Powell piromane (sull’inflazione) ma non pompiere (sui tassi)

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Il discorso di Powell ha esplicitato ufficialmente l’atteso cambio di forward guidance, rendendo noto che c’è stata un’apposita riunione ad hoc della FED che, all’unanimità, ha approvato la modifica del framework di politica monetaria, la cui ultima versione risale al 2012, l’anno in cui la FED esplicitò il suo target di inflazione al 2%.

I cambiamenti apportati sono di fatto due:

  • tollerare un livello di occupazione al di sopra del massimo livello
  • portare il target di inflazione dal valore puntuale del 2% al valore medio del 2% nel tempo (over time)

Powell ha poi argomentato lungamente sulle ragioni di questo cambiamento che spaziano dall’andamento demografico, i miglioramenti tecnologici fino all’evidenza dell’appiattimento della curva di Phillips.

Interessante la reazione del mercato.

  • L’annuncio del cambio di guidance è stato inizialmente accompagnato da tassi più bassi, oro in risalita e dollaro in deprezzamento a fronte di borse che continuano a stazionare in prossimità dei record storici
  • Successivamente borse invariate ma capovolgimento di fronte su tassi, oro e dollaro

Come spiegare questa reazione?

  • Utilizzando una metafora Powell ha acceso un fuoco (le aspettative di inflazione) senza però portare l’estintore (la garanzia di tassi contenuti nel tempo)
  • In altri termini, gli operatori associavano l’ipotesi di tolleranza di inflazione più elevata a quella di impegno a contenere i tassi per lungo termine fino a non escludere l’ipotesi di yield curve control
  • Nel discorso di Powell il cambio guidance è arrivato ma nessun riferimento invece è stato fatto al tema tassi

E quindi ora cosa potrebbe accadere?

  • Gli operatori, pertanto, in vista di una FED che tollera una inflazione più alta, stanno riportando i tassi al rialzo, il che porta come conseguenza ad un apprezzamento del dollaro e a un calo dell’oro. Le borse stanno invece tenendo: un contesto con maggior inflazione per le aziende potrebbe comportare aumento del fatturato (più consumi oggi anziché in futuro) e potenzialmente dei margini
  • Questa reazione potrebbe continuare nei prossimi giorni per cercare di fare pressione affinché la FED porti a qualche rassicurazione sui tassi in vista della riunione del 16 settembre, quando verranno anche aggiornate le previsioni dello staff su Pil, inflazione ed occupazione
    • Un occhio di riguardo però alle borse: l’iniziale effetto benefico di una FED più tollerante verso un’inflazione più alta potrebbe però essere vanificata se i tassi dovessero risalire in modo più marcato e soprattutto rapido in vista del 16 settembre