Finanza islamica: una lezione di etica oltre i pregiudizi

David Zahra (partner David Zahra & Associates Advocates) -

I principi che regolano le transazioni sottoposte alla Sharia offrono spunti interessanti per migliorare il sistema finanziario occidentale. Che vale la pena di approfondire

La crisi che stiamo attraversando deve essere considerata non solo sotto l’aspetto economico, finanziario o di «governance», ma purtroppo partendo dalle sue basi del nostro intero sistema.
Gli osservatori concordano su un punto fondamentale che, da noi, è attualmente mancante: un ampio dibattito sull’etica nel mondo degli investimenti.
Detto ciò, esiste però un sistema economico e finanziario dal quale possiamo attingere, sotto questo punto di vista, per imparare a migliorare e far ripartire il nostro.
Anche Luc Frieden ex ministro della finanza lussemburghese aveva accennato a questo, in una sua dichiarazione nel 2011.
Parliamo della finanza islamica.

Avremmo potuto evitare la crisi abbracciando, in una certa misura, i principi regolatori contenuti nella finanza islamica? Il nostro sistema bancario avrebbe potuto trarre dei benefici, se fossero stati applicati alcuni dei precetti che regolano il sistema bancario islamico?
Sono delle domande che dovremmo porci, anche alla luce di quelli che sono i principi della Sharia, la legge religiosa islamica che detta, oltre ai principi di vita, anche le regole che il buon musulmano dovrebbe rispettare nel compimento di operazioni economiche e finanziarie.
Il sistema della finanza islamica, oltre ad includere la trasparenza, la responsabilità sociale e lo stretto rapporto con l’economia reale, si basa infatti su tre punti fondamentali:

  1. la condivisione del rischio;
  2. il divieto di interesse;
  3. il divieto di eccessiva speculazione.

Vediamo di spiegare brevemente questi precetti, per poi approfondire nei prossimi articoli il loro significato.

  1. Per la condivisione del rischio, sicuramente si parte dal concetto di evitare un’eccessiva assunzione di rischi, come ad esempio, non permettere l’emissione di “titoli tossici”, quelli che hanno spazzato via i bilanci di alcune banche occidentali. La finanza islamica prevede che l’incertezza, il rischio – non quello sano di business che viene incoraggiato – sono da evitare a tutti i costi .
  2. Il divieto di interesse sul credito. La finanza islamica ha sviluppato meccanismi che sostituiscono interessi con il flusso di cassa da fonti produttive, per esempio redditi da locazione .
  3. Questo porta al terzo principio, ossia quello riferito all’eccessiva speculazione. Il rischio deve essere condiviso tra creditore e debitore e tutti i soggetti coinvolti in una transazione devono essere in grado di prendere decisioni informate e ci deve essere trasparenza su tutti gli aspetti della transazione.

Da questo breve panorama, potremo partire per un approfondimento con degli articoli semplici e mirati, per spiegare i concetti di quella che sembra essere una vera e propria stella crescente nei mercati finanziari.
Chiariamo. Non si tratta di un vero e proprio nuovo approccio ai mercati da parte di qualcosa che prima non esisteva.
In realtà è nuovo il modo in cui dovremmo porci noi verso questa materia. La finanza islamica infatti è sempre esistita. Ma specialmente in questi ultimi anni se ne è sempre più parlato.

I mercati la richiedono, i fondi aumentano e i clienti si interessano, e perché no, si appassionano. E non solo nei paesi Arabi.
Quello che forse è mancato fino ad ora da parte del mondo non islamico, spesso un po’ ignorante e “superiore” sull’argomento, è stato un vero e proprio slancio conoscitivo nei confronti di quest’area finanziaria. Come detto, però, le cose stanno rapidamente cambiando.
E’ di qualche mese fa, più precisamente di fine ottobre 2013, la notizia che il premier britannico David Cameron ha dichiarato grande interesse per questo tipo di finanza, che sta crescendo con ritmi molto veloci, aprendo le braccia dell’Inghilterra e di Londra, capitale finanziaria, a questo tipo di attività.
Ma anche altri Paesi come la Francia, con un forte tasso di cittadini islamici, o Malta, per la sua posizione geografica, stanno sviluppando le strutture necessarie per diventare centri di finanza islamica.

C’è quindi una forte esigenza di capirne bene il funzionamento, senza pregiudizi.
Capita spesso di avvicinarsi a tale mondo finanziario in due modi: o con un grande positività o con grande pregiudizio. Il primo è utilizzato da quelli che già conoscono il settore in maniera approfondita (spesso vicini al mondo islamico). Il secondo è il riferimento che talvolta viene preso da gran parte di coloro che si avvicinano o sentono parlare di finanza islamica lasciando spazio a un pregiudizio religioso- integralista.
Tanti e vari sono i motivi, che approfondiremo, per cui dovremmo essere interessati e prendere la finanza islamica, se non come un completo esempio, almeno come uno spunto di riflessione per poter migliorare ed uscire da questa crisi nel miglior modo possibile.