischi economici e finanziari sono “diminuiti”.

Le reazioni alla pubblicazione dei verbali non sono state positive: ieri sera Wall Street ha azzerato i suoi guadagni, chiudendo vicino alla parità, mentre in Europa (le minute sono state diffuse quando i mercati erano già chiusi) gli effetti si sono visti in avvio delle contrattazioni sui listini, orientati alla debolezza.

Sul versante valutario, il dollaro si è rafforzato rispetto un po’ a tutte le valute dei paesi emergenti: won, bath, peso filippino, dollaro di Taiwan.
L’euro passa di mano in calo a 1,1211 dollari e 123,66 yen.