Hip to be square

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Nelle ultime settimane gli asset rischiosi hanno registrato significativi rialzi per la capacità degli investitori di guardare oltre la peggior recessione dalla Grande Depressione. L’opinione generale è che la contrazione in atto, a differenza delle precedenti, sia stata provocata. Consumatori, imprese e governi si sono deliberatamente fermati per tutelare la salute e la sicurezza di tutti. Al principio le incognite sulla pericolosità del coronavirus erano molte. Si sapeva solo che la malattia rendeva necessario il ricovero di diverse migliaia di pazienti e che i sistemi sanitari rischiavano il collasso, a Wuhan come a Milano o a New York.

Al momento il tasso di mortalità giornaliero della Covid-19 è simile a quello di inizio aprile. Abbiamo imparato molto sul virus, ma purtroppo emergono nuovi focolai – e in alcuni casi i vecchi si riattivano. Eppure, molti Paesi stanno uscendo dalla quarantena e le economie sono in fase di riapertura.

Tali sviluppi alimentano l’”appetito” degli investitori. Se il virus può essere contenuto con misure come debite distanze, mascherine, test, tracciamento dei contatti e checkpoint per il rilevamento della temperatura, forse possiamo limitare il ricorso alla quarantena e tornare più rapidamente alla “normalità”. Ciò comporta implicazioni sulla forma della ripresa, ed è parte del motivo per cui ultimamente i mercati hanno mostrato una ripresa a “V ”.

Le aspettative economiche invece si sono mosse più lentamente. Alcune conseguenze della pandemia sono destinate a permanere: il comportamento dei consumatori è cambiato, alcuni posti di lavoro sono andati irrimediabilmente persi, governi e imprese hanno tagliato gli investimenti. Il lavoro da remoto e lo shopping online sono ormai la norma, e probabilmente per qualche tempo non vedremo il pienone alle conferenze, negli stadi o sui voli di linea.

Come si potrebbe allineare il passo di mercati ed economia? La prima fase della ripresa economica potrebbe rivelarsi brusca e forse destabilizzante quanto l’arresto delle attività. Ma dopo la riapertura, sembra probabile una seconda fase, in cui rimediare ai problemi strutturali di lungo periodo. Le previsioni oggi appaiono più incerte del solito, sia al rialzo e che al ribasso.

La settimana prossima

Ci attende un flusso consistente di dati economici. A cominciare da lunedì, quando verranno pubblicati i dati sulla ripresa della Cina dopo la pandemia. Primo Paese vittima del coronavirus, ultimamente la Cina è riuscita a contenere i contagi senza ricorrere alla  quarantena di massa e alla chiusura delle aziende. Nella regione di Wuhan (epicentro dell’epidemia) il governo ha condotto test su quasi 10 milioni di persone in 19 giorni riscontrando appena 300 infetti asintomatici. Secondo le stime di consensus in maggio la produzione industriale, le vendite al dettaglio e gli investimenti in Cina dovrebbero registrare nuovi progressi mensili.

Martedì conosceremo le decisioni di politica monetaria della Bank of Japan, i risultati del sondaggio ZEW sull’economia tedesca e le statistiche sulla disoccupazione del Regno Unito, e avremo a disposizione una serie di report sull’economia USA relativi, tra l’altro, a vendite al dettaglio, produzione industriale, scorte aziendali e fiducia dei costruttori del settore residenziale. I dati statunitensi dovrebbero migliorare rispetto ai livelli precedenti (tra i peggiori mai visti), mentre la disoccupazione nel Regno Unito e le attese sull’economia tedesca potrebbero peggiorare leggermente.

Mercoledì e giovedì sarà la volta delle statistiche sulle importazioni e sulle esportazioni del Giappone (per le quali si prevede un calo) e sull’inflazione core britannica (che dovrebbe assestarsi), nonché delle decisioni della Bank of England. Negli Stati Uniti si attendono in particolare i dati sui nuovi cantieri residenziali, sugli indicatori anticipatori e sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione settimanali: 3  aree in cui si prevedono progressi sequenziali.

Venerdì si conclude con le vendite al dettaglio del Regno Unito, i prezzi alla produzione della Germania e i prezzi al consumo del Giappone. Se per la spesa degli Inglesi è atteso un crollo di oltre il 18% m/m, la deflazione tedesca e quella nipponica potrebbero evidenziare un lieve miglioramento.

Active is: Tenere d’occhio la reflazione

Dai sondaggi fra gli investitori emergono tuttora la domanda di beni rifugio e elevati livelli di cash. Ma in diverse asset class si fa strada un trend reflazionistico. I prezzi del petrolio sono risaliti, i rendimenti dei Treasury USA hanno cambiato direzione e sono aumentati. Se confermati, questi cambiamenti nelle dinamiche del mercato dovrebbero favorire i titoli ciclici, le small cap, l’azionario europeo e quello giapponese. Il dollaro USA potrebbe invece risentire di ingenti posizioni corte (segnale contrarian) e dell’apprezzamento delle valute delle commodity (dollaro australiano, dollaro canadese e corona norvegese). Le quotazioni dell’oro sembrano raggiungere i massimi nel breve termine.