Come si muoverà il mercato del debito nei prossimi mesi

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Consideriamo il ritmo con cui le obbligazioni si stanno rivalutando come un riflesso della grave incertezza circa la durata dell’epidemia di Coronavirus e della portata e durata della relativa debolezza economica.  L’estrema volatilità generale del mercato ha portato ad una vera e propria fuga in direzione della liquidità.  Gli investitori stanno uscendo da fondi, mentre pensioni ed altri strumenti a più lungo termine stanno vendendo per proteggere le posizioni e gli hedge fund stanno registrando margin call.  Abbiamo assistito ad una fase di evidente turbolenza sul mercato del governativo statunitense, dei titoli di credito e dei mercati monetari. Nella maggior parte dei casi non registriamo fluttuazioni dei dei prezzi sui corporate degli emergenti come un riflesso del rischio reale, ma piuttosto come una presa di coscienza dei prezzi. I venditori sono più numerosi degli acquirenti.

É probabile assisteremo ad una ripresa che avrà una traiettoria ad U. Agli attuali livelli di spread, riteniamo che l’allargamento sia eccessivo nei corporate degi emergenti e che il mercato si prossimo a toccare il fondo. Detto questo, continuiamo a osservare i flussi di fondi, le continue pressioni in termini di vendita e la turbolenza per quanto riguarda i prezzi. Oltre all’analisi del mercato, vediamo come la pandemia e la situazione sul mercato petrolifero abbiano creato condizioni molto impegnative per gli emittenti all’interno di alcuni specifici settori, in particolare trasporti, gas e petrolio. L’industria aerea sta affrontando una crisi in stile 11 settembre: in risposta vediamo tagliare i voli, ridurre la capacità delle flotte, coinvolgere i sindacati per ridurre i costi del lavoro e lavorare con le banche per garantire liquidità e ci aspettiamo anche un discreto sostegno governativo. All’interno del settore petrolifero e del gas, gli emittenti che deteniamo in portafoglio dispongono di coperture volte a ridurre l’esposizione alla volatilità dei prezzi, di un basso livello di leva finanziaria e di un management esperto e abile nel navigare un contesto dominato dal crollo dei prezzi del greggio. Abbiamo già assistito alla comunicazione da parte di queste società di piani di riduzione dei costi.

Dato l’attuale contesto di turbolenza di mercato, abbiamo messo a punto uno scenario di base a breve termine:

  • Un evidente shock negativo sul fronte della domanda (Covid-19 e relative misure di contenimento) e uno shock positivo lato offerta (bassi prezzi del petrolio);
  • In Cina il peggio potrebbe essere alle spalle, ma la diffusione del Covid-19 in Europa e negli Stati Uniti danneggia in modo significativo le prospettive di crescita globale.  Dal nostro punto di vista siamo in una fase di recessione globale: negli Stati Uniti si prevede che lo sforzo di contenimento a livello nazionale si tradurrà in una perdita economica quantificabile in 8 settimane;
  • Sia nei mercati sviluppati che nell’universo degli emergenti assistiamo ad interventi massici in materia di politica fiscale e monetaria;
  • Il PIL globale sarà duramente colpito nel corso del secondo trimestre, ma inizierà a normalizzarsi verso la fine del terzo. La crescita del PIL globale per l’anno intero sembra ora attestarsi intorno all’1%, rispetto alla previsione del 3,2% formulata a inizio anno e anche rispetto alla stima del 2,5% prodotta a inizio mese. Per una decisa ripresa su scala globale occorre attendere l’inizio dell’anno prossimo;
  • Il crollo del prezzo del petrolio potrebbe alla fine rappresentare un elemento di sostegno al PIL dei Paesi emergenti. Gli importatori netti di petrolio superano gli esportatori netti (78% del PIL degli emergenti rispetto al 22%) e l’Asia è nelle condizioni migliori per beneficiare della riduzione del petrolio del petrolio;
  • I corporate bond degli emergenti registreranno performance superiori agli omologhi governativi data la loro minore partecipazione negli ETF, partono da una posizione di relativa forza: dalla crisi delle materie prime del 2015/2016, gli emittenti societari, soprattutto quelli attivi nel campo delle commodity, hanno migliorato in maniera significativa le proprie metriche di credito