La pressione demografica impatta sul futuro dei sistemi pensionistici

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Le proiezioni demografiche, con un progressivo innalzamento della vita media, dovranno essere tenute in debita considerazione per valutare la adeguatezza e la sostenibilità dei sistemi pensionistici internazionali.

Lo sottolinea l’Allianz Global Pension Report che analizza le diverse architetture previdenziali in una visione globale valutandone i due fondamentali profili di equilibrio ed equilibrio generazionale  rappresentati da sostenibilità e adeguatezza.

Lo studio elabora a tal fine  nuovo indicatore pensionistico proprietario, l’Allianz Pension Indicator che, sulla base dei prerequisiti demografici e fiscali , esamina i sistemi pensionistici sulla base delle due dimensioni decisisve, sostenibilità e adeguatezza.

Si basa poi su tre sottoindici e tiene conto di tutti e 30 i parametri valutati sulla base di una scala da 1 a 7 , con 1 che è il voto migliore. Sommando tutti i subtotali ponderati il parametro assegna a ciascuno dei 70 Paesi analizzati un voto compreso tra 1 e 7 , fornendo così una visione completa del rispettivo sistema pensionistico.

I sistemi pensionistici che vengono valutati come più efficienti sono quelli di Svezia, Belgio e Danimarca mentre il nostro Paese si colloca al diciottesimo posto,  superando altri Paesi europei come i come la Germania e la Francia.

Buone le considerazioni sul nostro mix di adeguatezza e sostenibilità con un giudizio positivo sulle efficacia del ciclo di riforme fino ad ora poste in essere soprattutto per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile .

I cahiers de doléances sono rappresentati da un elevato livello delle aliquote contributive (giova ricordare che per il lavoro dipendente è pari al 33 per cento della retribuzione lorda) e , in considerazione dell’elevato livello del nostro debito pubblico, dai limitati spazi di manovra per eventuali interventi correttivi.

La via maestra per un equilibrio prospettico sembra essere allora quello di un riavvio dell’occupazione sia giovanile che per i “diversamente giovani” che in un sistema previdenziale come il nostro che si struttura finanziariamente sulla ripartizione (i contributi versati dai lavoratori in attività finanziano il pagamento delle pensioni) genera la linfa contributiva indispensabile per “mantenere”  solide le basi dell’impianto pensionistico