Covid-19 – Gli impatti della Cassa integrazione sul reddito dei lavoratori
Un interessante approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro calcola quale è il sacrificio economico che incombe sui lavoratori in Cassa integrazione per l’emergenza Coronavirus.
Sulla base delle stime elaborate a partire dai dati Istat – Indagine sulle Forze Lavoro, l’effetto delle disposizioni contenute nella circolare Inps n. 20 del 10 febbraio 2020, relativa agli importi massimi dei trattamenti di integrazione salariale, determinerà una situazione per cui “solo” il 39% dei cassintegrati riceverà una decurtazione minima del 20% rispetto al salario mensile, come previsto dalla legge.
Per la maggioranza dei lavoratori che beneficeranno degli ammortizzatori sociali, la perdita in termini reddituali sarà invece molto più alta: per il 22% la decurtazione del proprio stipendio netto sarà di fatto tra il 21% e 30%, per il 18% tra il 31 e 40%, e per il 21% addirittura superiore al 40.
Le professioni maggiormente interessate dai tagli, sono quelle a più alta qualificazione, a partire da quelle intellettuali e ad elevata specializzazione, per le quali si stima che l’assegno di cassintegrazione risulterà inferiore di 764 euro rispetto alla retribuzione netta, pari ad una decurtazione del 45%; a seguire le figure tecniche riceveranno 646 euro in meno, pari ad una decurtazione del 41% sulla retribuzione netta.
Anche le professioni intermedie, con retribuzioni nette mensili attorno ai 1300 euro, superano in gran parte i massimali previsti dalla normativa e riceveranno pertanto un trattamento inferiore del 33% del loro stipendio, con una perdita di 428 euro per le professioni esecutive del lavoro d’ufficio (le cui entrate medie mensili passeranno da 1.292 a 863 euro) e di 431 euro per gli artigiani e operai specializzati.
Simile la situazione di operai, conduttori stando ai dati, il quadro risulta molto differenziato anche da un punto di vista territoriale: con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud con una perdita pari al 33% (396 euro). Come viene sottolineato l’analisi conferma dunque la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti che, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni.
Questi lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali (Cig e assegno ordinario), dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta. Si tratta di una decurtazione che interesserà tutti, anche quei redditi da lavoro già bassi, a cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che prevedibilmente non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate entrate.
A fronte di una spesa importante dello Stato (6,2 mld) per sostenere e supportare i tanti lavoratori italiani colpiti dall’emergenza economica conseguente a quella sanitaria, non va dimenticato che a questa platea di lavoratori verranno a mancare circa 3,5 miliardi al mese. Insomma, un volume molto importante di risorse, conclude lo studio.