Arbitro bancario, ricorsi on line dal 2017

di Rosaria Barrile -

Presentata la relazione annuale. Nel 2015 ai risparmiatori che si sono rivolti all’organismo sono stati riconosciuti complessivamente quasi 10 milioni di euro. Metà delle controversie riguardavano la cessione del quinto

Nel corso del 2015, ogni mese oltre 1.100 italiani si sono rivolti all’Arbitro bancario finanziario per cercare di risolvere un problema con la propria banca o con la società finanziaria a cui avevano chiesto un finanziamento. Ad affermarlo è Banca d’Italia che ha reso nota la relazione annuale sull’attività svolta dall’organismo nato per tutelare i risparmiatori. Complessivamente sono stati inviati 13.575 i ricorsi con un incremento del 21% rispetto al 2014.

Proprio per sostenere questa intensa attività dell’Arbitro, entro la metà del 2017 sarà disponibile una nuova procedura informatica che consentirà l’accesso online a tutti i risparmiatori.

Nel corso dell’anno passato, rispetto al totale dei ricorsi ricevuti, ne sono stati valutati dall’Arbitro 10.450, oltre 1.800 in più rispetto all’anno precedente.

Nel 68% dei casi le decisioni sono state favorevoli al cliente, con accoglimento totale o parziale delle richieste (41%) oppure con il venir meno del comportamento della banca contestato dal risparmiatore (27%). Restano tuttavia differenze significative sull’esito dei ricorsi in base all’oggetto della controversia: la percentuale di accoglimento è più bassa nel caso di ricorsi relativi ai mutui e al deposito titoli, mentre è molto elevata per quelli riguardanti carte di credito, cessione del quinto dello stipendio e bancomat.

La scelta di ricorrere all’Arbitro ha “riportato” nelle tasche degli Italiani somme importanti: ai risparmiatori che si sono rivolti a questo organismo sono stati riconosciuti complessivamente quasi 10 milioni di euro.

Diversi e articolati gli argomenti su cui l’Arbitro è stato chiamato ad intervenire anche se la cessione del quinto della stipendio o della pensione sembra essere quello più “spinoso”: le controversie che hanno per oggetto questo tipo di finanziamento, raddoppiate nel 2015 rispetto all’anno precedente, costituiscono più della metà dei ricorsi. Nel dettaglio nel 2015 sono stati 7410 contro i 3.671 del 2014.

Pur restando nell’ambito della cessione del quinto, i motivi che spingono i risparmiatori a fare ricorso sono molto diversi. L’estinzione anticipata sembra essere il momento più critico nella relazione tra cliente e società finanziaria che ha concesso il finanziamento: in questa circostanza viene chiesto spesso all’Arbitro di riconoscere il rimborso delle spese a cui ha diritto il risparmiatore.

L’Arbitro ha riconosciuto inoltre in più occasioni la natura vessatoria (e la conseguente nullità) della clausola contrattuale che pone il trattamento di fine rapporto (Tfr) a garanzia del finanziamento e che impone al cliente l’impegno a non richiedere anticipazioni sul trattamento di fine rapporto fino al completo rimborso del credito. La previsione di una garanzia sull’intero Tfr può essere consentita, ad avviso del Collegio, purché non estesa all’intero ammontare del Tfr stesso ma corrispondente a un importo pari al solo debito residuo.

Se si esclude la cessione del quinto, i ricorsi sono diminuiti in tutte le principali materie, ad eccezione di quelli attinenti ad “altri finanziamenti”, ai sistemi privati di informazione creditizia (Sic) e agli assegni. Sono invece drasticamente diminuite le dispute che hanno per oggetto le carte di credito, i bancomat e i mutui (rispettivamente de 50, del 19 e del 14 per cento nel confronto con il 2014).

A guidare la classifica delle regioni in cui è stato presentato il maggior numero di ricorsi, la Campania e il Lazio. Se si guarda alla distribuzione percentuale dei ricorsi lungo la Penisola, la prima registra infatti il 22,9% sul totale, la seconda il 14,1%. A seguire, al terzo posto, si segnala la Lombardia con il 10,8%.