Un banking post-digitale è possibile, ma le banche devono accelerare la loro trasformazione digitale

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Il Banking Summit 2019 di The Innovation Group, che si è tenuto il 10 e 11 ottobre a Bardolino (VR) ha visto protagonisti alcuni leader della banking business e IT community italiane, con autorevoli rappresentanti delle principali banche italiane, di neo-banche digitali internazionali e di Fintech. Il contesto di riferimento condiviso è che dopo dieci anni di crisi, pressoché ininterrotta, le banche italiane hanno visto ridursi pesantemente sia i ricavi che gli utili, ampliando sempre di più il gap con la media europea.

Le principali sfide che le banche devono ancora affrontare sono molte. Come sottolineato da diversi relatori nella prima giornata, guardando anche al contesto macroeconomico e regolamentare a breve e medio termine, che prevende molte incertezze e una economia italiane quasi piatta in termini di crescita, saremo ancora in un mercato con tassi minimi, se non addirittura negativi. Quindi guadagnare su quella che è sempre stata l’attività tradizionale delle banche sarà ancora difficile. Le aspettative dei clienti in termini di nuovi servizi e di semplicità nelle modalità di relazione e contatto con la banca, a cominciare dall’on-boarding, sono sempre più elevate. Oggi 2 su 3 degli oltre 5 milioni di italiani definiti “clienti digitali” operano in mobilità e tra 3 anni le banche dovranno essere in grado di acquisire i clienti solo on line.

Lo scenario regolamentare non farà sconti, perché sarà sempre più “data driven” e pesante, anche con ripercussioni e impatti sullo stato patrimoniale delle banche. Se da un lato i Non-Performing Loans (NPL) sono sensibilmente diminuiti di più del 50% dal picco del 2015 che era di 340 Miliardi, le banche italiane rimangono tra le peggiori in Europa come incidenza del credito deteriorato. Se guardiamo ai gruppi bancari generalisti, che rappresentano la maggior parte delle banche tradizionali, si hanno livelli di redditività inferiori al 6% e multipli di borsa fortemente penalizzati, segno di scarse aspettative da parte degli investitori. Inoltre, in Italia le commissioni sui prodotti transazionali, tradizionale fonte di ricavi, si sono contratte, mentre la crisi economica della clientela PMI dopo il 2008 ha ridotto i volumi. Sui ricavi transazionali, un ulteriore impatto negativo è ciò che potrà ulteriormente accadere con Mifid 2, che impone alle banche di dettagliare i costi “veri” delle prestazioni di servizi d’investimento, e con l’entrata in vigore della PSD2, che può creare maggiore competitività sui prezzi dei servizi offerti, anche per l’entrata di operatori non bancari.

L’effetto finale è che, per raggiungere i livelli di redditività media a livello europeo, le banche italiane nei prossimi anni dovranno aumentare di almeno il 21% i ricavi o, in alternativa, ridurre del 18% i dipendenti con una ulteriore chiusura di filiali.

Il mercato bancario ha vissuto una trasformazione epocale negli ultimi anni, che però è ancora lontana dall’essere conclusa.  La vera novità sono le banche nate come digitali, che si presentano sul mercato con piattaforme aperte che danno ai loro clienti la possibilità di accedere a prodotti di terzi, come N26, Revolut, Illimity e Penta, Quonto, tutti presenti come testimoni al Summit.

Per capire quale potrà essere il modello vincente è utile guardare a mercati e geografie dove la rivoluzione digitale è più avanti, come la Cina, dove l’80% della popolazione acquista tramite mobile con piattaforme come Alipay, che ha mostrato l’estensione dei suoi servizi a diversi prodotti finanziare al di là dei pagamenti.

Le banche saranno chiamate a ridefinire il modello di business cercando nuove opportunità di crescita. Il mercato si dividerà tra chi avrà la forza di rimanere grande e chi si sposterà sempre più sulle nicchie offrendo diversi livelli di personalizzazione, cavalcando la digitalizzazione o meglio la trasformazione digitale, magari in partnership con le neobanks o i fintech. La sfida della trasformazione, per le banche italiane, è insomma ben lungi dall’essere conclusa.

Tutti i piani industriali, come hanno testimoniato le banche presenti, da IntesaSanPaolo, UBI, MPS, Bper, BancoBpm, ING, Mediobanca, Creval, CheBanca Mediolanum, oltre che operatori come Nexi, Bancomat, indicano una significativa spinta a investire in strategie di “digitalizzazione”. Il focus della digitalizzazione continua però a essere in molti casi l’aumento di efficienza: si inizia con fatica a creare nuovi servizi a valore, semplificare la relazione con una clientela sempre più esigente e meno fedele e adottare nuovi modelli di servizio nei diversi segmenti del mercato bancario.

Le banche devono comprendere che digitalizzare non è sinonimo di trasformazione digitale, che quest’ultima non deve essere l’obiettivo finale ma è semplicemente il mezzo per poter continuare a stare sul mercato ed essere competitive con i nuovi attori emergenti. La metamorfosi digitale dei comportamenti e delle abitudini dei clienti sarà ancor più accelerata dall’effetto combinatorio delle tecnologie digitali già diffuse con quelle emergenti, come Big Data, Artificial Intelligence, Distributed Ledger, Cloud etc.. Un banking post-digitale è possibile con modelli di banca molto diversi da quelli attuali, che aprono le porte a nuovi attori e scenari competitivi tutti da concepire.

La banca del futuro post-digitale, è stato condiviso, sarà una data company, che fa leva sulle tecnologie, anche quelle più innovative, ma deve essere inclusiva del fattore umano come parte del trust, che crea valore per i clienti con servizi personalizzati, sicuri, seamless e on demand, facendo leva, attraverso partnership, su ecosistemi digitali di servizi finanziari e non.

La trasformazione digitale delle banche e del banking, la concorrenza dei nuovi giocatori e come il digitale permetta di fare innovazione nei diversi segmenti della banca commerciale e dei servizi finanziari, perché e come gestire una strategia di collaborazione verso le fintech e attuare delle partnership con loro sono stati alcuni dei principali temi sviluppati durante il Banking Summit. La direttiva PSD2, da poco entrata in vigore è una delle priorità di intervento, in particolare dal punto di vista della compliance, mentre la possibilità che essa offre per costruire nuovi servizi con modelli di Open Banking, abilitati dall’utilizzo di API come collante, rimane da esplorare in molte realtà bancarie e la piattaforma integrata di sistema realizzata con il contributo di Nexi dovrebbe facilitare questa transizione.

Il capitolo su cui molte banche si sono soffermate è come stanno sfruttando le potenzialità di uno dei loro asset principali, ovvero i dati, attraverso l’utilizzo di tecnologie di data analytics avanzate e di AI e machine learning. Alcuni utilizzi si stanno orientando nelle aree di gestione del rischio, delle frodi e dell’aumento del valore della relazione con i clienti, oltre all’utilizzo di tecnologie di RPA per la semplificazione di processi interni anche nell’IT.  Significativo e opinione condivisa è lo sforzo di un utilizzo di tecnologie di AI human centric all’interno della banca e verso i clienti.

Trasformazione digitale significa anche trasformazione dell’IT.  Le piattaforme tecnologiche per le aree innovative stanno andando verso il cloud, insieme ad architetture aperte e modelli operativi agili per lo sviluppo e devops per le operation IT. Un capitolo importante che ha avuto un focus nel convegno riguarda il segmento del risparmio gestito, che sta anch’esso radicalmente cambiando con il digitale e l’utilizzo di tecnologie di AI.

La banca del futuro post-digitale sarà quindi un aggregatore di valore per costruire soluzioni, un provider di consulenza e un facilitatore per l’accesso a servizi. I pillar della banca post digital saranno i dati, le API, l’AI e il ML, le piattaforme cloud based, la cybersecurity e le capability di controllo del rischio & compliance. Il futuro dell’ecosistema del banking post-digitale si estenderà oltre ai servizi finanziari. L’era post digitale rimodellerà interamente banche, aziende, settori, infrastrutture economiche e finanziarie che sono alla base dei rapporti economici e sociali tra Paesi, portando nuove possibilità, nuove capabilities e anche nuovi rischi se poco regolata e l’esempio recente dell’annuncio di Libra da parte di Facebook ne è un esempio.