M&A del Nord America al minimo storico degli ultimi dieci anni, Europa e Asia-Pacifico evitano il peggio

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L’impatto della pandemia COVID-19 sulle operazioni nei primi sei mesi del 2020 è stato significativo ma non inaspettato, più drastiche le differenze regionali nelle performance e nei volumi rilevate dai dati M&A[1] di Willis Towers Watson.

Sulla base dell’andamento dei titoli azionari, gli ultimi risultati del Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM) di Willis Towers Watson, gestito in collaborazione con Cass Business School, mostrano che il Nord America ha registrato il più forte calo delle performance di M&A con uno stacco netto. Gli acquirenti hanno sottoperformato il loro indice regionale di -7,2% – con solo 137 operazioni concluse nel primo semestre del 2020 (rispetto alle 188 del primo semestre del 2019). Si tratta del numero più basso di operazioni nordamericane in un periodo di sei mesi dall’inizio dello studio, nel 2009.

Gli acquirenti europei hanno invece registrato una performance di +10,2% rispetto al loro indice regionale sulla base di un effettivo aumento delle operazioni concluse (80 operazioni contro 68 operazioni nel primo semestre 2019). Questa è anche la prima volta in due anni che l’Europa registra tre trimestri consecutivi di performance positiva. Nel frattempo, gli acquirenti britannici hanno registrato una performance di +16,9% sopra l’indice con 15 operazioni nel primo semestre di quest’anno.

Anche gli intermediari dell’Asia-Pacifico nel primo semestre del 2020 hanno registrato un andamento migliore rispetto all’indice regionale, seppur con una performance positiva più modesta di +3,1% e basata su un leggero calo dei volumi (82 operazioni rispetto alle 95 concluse nel primo semestre del 2019). Da notare che la performance positiva dell’area negli ultimi tre mesi è migliorata sostanzialmente del +8,0% sulla base di 41 operazioni chiuse – la prima performance trimestrale positiva significativa dell’area dalla fine del 2016.

Andrea Scaffidi, Head of Retirement di Willis Towers Watson, ha commentato: “Sulla scia dell’epidemia di COVID-19, l’attività globale di M&A è crollata raggiungendo il suo livello più basso degli ultimi dieci anni, con la maggior parte di questo declino guidato dal Nord America. L’incertezza economica causata dalla pandemia sembra aver avuto un impatto negativo maggiore sulla capacità delle aziende statunitensi di avviare e completare con successo le negoziazioni di M&A”.

“L’Europa se l’è cavata meglio di molte regioni, il che è in gran parte il risultato di un percorso solido di accordi e impegni presi prima della pandemia. Il continente ha subito un periodo particolarmente impegnativo, e anche se ci siamo tutti abituati all’ambiente di lavoro virtuale, man mano che le restrizioni si attenuano e gli spostamenti attraverso il continente diventano più praticabili, ci aspettiamo di veder emergere ulteriori accordi intra-regionali nel resto dell’anno”.

Ulteriori risultati dei dati di QDPM includono:

  • Le operazioni richiedono più tempo – Il tempo medio di chiusura di un’operazione nei primi sei mesi del 2020 è aumentato dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2019 (da 144 giorni a 156). Secondo Willis Towers Watson, questa tendenza è destinata a durare, con le operazioni di M&A che continuano ad essere ritardate o annullate mentre le aziende cercano di aspettare di superare il peggio della crisi.
  • Mega offerte ancora in gioco – Sei mega offerte (del valore di oltre 10 miliardi di dollari) chiuse nel primo semestre del 2020 rispetto alle cinque del primo semestre del 2019.
  • I migliori dell’industria – Gli acquirenti dei settori Energia e generazione elettrica (+8,2%), Sanità (+3,4%) e Materiali (+9,8%) hanno tutti superato i rispettivi indici nel 1° semestre 2020.
  • I più colpiti dell’industria – Gli acquirenti nel settore dell’Alta tecnologia (-15.4%) sono stati colpiti più duramente durante l’epidemia COVID-19.
  • Le operazioni nazionali e internazionali – Le operazioni transfrontaliere e interregionali hanno entrambe sovraperformato i loro indici nel primo semestre del 2020 rispettivamente di +0,3% e di +6,2%, mentre le operazioni nazionali hanno lottato con una performance inferiore di -2,6%.

“Prima della grave perturbazione causata dal COVID-19, gli intermediari si trovavano già ad affrontare l’incertezza, tra cui le controversie commerciali, la minaccia di recessione globale, l’aumento dell’attivismo degli azionisti e un’elezione presidenziale americana all’orizzonte, rendendo ancora più impressionante la performance e i volumi delle operazioni in alcuni mercati”, ha aggiunto Scaffidi. “Anche se non è possibile prevedere l’impatto a lungo termine della pandemia sulle operazioni di M&A, sembrano inevitabili ulteriori turbolenze”.

“Quello che le crisi precedenti ci dicono. è che ci saranno opportunità di fare accordi, sostenuti da grandi quantità di capitale ancora in attesa di essere impiegati. L’attività, in parte guidata da operazioni di M&A in difficoltà e disinvestimenti non fondamentali a prezzi stracciati, diventerà più selettiva, gli accordi richiederanno più tempo e gli acquirenti dovranno essere preparati all’aumento della durata e del dettaglio della loro due diligence, anche quando il COVID-19 sarà meno pervasivo”.