Fondi pensione, lieve crescita nel semestre

di David Canaletto -

Aumentano iscritti e patrimonio, ma nemmeno le “buste arancioni” spingono al decollo del settore. E le azioni pesano sui rendimenti

Previdenza integrativa in moderata crescita, sia in termini di aderenti sia di patrimonio gestito nei primi sei mesi del 2016, secondo il report appena pubblicato dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip). Piuttosto risicati i rendimenti medi registrati nel semestre, con risultati negativi per i comparti che investono prevalentemente in azioni, influenzati dall’andamento contrastato dei mercati finanziari nel corso del primo semestre dell’anno.

Rendimenti in diminuzione
I rendimenti, nei primi sei mesi di quest’anno, sono risultati in media positivi solo per i fondi pensione negoziali (+1%) nonostante le gestioni azionarie di questa forma siano in perdita dell’1,5%. Le altre forme registrano dei tassi medi di rendimento negativi: i fondi pensione aperti registrano un meno 0,4%; le relative componenti azionarie sono in calo del 3,1% ma l’obbligazionario puro tiene a +2,6%.

I piani individuali previdenziali di tipo unit linked perdono complessivamente il 2,1%, con i comparti azionari in perdita del 3,6%.
Per i rendimenti 2016 delle gestioni separate occorre attendere le certificazioni a chiusura d’anno. La loro presenza nei Pip ibridi o multiramo avrà l’effetto di limitare le perdite di questo primo semestre sempre che gli andamenti futuri del mercato azionario non si rimettano al bello.

Iscritti: più 3,9%
Gli aderenti ai fondi pensione, alla fine di giugno 2016 sono oltre 7,5 milioni. L’incremento rispetto al 2015 è di oltre 279 mila unità. C’è stata dunque una discreta crescita così ripartita: +4.6% per i fondi pensione aziendali, +4,5% per i fondi pensione aperti e +4,6% per i piani individuali previdenziali (Pip).

Si avverte dunque un’inversione di tendenza per i fondi di categoria rispetto al lento ma continuo stillicidio degli ultimi anni. Come segnalato da Covip, nei fondi pensione aziendali la crescita di circa 110 mila unità è quasi del tutto ascrivibile al Fondo Prevedi, riservato ai lavoratori edili, che prevede un’obbligatorietà d’iscrizione e di contribuzione da parte dei datori di lavoro.

Sul fronte dei Pip sembra invece attenuarsi la crescita che negli ultimi anni ha spinto questa tipologia di soluzioni previdenziali a conquistare la leadership tra le varie forme previdenziali. L’incremento, seppur rispettabile, è del 4,6% che corrisponde a circa 119 mila adesioni.
143,7 miliardi di patrimonio complessivo

La crescita delle masse gestite è di circa il 2,6% rispetto a dicembre 2015. Corrisponde in valore assoluto a un saldo positivo di circa 3,5 miliardi di euro.

L’incremento patrimoniale più sostenuto in termini percentuali è quello riferito ai i piani individuali previdenziali che rispetto al 2015 registrano un più 7,6% mentre la crescita di fondi pensione negoziali e aperti per entrambe le forme si attesta al 3,6%.

Le “buste arancioni” non bastano
Visti i dati del primo semestre 2016 si può già ritenere che neanche il 2016 sarà l’anno della svolta o del decollo auspicato della previdenza integrativa. L’effetto “buste arancioni”, da cui i lavoratori dovrebbero prendere cognizione di quanto il loro assegno pubblico si ridurrà rispetto all’ultimo reddito percepito, e quindi correre ai ripari attivando una pensione di scorta non sembra insomma pervenuto.