L’impatto su azionario tech, lusso ed emergenti di Covid19 e petrolio

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Il fallimento delle trattative tra i membri Opec+ ha fatto precipitare i prezzi del petrolio. Gli effetti a catena si sono fatti sentire sui mercati globali, che stanno già subendo la pressione dovuta all’accelerazione della diffusione del coronavirus. Abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri gestori la loro view su quest’ultimo episodio di mercato e gli impatti per le rispettive asset class.

Mark Hawtin Investment Director, Technology Equities di GAM

Il coronavirus è, a nostro avviso, un catalizzatore di un possibile rallentamento della crescita economica, piuttosto che una questione di per sé importante al momento. La globalizzazione dei social network permette alla paura di riverberare in tutto il mondo a un ritmo allarmante, che esacerba il potenziale effetto autoalimentante. La situazione tra OPEC e Russia rischia di peggiorare le cose e crea un ostacolo per le banche centrali e i governi che cercano di trovare strumenti di stimolo. Inoltre, la sospensione dei futures statunitensi al limite del 5% di ribasso si va a sommare alle preoccupazioni e indurrà l’investitore già nervoso ancora più incline al “panic selling”.

Il nostro scenario di base prevede ora una fase di bassa crescita o di recessione globale. Non abbiamo ancora visto aziende lanciare annunci sugli utili che riflettano ciò. Detto questo, i tassi di interesse impliciti sono così bassi che un effetto economico superficiale potrebbe di fatto indurre a una tappa finale più lunga e più ampia verso il mercato al rialzo. Questo è attualmente il nostro scenario di base.

Per quanto riguarda la crescita di titoli del settore tech, nel complesso il messaggio è chiaro. Se fanno parte di catene di fornitura globali, è probabile che siate bloccati – questo potrebbe valere per smartphone, semiconduttori, automobili e così via. Se riguardano il mondo virtuale, è più probabile che le cose vadano bene – questo potrebbe valere per software, internet e in particolare per il gaming e i media.

Un caso interessante sarà quello della pubblicità digitale, che oggi rappresenta il 25% della pubblicità globale e quindi ha un certo grado di maturità. Se una flessione ridurrà la crescita degli annunci, sospettiamo che Facebook e Google avranno un impatto misurabile sui loro tassi di crescita. Questo non è stato osservabile in precedenza perché i cicli precedenti erano troppo in anticipo per l’evoluzione degli annunci digitali. Riteniamo che qualsiasi pressione significativa su queste azioni possa rappresentare un’opportunità interessante. A nostro avviso, sono già a buon mercato per motivi normativi.

Rob Mumford Investment Manager, Emerging Markets Equities di GAM

L’effetto congiunto dell’epidemia e del crollo del prezzo del petrolio ha fatto scendere gli indici azionari di Cina e Giappone. Sia per il virus che per gli eventi del mercato petrolifero sono in gioco fattori contrastanti. Per quanto riguarda il virus, se la visita del presidente Xi a Wuhan miri a inviare un chiaro messaggio che il peggio è passato e anche Corea e Iran stanno assistendo a un netto calo di nuove infezioni, l’Italia è ora in pieno isolamento. Sebbene il calo del prezzo del petrolio rappresenti una spinta significativa per la maggior parte delle economie asiatiche, che sono prevalentemente importatori netti, vi è preoccupazione circa le implicazioni per il settore energetico e l’indotto (banche, servizi, materiali) per quanto riguarda l’impatto su una crescita più ampia, gli utili e le ricadute degli eventi creditizi negativi.

Sembra che, una volta che le autorità nazionali portano l’epidemia a un livello di allerta adeguatamente elevato, il tasso di infezione inizi a diminuire in modo piuttosto brusco nei successivi 30-60 giorni. Tuttavia, è probabile che continuino ad emergere dei focolai e che alcune situazioni diventino critiche (in modo simile all’Italia) – gli Stati Uniti sono l’area chiave da tenere d’occhio e dove il tasso di infezione è in aumento. Il contraccolpo sull’economia degli elevati livelli di allerta, che comportano chiusure e isolamento personale, è significativo – attualmente non è possibile stimare l’intero impatto a livello globale. Il PIL della Cina nel primo trimestre del 2020 sarà probabilmente dello 0-2% anno su anno (contro il 4° trimestre del 2019, pari al 6%) a causa dell’impatto dell’epidemia locale. Se il contesto esterno continuerà a deteriorarsi, ciò metterà sotto pressione la crescita del primo semestre e l’attuale consenso di una ripresa a forma di U nella seconda metà del 2020, aiutando il PIL dell’intero anno a raggiungere il 5-5,5% anno su anno. Il Giappone, che aveva previsioni per il 2020 intorno al livello dello 0-0,2%, ha ora attuato una revisione al -1,7%.

I rendimenti del mercato azionario cinese potrebbero essere limitati a breve termine dall’avversione al rischio internazionale, tuttavia l’ampia e decisiva azione politica delle autorità cinesi riafferma una tappa fondamentale della nostra tesi con un orientamento positivo sulla Cina nel lungo periodo.  Riteniamo che il mercato azionario offra una crescita dei premi, con la potenza di fuoco per sostenerla (come in questo caso), un miglioramento della qualità della stessa (che sarà rafforzata da questo evento in quanto gli attori marginali del settore vengono messi da parte) a valutazioni ragionevoli. Il mercato offre solo valutazioni ragionevoli nonostante gli eventi recenti, in quanto la liquidità fornita dalle autorità ha sostenuto il mercato. Tuttavia, vediamo opportunità interessanti per quanto riguarda i consumi discrezionali, la tecnologia, i finanziari con esclusione dei bancari, le energie rinnovabili e la sanità.

Se i principali driver a breve termine sotto forma di tasso di diffusione internazionale del virus e di impatto economico sono difficili da prevedere, il forte calo delle nuove infezioni da parte della Cina e le robuste risposte politiche, tra cui il taglio dei tassi operato dalla Federal Reserve, sono di supporto. Anche il forte calo del dollaro, dei tassi statunitensi e dei prezzi delle materie prime è positivo, mentre alcuni settori e modelli di business sono meno esposti (e in alcuni casi beneficiano) di questa epidemia. Nonostante la probabile volatilità a breve termine, rimaniamo positivi su internet dei consumatori regionali, la tecnologia, la finanza non bancaria cinese e la sanità.

Swetha Ramachandran Investment Manager, Luxury Equities di GAM

Il settore dei beni voluttuari – in particolare gli operatori croceristici, gli alberghi e le società nell’ambito nel gioco d’azzardo – ha subito il peso maggiore delle restrizioni di movimento legate al coronavirus.

Il 9 marzo abbiamo assistito a svendite indiscriminate di società quotate in Italia, come Ferrari e Moncler – queste svendite sono state effettuate puramente sulla base del domicilio della società, dato che si tratta principalmente di esportatori non particolarmente esposti all’economia italiana (non più dei propri concorrenti – e, nel caso di Ferrari, con una quota del fatturato minima esposta all’Italia dato che il suo principale mercato sono gli USA). Vediamo crescenti preoccupazioni rispetto alla catena di rifornimento italiana a causa del blocco che sta interessando il paese. La maggior parte della produzione dei beni di lusso in Italia si svolge in Toscana e, in misura minore, in Campania / Sicilia nel sud. La produzione di abbigliamento si svolge in Lombardia ma è un fattore meno determinante per gli utili dei marchi di lusso rispetto alla pelletteria e agli accessori. La questione chiave per il settore al momento, tuttavia, è la domanda, non l’offerta. Dato che una parte significativa dei prodotti destinati alla vendita in Cina a febbraio è rimasta invenduta, e ora anche i prodotti destinati per l’Europa man mano che il virus si diffonde nella regione, per cui è disponibile un’ampia scorta per soddisfare la domanda quando si riprenderà. Gran parte dell’inventario del lusso è un surplus piuttosto che collezioni stagionali, a differenza della moda veloce, riducendo quindi l’impatto delle potenziali strozzature dell’offerta italiana che potrebbero emergere. Inoltre, i marchi di lusso hanno tempi di consegna più lunghi e si stanno attualmente preparando per l’autunno / inverno 20 – con l’inventario primavera / estate già pronto e quindi hanno spazio per recuperare su qualsiasi produzione persa nel breve periodo.

 

Fondamentale per il settore del lusso è il consumatore cinese, che guida il 35% della domanda e il 90% della crescita del settore. Vi sono segnali che – a seguito della riapertura dei luoghi di lavoro, dei trasporti pubblici e dei negozi in Cina – il traffico verso i negozi stia iniziando a tornare, sebbene molto lentamente. Da un punto di vista del sottostante, il consumo dei beni di lusso ha registrato buone performance fino alla fine di gennaio, questo è quanto emerge dagli ulti mi report delle società, e le vendite potrebbero riprendersi in modo piuttosto netto una volta che la situazione si normalizzerà ulteriormente, probabilmente entro la fine del secondo trimestre.

Pensiamo che la crescente volatilità alla fine offrirà interessanti opportunità di acquisto, dato che le motivazioni strutturali dell’investimento nel lusso – quali l’aumento dei consumi dei mercati emergenti (EM) della classe media – rimarranno intatte. Il settore del lusso beneficia di margini elevati, forte generazione di liquidità e solidi bilanci – qualità che potranno aiutare qualora questa situazione dovesse persistere. Anche se prevediamo che le stime degli utili potrebbero subire ulteriori tagli, il settore non è in alcun modo in una situazione di crisi di liquidità e mostra una forte capacità latente di riprendersi una volta che le condizioni di mercato torneranno in una condizione di “normalità”.