Chi vincerà le elezioni USA? Non importa

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Le elezioni presidenziali americane, in programma per novembre, saranno uno degli elementi chiave del 2020 e la preoccupazione degli investitori è che una stagione elettorale controversa o uno specifico risultato delle urne possano spingere l’economia statunitense in recessione, con gravi conseguenze per i mercati.

La storia ci dimostra tuttavia che le elezioni presidenziali non hanno mai avuto un impatto a lungo termine sui rendimenti degli investimenti, l’importante è rimanere investiti. Se guardiamo ai risultati elettorali dal 1932 a oggi, l’azionario americano è cresciuto sia quando a vincere sono stati i Repubblicani che quando la Casa Bianca è andata ai Democratici. Gli investitori che sono rimasti investiti per almeno un anno sono stati premiati per la loro pazienza, anche se hanno dovuto sopportare l’intensificarsi della volatilità durante le primarie.

La turbolenza legata alle elezioni può infatti essere una fonte opportunità. Le azioni del settore farmaceutico e di assistenza medica hanno subito pressioni a causa delle critiche politiche nei confronti delle assicurazioni sanitarie del settore privato. Questo, a sua volta, ha reso le valutazioni di alcune società del settore particolarmente interessanti per quegli investitori che credono che un’acquisizione del sistema sanitario nazionale da parte dello stato non sia imminente.

Il ciclo elettorale attirerà sicuramente l’attenzione degli investitori per tutto il 2020, ma non sarà l’unica preoccupazione che peserà sul sentiment. La dannosa guerra commerciale USA-Cina, le turbolenze politiche in Europa, il rallentamento della crescita all’estero e altri fattori stanno contribuendo a creare un picco di incertezza che ha un impatto tangibile sull’economia americana. Nel terzo trimestre del 2019 la crescita è rallentata assestandosi su un tasso annualizzato dell’1,9% e il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita del 2,1% nel 2020, inferiore alle attuali aspettative per l’intero anno 2019.

Questo rallentamento si è fatto sentire in particolar modo nel settore manifatturiero, che è stato sottoposto alla pressione dei dazi imposti da Stati Uniti e Cina. La produzione industriale statunitense è diminuita dello 0,1% nel settembre 2019, il primo calo su base annua dal 2016.

Il rallentamento della produzione industriale e degli investimenti delle imprese non dovrebbero diffondersi nell’economia in generale. Negli Stati Uniti, tanto l’attività manifatturiera quanto le esportazioni sono responsabili per circa il 12% del PIL, quindi l’impatto della guerra commerciale è stato più contenuto che in altre economie. I consumi, che rappresenta più di due terzi dell’economia americana, rimangono sani. Mentre l’industria manifatturiera è stata debole, l’occupazione stabile e gli aumenti salariali supportano la crescita del potere d’acquisto. La continua forza dei consumatori può compensare la debolezza di altri settori dell’economia.

Cercando di prolungare il ciclo, la Federal Reserve ha invertito il corso della politica monetaria, prima sospendendo le azioni restrittive e poi tagliando i tassi di interesse tre volte nel corso del 2019. Queste misure hanno aiutato i titoli globali a rimanere stabili dalla prima imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti. I rendimenti azionari statunitensi,misurati dall’S&P 500, sono stati migliori rispetto ai rendimenti azionari globali. Una politica monetaria accomodante nell’anno a venire dovrebbe fornire un contesto favorevole alla crescita economica e ai corsi azionari. Questo non significa che le condizioni saranno rosee, ma rende improbabile una recessione statunitense o globale nel 2020.

Inoltre, per quanto la complessa disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina è probabile che si protrarrà per anni, è sempre possibile che si facciano dei progressi significativi nei negoziati tra i due paesi, stimolando la crescita a breve termine e spingendo i mercati al rialzo.

Poiché il commercio globale è così complesso e vi sono così tanti elementi in gioco, sarebbe molto difficile basare qualsiasi decisione di investimento prevedendo l’esito di un singolo evento. Anche se le tensioni commerciali esercitano pressioni sull’economia, gli investitori dovrebbero ricordare che le società migliori sono fluide e in grado di adattarsi al mutare delle circostanze. Ad esempio, molte società hanno già iniziato a riconfigurare le loro catene di approvvigionamento.

Si possono trovare società con un solido rating del credito che hanno pagato dividendi significativi in una vasta gamma di settori. Tra queste potremmo citare UnitedHealth, Microsoft, Procter and Gamble e Home Depot.

Vediamo delle nubi all’orizzonte per l’economia, e a queste a volte segue la pioggia, ma le società innovative e ben gestite sono in grado di adattarsi alle circostanze mutevoli e hanno buone possibilità di prosperare indipendentemente dall’andamento dell’economia.

È importante cercare società che possano agire in modo difensivo quando la volatilità aumenta, e che possano al tempo stesso beneficiare di una crescita del mercato, concentrandosi su quelle realtà che pagano dividendi, registrano forti flussi di cassa e una crescita degli utili sottostanti, e che sono riuscite a superare precedenti mercati al ribasso.