Popolare Vicenza: truccati i profili dei clienti per vendere le azioni

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Da un’ispezione della Bce emergono le modalità illecite del collocamento dei titoli negli aumenti di capitale del 2012 e 2013. E intanto il valore è svanito, passando da 62,5 a 0,1 euro

Azioni collocate senza stilare il profilo di rischio dei sottoscrittori, o alterandolo a piacimento: è la prassi adottata dalla Banca popolare di Vicenza, in occasione degli aumenti di capitale del 2012 e del 2013, con 58 mila clienti. L’accusa, pesantissima, è della Banca centrale europea, che tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015 ha condotto un’ispezione sull’istituto veneto, il cui esito, riportato in un documento di 103 pagine, è anticipato oggi da Repubblica.

“Gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 sono stati portati a termine adottando un approccio non in linea con le normative Mifid, poiché la Bpvi non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio”, scrivono gli ispettori della Bce.

La Mifid (Market in financial instruments directive) è la direttiva europea in materia di investimenti finanziari. E prescrive ai collocatori di acquisire informazioni sui potenziali sottoscrittori, valutando il loro profilo di rischio in modo da offrire investimenti coerenti. Nel caso della Bpvi è accaduto il contrario: i profili di rischio non sono stati richiesti, o sono stati modificati in modo da far apparire i clienti propensi a mettere il loro capitale su titoli azionari, non quotati e quindi ad alto rischio.

Almeno 29mila nuovi sottoscrittori di azioni sono stati coinvolti da questa pratica. Altri 29mila sarebbero stati semplicemente informati con una lettera, che avrebbero dovuto restituire firmata: nove su dieci non hanno mai risposto.

Un altro aspetto gravissimo, poi, è la sovrastima delle azioni: i sottoscrittori si sono infatti ritrovati in mano un titolo che, nel giro di due anni o poco più si è praticamente azzerato, passando da 62,5 a 0,1 euro.

I titoli, scrivono i tecnici della Bce, “sono sempre stati sovrastimati come dimostra la costante e significativa differenza tra il valore dei titoli della Bpvi e delle altre popolari quotate, utilizzando medesimi modelli di valutazione”.

Per quanto riguarda il price to book value (presso delle azioni/valore di libro), per esempio, il coefficiente della Vicenza era 1,2, quasi il doppio della media di quello delle popolari italiane quotate in Borsa 0,73.

Chi poi voleva liberarsi delle azioni, non riusciva a farlo: i titoli non erano quotati e la banca, nonostante le promesse, li riacquistava con sempre maggiore difficoltà.

“A gennaio 2013 le richieste valevano solo 52,5 milioni di euro e ci volevano 28 giorni per evaderle. Alla fine del 2013 è stato calcolato che servivano 311 giorni”, scrive Repubblica. E nei riacquisti, c’erano clienti di serie A e clienti di serie B. “Tra gennaio 2014 e febbraio 2015 almeno 200 ordini sono stati evasi con una priorità che non ha seguito la normale procedura per un controvalore di 21,8 milioni di euro”.