Da Jackson Hole l’obiettivo di un’inflazione moderatamente superiore al 2%

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L’obiettivo in materia di mercato del lavoro al momento è affrontare il gap rispetto al livello di piena occupazione. Pertanto, non si tratta più di un obiettivo simmetrico. Nel nuovo contesto in cui si muove la Fed, il tasso di disoccupazione non può diventare “insostenibilmente basso” e quindi la Banca centrale statunitense ha rinunciato a cercare di individuare un potenziale squilibrio nell’economia reale, aspetto questo alquanto preoccupante. Non ci sono stati interventi in materia di controllo della curva dei rendimenti; il tema è stato comprensibilmente lasciato fuori dalle discussioni di natura politica e può essere discusso nei prossimi incontri del FOMC in relazione all’attuazione pratica dei programmi di acquisto.

Il FOMC mirerà ad un’inflazione del 2% nel corso del tempo. “Nel corso del tempo” è l’ipotesi più diffusa in questo momento e la Fed potrebbe consentire un’inflazione moderatamente superiore al 2% per un certo periodo. Cosa si intende per “moderatamente al di sopra dell’obiettivo”? La lunga fase di inflazione al di sotto dell’obiettivo potrebbe essere indicativa della fase di inflazione al di sopra dell’obiettivo che la Fed potrebbe tollerare. Rimane in dubbio se la Fed possa tollerare, ad esempio, due anni di inflazione al 3,5%… La Fed ha solo ribadito la necessità di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, in quanto l’effettivo limite più basso può limitare la politica in corso. In maniera implicita, è improbabile che la Fed cerchi di raggiungere un limite al ribasso in termini di tassi di interesse. Non c’è ancora la volontà di implementare tassi negativi all’interno degli Stati Uniti. Ci sono rischi negativi sia per quanto riguarda l’occupazione che l’inflazione, che dovrebbero essere affrontati nella regolare comunicazione del FOMC e non in occasione della revisione del quadro normativo. La nostra opinione è che i tassi zero e il QE ci accompagneranno per anni. Il contesto generale verrà rivisto ogni 5 anni.

Dal punto di vista del mercato, i rendimenti obbligazionari sono scesi subito dopo l’intervento di Powell per poi tornare a circa lo 0,70% sul decennale, i mercati azionari hanno subito poche oscillazioni ed il dollaro ha mostrato lo stesso livello di volatilità intraday.